Come mai soffriamo di ansia? C'è la complicità di un enzima

Ti sei mai chiesto come mai ti senti stressato e per quale ragione, a un certo punto, quella stessa situazione provochi addirittura ansia? A questo fenomeno ci sarebbe una spiegazione scientifica, ovvero la complicità di un enzima che agendo su geni speciali altera la nostra risposta, da normale ad ansiogena appunto, di fronte ad alcuni stimoli esterni. La scoperta, italiana, è ad opera di un gruppo di ricercatori del dipartimento di Biometria dell’Università Statale di Milano i quali hanno pubblicato i risultati dei loro studi sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS).
Un enzima ‘ansiogeno’. Di mezzo ci sarebbe una sigla: LSD1 che corrisponde a una proteina speciale. Pare infatti che sia per colpa sua se tutti, almeno una volta nella vita, ci siamo detti (o abbiamo solo pensato): "Che ansia!", in relazione a qualche evento importante occorso nella nostra quotidianità. Questo fatidico LSD1, secondo i ricercatori milanesi, sarebbe in grado di trasformare le nostre reazioni a uno stimolo stressante, importante e principalmente di ordine psicosociale – come un atto di mobbing o di bullismo – in uno stato di ansia. Agirebbe cioè sulle cellule nervose del nostro cervello, che sono molto plastiche, e in particolare sulla capacità di interazione di ogni singolo neurone con un suo simile, influenzando la risposta agli stimoli che provengono dall’esterno.
Si tratta di una scoperta interessante almeno per la duplice applicazione che in futuro potrebbe avere. Gli scienziati pensano infatti di poter sfruttare questo processo, creando da un lato nuovi farmaci in grado di inibire l’azione LSD1: fatto questo che consentirebbe di curare o attenuare gli effetti dello stress emotivo spesso alla base dello sviluppo di malattie neuropsichiatriche quali ansia e depressione. Dall’altro lato, essendo già noti gli esiti dello stress a livello cerebrale ed in particolare sull’ippocampo, i ricercatori vorrebbero arrivare a scoprire come e in quale misura gli stati ansiosi possano influire sulla nostra memoria.




La memoria del ricordo. Una premessa al ruolo dei neuroni negli stati emotivi, dalle semplici paure, alle ansie fino alle fobie, c’era già stata. Alcuni ricercatori del Cold Spring Harbor Laboratory di New York, avevano infatti osservato nei topi il meccanismo paralizzante indotto dall’ansia e come questo stato d’animo lasciasse traccia nella memoria, pubblicando i loro risultati sulla rivista Nature. Ad agire e a codificare la paura, memorizzandola in una zona particolare del cervello, l’amidgala centrale, interverrebbe una molecola, ben nota agli scienziati, il Bdnf (Brain-derived neurotrophic factor), indagata per la prima volta da Rita Levi Montalcini. Gli esperimenti di laboratorio avrebbero così permesso di attestare che l’aggiunta di Bdnf all'amigdala di alcuni topolini attivava i neuroni a rispondere con paura ad uno stimolo senza mai essere stati esposti in precedenza ad un contesto simile. Ma non solo esso, il Bdnf sarebbe anche responsabile del ricordo dell'attimo di terrore vissuto, scritto indelebilmente nella memoria.