Quanto vale battere il Bologna Per la salvezza, ma non solo

Quanto vale battere il Bologna Per la salvezza, ma non solo
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Atalanta-Bologna è la partita dell’anno, decisiva per il futuro prossimo della Dea, non soltanto per questa stagione. La sfida ai felsinei in programma domenica ha un’importanza che va ben oltre i - fondamentali - 3 punti in classifica e il ritorno al successo dopo 15 turni. Il nocciolo della questione è molto semplice: se arrivano una sconfitta o un brutto pareggio, con due settimane di sosta all’orizzonte è quasi certo che si opterà per un cambio in panchina, con il rischio di condizionare le scelte nel medio periodo. Decisioni che sono già in corso di valutazione da alcune settimane e che non devono essere inficiate da una salvezza ritenuta, da mesi, una formalità.

 

Lazio-Atalanta

 

Tre punti per la classifica: importanza vitale. La squadra nerazzurra è ferma a 30 punti in classifica. Dopo 15 giornate il bottino era di ben 24 punti con alcuni pareggi o sconfitte da mordersi le mani che aumentano i rimpianti. Il 2-2 di Sassuolo con il rigore sbagliato da Moralez, l’1-1 interno contro il Verona con la rete ospite arrivata al 96esimo, ma anche la sconfitta di San Siro alla prima giornata al cospetto dell’Inter con Jovetic che pescò il jolly a tempo quasi scaduto.

Oggi il vantaggio sul baratro è di 4 punti (lo stesso che ha l’Udinese), pochi secondo i tifosi più impauriti. Il Palermo è tre punti più in basso (27) e sabato gioca ad Empoli, il Frosinone (26) ospita la Fiorentina domenica alle 15 e poi ci sono Carpi (25) e Verona (19) che si sfidano al Bentegodi. Ragionando un attimo sulla situazione e mettendo da parte per un attimo la paura, appare chiaro quanto sia importante la vittoria contro il Bologna e, sportivamente parlando, vitale. Senza se e senza ma. Perché la Dea è padrona del suo destino. E questo è un gran vantaggio.

 

Frosinone-Atalanta

 

Tre punti per chiudere senza scosse. Detto della situazione aritmetica, dal punto di vista del morale tutto l’ambiente respirerebbe a pieni polmoni 15 settimane dopo l’ultimo sorriso. E, soprattutto, vincendo contro il Bologna ogni velleità di ribaltone in panchina sarebbe definitivamente sopita. L’Atalanta sta programmando il futuro sia dal punto di vista tecnico che da quello del mercato, ma l’intenzione a Zingonia è scegliere ponderando ogni cosa, non agire d’istinto.

I tecnici che piacciono sono attualmente seduti su altre panchina di Serie A (la maggior parte) e di Serie B. Ciò significa che in questo momento non c’è a disposizione l’alternativa a Edy Reja che i dirigenti hanno identificato. Si dice in giro che Ventura, Gasperini e Maran siano candidature plausibili, più defilata la posizione di Oddo e senza possibilità quelle di Prandelli (non è stato contattato nonostante sia libero e difficilmente verrebbe), Inzaghi, Lippi e Corini. Si tratta di semplici fantasie giornalistiche. I dirigenti orobici stanno lavorando sia sul mercato (ci sono problemi in difesa, in mezzo e soprattutto in avanti) che sulla panchina, e questa striscia negativa è un concreto impiccio per la tranquilla programmazione che era stata immaginata.

 

Atalanta-Sassuolo

 

In caso di debaclè: cosa fare? Quando parliamo di gara che vale più di un campionato, il riferimento è chiaro. Se salta il banco, cioè con il Bologna arriva una brutta prova e la vittoria dovesse fallire nuovamente, il cambio di guida tecnica sarebbe inevitabile. E sarà determinante non fallire la scelta. Perché prendere un tecnico sull’onda della paura e dell’ansia rischia di rivelarsi un boomerang: chi verrebbe per 8 partite senza almeno un’opzione sulla prossima stagione?

E allora che fare? La via migliore potrebbe essere quella di puntare su qualcuno che accetti un ruolo a tempo. Si potrebbe chiedere questo sforzo a Bollini, attuale secondo di Reja che conosce già molto bene il gruppo e a Zingonia è apprezzato. Oppure dare l'onere a Bonacina, tecnico della Primavera che conosce Bergamo come le sue tasche e probabilmente potrebbe motivare un gruppo a pezzi. Moralmente, psicologicamente e con una paura folle di non farcela. Ecco perché vincere è fondamentale, non conta come e con chi tra i titolari, ma dev’essere l’obiettivo di chi scenderà in campo e di tutti i tifosi che saranno sugli spalti.

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