8 campanelli d’allarme sul lavoro (Quando è meglio cambiare aria)

Non è propriamente il periodo storico migliore per fare gli schizzinosi nel mondo del lavoro, questo è poco ma sicuro. Ma è anche vero che a tutto c’è un limite e a volte, rinunciando un lavoro, ci si aprono possibilità migliori. La scelta è delicata e va quindi ponderata bene; per questo motivo il Sole 24 Ore si è rivolto alla psicoterapeuta Rosa Riccio (Centro di psicologia Cantù e Studio psicologico Corvetto di Milano). Sono stati individuati otto campanelli d’allarme da non ignorare; bisogna almeno cercare di risolvere i problemi menzionati, ma se non ci si riesce forse ha senso pensare di cambiare posto di lavoro.
1) Le nostre competenze sono sottoutilizzate
A volte le aziende fanno fatica a valutare adeguatamente le proprie risorse; non è facile capire le potenzialità inespresse di un dipendente, magari ancora giovane. A volte però sono i dipendenti a porsi nel modo sbagliato e a non mostrare appieno le proprie capacità. «Se abbiamo la percezione che le nostre competenze siano sottoutilizzate, prima di valutare di andare via, proviamo a chiedere un incontro anche informale con il nostro responsabile per discutere apertamente della nostra insoddisfazione», spiega Rosa Riccio.
2) Non stiamo seguendo le nostre passioni
Magari non si potrà fare il lavoro dei sogni, ma quello che facciamo deve almeno piacerci, deve essere in armonia con le nostre passioni e interessi. Anche perché lavorare con entusiasmo non può che migliorare le prestazioni. «Se non stiamo facendo qualcosa che ci piace, è probabile che non stiamo sfruttando a pieno il nostro potenziale ed è probabile che a un certo punto il nostro lavoro ci sembrerà una costrizione», prosegue la Riccio.
3) Il nostro capo non ci rispetta
Qui la questione si fa differente. Magari il lavoro ci piace, ci stimola, ma il capo ci umilia ad ogni occasione. Stare bene nell’ambiente lavorativo è una condizione non sacrificabile. Di fronte a un problema così bisogna fare di tutto per trovare una soluzione: parlarne con lui, con il suo superiore o con le risorse umane. Ma se la vita lavorativa resta insostenibile, bisogna avere il coraggio di cambiare: «Facciamo solo attenzione a non passare dalla padella alla brace», mette in guardia la psicoterapeuta.
4) La società sta affondando
Quando una nave sta per affondare, i topi l’hanno già abbandonata da tempo. Nel mondo del lavoro bisogna essere così e capire quando le cose stanno prendendo una brutta china. Cambi al vertice, tagli nel personale, ristrutturazioni, dismissioni di rami d’azienda eccetera possono essere dei segnali inequivocabili. Abbandonare potrebbe essere doloroso ma necessario.
5) Non siamo adeguatamente retribuiti
Può avere senso scegliere un lavoro meno remunerativo ma che ci piace di più, i soldi non sono tutto. Ma non fanno neanche schifo. È normale che a una crescita lavorativa debbano corrispondere degli aumenti salariali: quando le due cose non vanno di pari passo, bisogna farsi due domande e parlarne con chi di dovere, un responsabile o le risorse umane. Magari scopriamo che l’azienda si aspetta da noi cose diverse rispetto a quelle su cui puntavamo
6) Diversità di valori
«Poco tempo fa - racconta la psicoterapeuta Rosa Riccio - si è presentata presso il nostro Centro una donna, mamma e manager di una compagnia, insoddisfatta e molto in difficoltà. Tra le altre problematiche riportate, è emersa una sostanziale impossibilità per questa giovane donna di conciliare la sua vita lavorativa (fatta di orari estremi, di reperibilità praticamente h 24 e di scadenze pressanti) con il suo bisogno di essere mamma e dedicarsi ai suoi bambini». Per alcune aziende l'equilibrio tra vita familiare e vita lavorativa dei dipendenti è un valore, per altre no. «Valutiamo se come dipendenti siamo disposti a pagarne il prezzo, se non lo siamo, diamoci da fare per cercare delle alternative».
7) Veniamo sistematicamente ignorati
Simile al punto 3, ma forse anche peggiore. Se le nostre richieste di spiegazioni, chiarimenti e supporto nel lavoro vengono ignorate dai nostri superiori, allora potrebbe esserci un problema di comunicazione, dovuto a cause particolari o all’approccio generale dell’azienda. È bene approfondire la questione e capire se è possibile trovare una soluzione; in caso contrario bisognerà scegliere se adeguarsi o cambiare.
8) Il nostro lavoro ci deprime
La felicità è importante tanto quanto la busta paga, non c’è dubbio. Se andare al lavoro ci pesa, bisogna capire il perché. Potrebbe essere l’inizio di una depressione non strettamente legata al proprio impiego. Se si arriva alla conclusione che è proprio il lavoro a renderci infelici, troviamo il modo di lasciarlo in modo sereno, senza diffondere negatività. Al giorno d’oggi infatti le opinioni di colleghi e superiori sono facilmente reperibili su internet e delle buone referenze possono risultare decisive per trovare una nuova occupazione.