Il gran rifiuto di Sophie Marceau che ha detto no alla Legion d'Onore

Il gran rifiuto, verrebbe da dire. Il gesto della celebre attrice Sophie Marceau ha fatto clamore: la donna ha infatti detto di no alla Legion d'Onore, la più alta onorificenza prevista dalla Repubblica Francese, che il presidente Hollande aveva deciso di attribuirle. Il motivo risiede nella scelta, per molti infelice, di conferire questo riconoscimento anche al principe ereditario saudita nonché ministro dell'Interno, Mohammed Ben Nayef. La Marceau ha comunicato la sua scelta con un tweet che punta il dito contro le settanta esecuzioni perpetrate da inizio anno in Arabia Saudita e il commento: «Ecco perché ho rifiutato la Legion d’Onore».
Voilà pourquoi j'ai refusé la Légion d'Honneur.https://t.co/N7BYCndgDw
— Sophie Marceau (@SophieMarceau) 8 marzo 2016
La scelta infelice. Il conferimento del titolo onorifico al principe ereditario saudita è avvenuto lo scorso venerdì, ma non è stato annunciato da alcuna comunicazione ufficiale francese. Una volontà di occultare il fatto che però si è infranta contro la voce grossa di Riyad, che ha invece annunciato l'evento con grande enfasi. La notizia in breve è rimbalzata indietro sulle sponde della Senna, suscitando parecchia indignazione. Nel comunicato saudita si legge che Mohammed Ben Nayef ha meritato l'onorificenza «per i suoi sforzi nella regione e nel mondo nella lotta contro il terrorismo e l’estremismo». Ma al tempo stesso più di un critico ha sottolineato le 154 esecuzioni lo scorso anno, già 70 nel 2016. Il rifiuto della Marceau non deve stupire troppo: l'attrice è sempre stata attenta a questi temi e qualche anno fa non si fece problemi a definire «cialtrone» Hollande per la sua storia d'amore adultera con Julie Gayet.
Auto-investitura? Nel pomeriggio dell'11 marzo è arrivata una rettifica. Il giornale Causette ha pubblicato uno scambio di mail tra l'ambasciata di Francia a Riyad e i funzionari dell'Eliseo. In sostanza, il principe saudita ha ricevuto l'onorificenza per sua espressa volontà, quasi auto-proclamandosi. Si legge così nella traduzione della Stampa: «Mercoledì 2 marzo. Alle 7:04 l’ambasciatore di Francia in Arabia Saudita, Bertrand Besancenot, invia una mail a David Cvach, consigliere per il Medio Oriente del presidente Hollande. “Caro David, mi permetto di inviarti in allegato la copia della proposta di decorazione per il principe Mohamed ben Nayef (...) Certamente il regno non gode di buona stampa, ma temo che per un miglioramento della sua immagine ci voglia tempo...”. Seguono i “buoni motivi” per assegnare il brillocco napoleonico al ministro dell’Interno considerato responsabile della repressione. Soprattutto sarebbe “un gesto nei confronti del futuro re Saudita - insiste Besancenot -. Rispondere alla sua richiesta di ricevere la Legion d’Onore in un momento in cui vuole rafforzare la sua statura internazionale mi pare indispensabile”».
Altri grandi rifiuti. Spulciando un po' negli annali di questo premio, istituito da Napoleone nel 1802, si scopre che molti grandi personaggi storici lo hanno rifiutato. Per gli intellettuali forse il vero grande onore è poter dire «No, grazie». L'elenco è illustre: il filosofo Jean-Paul Sartre, il pittore realista Courbet, lo scrittore Simone de Beauvoir, il marchese de La Fayette, l'attrice Brigitte Bardot, il pittore Claude Monet, la scienziata Marie Curie, il cantautore Georges Brassens. L'ultimo episodio è recente: lo scorso anno fu l'economista Thomas Piketty, autore del grande successo editoriale Il Capitale nel XXI secolo.
Quella della Marceau non è stata l'unica forma di protesta: qualche giorno fa la comica Sophia Aram ha satireggiato su un canale radio, stigmatizzando l'indulgenza della Francia, patria dei diritti umani, nei confronti della monarchia saudita. «Anch’io vorrei la Legion d’Onore - ha detto rivolgendosi al ministro degli Esteri, Jean-Marc Ayrault, presente nello stesso studio radiofonico - che devo fare? Ah, sì, lo so, forse dovrei acquistarvi dei Rafale», cioè gli aeroplani caccia che la Francia ha venduto all'Arabia Saudita, incassando centinaia di milioni.
L'attrice. Sophie Marceau è un dei nomi più conosciuti del cinema francese degli ultimi decenni. Ha esordito nel 1980 con il ruolo che è rimasto il suo più celebre, quello dell'adolescente Vic nel film Il tempo delle mele. Grande successo di pubblico, racconta le vicende sentimentali di una studentessa tredicenne: indimenticabile la canzone Reality, entrata a far parte dell'immaginario collettivo degli anni Ottanta. La sequenza chiave del film vede il ragazzo Mathieu mettere le cuffie a Vic, nel bel mezzo di una pista da ballo, in modo da potersi isolare rispetto al contesto e danzare dolcemente ascoltando le parole della canzone. Negli anni la Marceau ha partecipato ai due seguiti del film, ma ha ottenuto dei ruoli anche in produzioni americane, come Braveheart, Anna Karenina (1997) nel ruolo della protagonista e soprattutto nel 19esimo film di James Bond, Il mondo non basta (1999). Negli ultimi tre lustri invece la sua popolarità ha visto un ridimensionamento.