Volkswagen è crollata

Le aziende italiane e mondiali che vantano la miglior reputazione

Le aziende italiane e mondiali che vantano la miglior reputazione
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È stata pubblicata qualche giorno fa la classifica delle aziende con la miglior reputazione al mondo, la Global RepTrak 2016. Al primo posto la Rolex, seguita da Disney e Google; crolla Volkswagen, fuori dalla top 100; per l’Italia brilla la Ferrero. L’indagine viene svolta dal Reputation Institute e si basa sull’opinione dei consumatori dei paesi del G8, dei quattro Bric (Brasile, Russia, India e Cina), della Corea del Sud e del Messico. Si tratta del più importante studio annuale sulla reputazione delle aziende, condotto dall’istituto più affidabile in assoluto nei servizi di misurazione e consulenza di questo tipo.

 

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Come si valuta la reputazione. Il metodo di analisi della RepTrak permette di misurare la percezione di un certo marchio da parte dei consumatori. Si basa su sette diverse categorie: prodotti e servizi, grado di innovazione, ambiente lavorativo, governance, responsabilità sociale, leadership e performance. La valutazione complessiva è data quindi dalla somma delle singole categorie: «Per vincere sul mercato globale le aziende devono avere successo in tutti e sette gli aspetti della reputazione – ha commentato Michele Tesoro, amministratore delegato di Reputation Institute Italia, Svizzera & Medio Oriente –. Le tre aziende sul podio hanno infatti ottenuto punteggi buoni o eccellenti in ogni parametro». Le eccellenti hanno ottenuto un punteggio vicino a 80; tra 70 e 79 è considerato buono, tra 60 e 69 medio. «Ma nessuna azienda in classifica è scesa sotto il 67», spiega Tesoro.

Le top mondo. Certo, scorrere i nomi dei marchi più stimati è come fare un giro nel paese dei balocchi. Aziende da sogno, il cui prestigio e successo non sono nemmeno lontanamente dubitabili. Non a caso hanno una reputazione di ferro. E quindi gli orologi Rolex (1), che rappresentano uno status symbol; il mondo delle favole della Disney (2), che da decenni plasma i sogni dei più piccoli e non solo. Terzo gradino per la superpotenza informatica di Google: il settore dell’elettronica è dominante, grazie probabilmente all’equazione «innovazione uguale prestigio»: nella top ten troviamo infatti Microsoft (7), Sony (9) e Apple (10). Anche le automobili vanno forte, ma segnano un calo rispetto al 2015 a causa del diesel-gate: BMW è quarta (era prima), Daimler (Mercedes e Smart) quinta, ma era terza. Volkswagen da 14esima è scomparsa del tutto tra le prime cento, finendo alla 123esima posizione. Completano il quadro gli intramontabili mattoncini Lego (6) e la Canon (8), due mostri sacri nei loro rispettivi settori. Non da meno i marchi della seconda decina. In ordine: Intel, Adidas, Nike, Rolls-Royce, Michelin, Johnson & Johnson, Samsung, Ferrero, Nintendo, Levi Strauss. Due colossi come Amazon (21) e Nestlè (22) vengono battuti dalla nostra Ferrero. C’è di che essere soddisfatti.

 

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La cinquina italiana

Non va male dunque l’Italia, in primo luogo con lo splendido 18esimo posto di Ferrero (74.8 punti). Spiccano nella top 100 anche Armani, 32esima (73.2), Pirelli 40esima (72.3), Barilla 43esima (71.9) e Lavazza 77esima con 70 punti. Cinque aziende di cinque settori diversi che godono di una reputazione solidissima nel nostro Paese, così come all’estero. Spiega Michele Tesoro: «La presenza di queste aziende in un ranking mondiale dimostra la capacità delle realtà italiane di conquistare il consumatore anche fuori dalle mura domestiche. Una conquista che si basa sicuramente sui prodotti di eccellenza oramai riconosciutici, ma anche su altri fattori come la trasparenza e l’eticità dei comportamenti della singola azienda».

 

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Conosciuta nel mondo soprattutto per la Nutella, è stata fondata nel 1946 da Pietro Ferrero ad Alba. Dall’idea di utilizzare le noci, largamente disponibili nella zona, parte l’avventura dolciaria di Pietro: dopo vari tentativi trova la formula perfetta per la sua crema e inizia a vendere sempre di più. Nel 1949 purtroppo muore, ma ormai la Ferrero è inarrestabile. Nel 1956 apre il primo stabilimento all’estero, poi un secondo in Italia; il successo non conosce sosta e si amplifica ulteriormente nel 1964, quando nasce la Nutella.

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Qualche giorno fa ha annunciato che in futuro produrrà  solo pellicce artificiali, a riprova della continua innovazione e attenzione ai temi attuali. Giorgio Armani non ha mai rallentato, da quando nel 1975 ha fondato la sua casa di moda. La prima collezione segna subito un grande successo e solo qualche anno dopo l’Armani arriva in America; a fine anni Settanta la maison è già una delle più importanti al mondo.

 

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La sua storia ha radici antichissime: fu fondata nel 1872 dall’ingegner Giovanni Battista Pirelli a Milano. È ad oggi il quinto operatore mondiale nel settore degli pneumatici, che costituiscono il 99 percento dei ricavi. Dal 2013 è il fornitore unico di gomme per il campionato di Formula 1.

 

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Nel 2013 le dichiarazioni di Guido Barilla sull’intenzione di mostrare solo famiglie tradizionali nelle pubblicità fece un grosso danno alla reputazione dell’azienda. Dal 34esimo posto (2013) si passò al 55esimo (2014). Poi la lenta ripresa: dal 46esimo del 2015, è risalita quest’anno al 43esimo posto. Anche la sua storia è molto antica e vede la fondazione risalire al 1877.

 

Print

Recentemente ha rilevato Carte Noire, prestigioso marchio di caffè francese che vale il 20 percento del mercato al dettaglio transalpino. Fondata nel 1895 a Torino da Luigi Lavazza; dopo le difficoltà della Guerra, nel 1927 diventa una S.p.a. e inizia a crescere in modo inarrestabile.

 

Gli anni scorsi

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