Zamparini, abbiamo perso il conto

«Eravamo partiti bene, un paio di belle partite, una in campionato e l'altra in coppa. Poi? Boh. Lui vive di grandi entusiasmi e anche di grandi paure». Ora, scommettereste i vostri soldi per indovinare chi ha pronunciato queste parole? Avete tre possibilità: a) Iachini, b) Schelotto, c) Ballardini. Sbagliato. È Glerean, stagione 2001/2002, Palermo, quando il presidente Zamparini lo cacciò dalla panchina dei rosanero dopo appena una giornata di campionato. Lo definiscono vulcanico e divorallenatori. Lo venerano e poi lo insultano. Ti amo e poi ti odio. Ma mai (mai mai mai) come quest'anno Zamparini ha dato spettacolo. L'ultimo siparietto sulla panchina dei siciliani è stato un fuori onda che dura ormai da settimane. C'è Iachini, poi lo caccia, poi torna, poi lo caccia di nuovo. Uno perde il conto. Al punto che persino gli allenatori non ci capiscono più un'acca. «Non vuole dialogare con la società, è impazzito, non è più Iachini», ha provato a dire Zamparini. E ancora: «Non so perché si è incazzato, motivi suoi. Ora se ne vuole andare, stiamo cercando di fermarlo insieme ai giocatori. È un anno così, Schelotto è andato al Boca e lui andrà via. Mancano solo le me mie dimissioni e abbiamo finito. È un deficiente che fa giocare male la squadra ecco tutto».
Ci vuole stomaco di ferro. Deficere, voce del verbo. Mancare, allontanare, abbandonare. Esonerare, appunto. Solo che per farlo ci vuole una certa maestria e uno stomaco di ferro. Zamparini ce l'ha. Con l'ultimo allontanamento di Iachini fanno otto in un anno, 33 nel corso della sua storia in Sicilia. Un record, pare. E già al Guinness dei primati stanno facendo la conta degli allenatori cassati e richiamati, amati e ripudiati, ma è un caos e alla fine c'è da lasciar perdere. C'è qualcosa che formicola nelle mani di Zamparini. Vede un dettaglio, sente una farfalla svolazzargli dentro (o forse è un bacarozzo, chissà), e allora alza il telefono e pronuncia l'editto: «Non ti voglio più vedere». Successe nel 2011/2012 con Stefano Pioli, che adesso allena la Lazio ma gli ci volle un po' per riprendersi dallo Zampa-shock. Il presidente lo esonerò ancor prima che il campionato iniziasse. Motivi? Mmmm, beh sì, divergenze. Tu chiamale se vuoi, testosteroni. Botte di adrenalina che accendono Zampa, è così che perde il controllo. Mayday, aiuto. Ad aumentare l'ultima drammaturgia con Iachini ci è messo anche Renzo Ulivieri, presidente dell'associazione italiana allenatori: «Questa volta Zamparini ha superato ogni limite, credo che non fosse mai arrivato a tanto. Un calcio in culo potrebbe fargli bene».
La fuga di Schelotto. Limiti non ce ne sono. Zamparini è forse davvero l'ultimo highlander di un calcio gestito da padri come lui, che s'infervorano e decidono cosa fare. Nel 1987 prese il Venezia, aveva una gran fame di calcio. Ma ancora non sapeva della sua passione per il gioco "elimina il tecnico". In ventinove anni Zamparini ha pronunciato la parola esonero ben 45 volte, per la bellezza di 28 tecnici tra richiami e riappacificazioni. Consideratela un po' come la naja, ci si doveva passare per diventare grandi. Con lui hanno fatto gavetta un po' tutti: Gudolin, Prandelli, Delneri, Malesani, Zenga, Gasperini, Devis Mangia. L'argentino Schelotto, scaltro e lungimirante, è scappato prima che la sua avventura al Palermo potesse diventare un romanzo sheakesperiano. Tornerà Novellino ad allentare il Palermo, i due hanno trovato l'accordo. E intanto il tempo passa, e Zamparini continua a divertirci così, con un colpo di scena e un esonero ancora. Sì, ma fermi tutti: «Ho una dignità come uomo e come professionista. Mi fa male discutere e litigare con una persona di 75 anni». Lo ha detto Iachini, e in fondo c'è da credergli.