«Ho ancora il sangue sulle mani»

L'addetto ai bagagli in aeroporto che ha salvato sette persone

L'addetto ai bagagli in aeroporto che ha salvato sette persone
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Quando Alphonse Lyoura è stato fermato dalle fotocamere della Bbc aveva ancora le mani sporche di sangue, così come i vestiti. Ieri, a poche ore dall’attentato che ha sconvolto l’aeroporto di Bruxelles, in tanti hanno trovato modo di raccontare la storia di questo addetto ai bagagli, che si trovava proprio al Terminal A dello scalo di Zavantem, a pochi metri da dove ieri mattina si è fatto esplodere uno dei due kamikaze. Ha visto bene la scena, e farà fatica a scordarsela: le grida in arabo, il boato e la paura... Alphonse si è subito tuffato dietro al bancone, e per 5 o 6 minuti ha atteso impaurito. Poi si è alzato e ha cercato di aiutare le persone che aveva intorno, tanto che oggi viene indicato come un vero e proprio eroe.

 

  Nel giro di pochi minuti ha tratto in salvo almeno sette persone: «La detonazione è stata fortissima, tutti hanno iniziato a correre a destra e a sinistra. Quando ho rialzato la testa intorno a me ho visto l'inferno. I feriti che urlavano mi chiedevano aiuto e io non sapevo cosa fare. Ho ancora il sangue sulle mani. Tantissimi erano senza braccia e gambe. Amputate, erano volate via. Uno dei feriti aveva le gambe carbonizzate. Ho spostato 5 o 6 corpi per trascinarli ma erano già morti».  

 

 

Il fattorino è corso così sul luogo delle deflagrazioni, allungando le braccia verso il primo ferito che trovava e portandolo così al sicuro. Poi è tornato indietro e ha ripetuto l’operazione altre 5 o 6 volte, aiutando chi era stato ferito gravemente. «C’era sangue dappertutto. Alcuni si muovevano, altri non avevano più le gambe. Panico totale. Ho visto un uomo che aveva perso entrambe le gambe, un poliziotto con il braccio maciullato».

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