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Il film da vedere nel weekend Un paese quasi perfetto, delicato

Il film da vedere nel weekend Un paese quasi perfetto, delicato
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Regia: Massimo Gaudioso.
Cast: Fabio Volo, Silvio Orlando, Carlo Buccirosso, Nando Paone, Miriam Leone, Francesco De Vito, Gea Martire, Antonio Petrocelli, Maria Paiato.
Dove vederlo a Bergamo e provincia: qui.

 

Dal regista e sceneggiatore Massimo Gaudioso siamo abituati a performance di alto livello. Soprattutto per quanto riguarda la scrittura cinematografica, infatti, lo ricordiamo con piacere come una delle penne più prolifiche degli ultimi tempi. Dopo aver esordito nel 1996 con il corto Il caricatore, Gaudioso ha collaborato negli ultimi dieci anni a lungometraggi di alto profilo, come Reality di Matteo Garrone (20012), È stato il figlio di Daniele Ciprì (2012) e – più recentemente – Il racconto dei racconti, sempre di Garrone (2015). La collaborazione con Garrone, iniziata ai tempi del suo esordio con L’imbalsamatore (2002) è degna di nota da questo punto di vista, anche se, nel cinema diretto, oltre che scritto, da Gaudioso, l’influenza non è così palese. In ogni caso, a partire dalla pellicola franco-canadese La grande seduzione, vecchia ormai di tredici anni, il regista compone un adattamento italiano, che vanta un cast di nomi noti su cui spiccano Silvio Orlando e lo scrittore Fabio Volo.

 

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La vicenda raccontata da Gaudioso si muove saggiamente fra l’invenzione e la realtà; è una specie di favola contemporanea, ma tutto in essa è molto concreto, soprattutto la precarietà del lavoro. L’azione si svolge in un paese inesistente delle Dolomiti (Pietramezzana), dove la prima cosa evidente è – appunto – la pervasività della crisi economica. Un paesello abbarbicato sui monti, dove ogni cosa si sta lasciando andare e soprattutto le persone sembrano aver perso fiducia nel futuro, schiacciate da un presente più grande di loro. Tutti sono assopiti e rassegnati, meno un allegro trio di amici che cerca – insieme a un medico del Nord cooptato allo scopo – di portare degli investitori in paese per aprire una nuova fabbrica.

Gaudioso torna sul luogo del delitto, si potrebbe dire. Sì, perché lo sceneggiatore partenopeo si è reinventato regista soprattutto in occasione del grande successo di pubblico incontrato da Benvenuti al Sud, pure quello un remake. In questo non c’è di per sé niente di male, sia chiaro: da uno sceneggiatore d’esperienza fra l’altro non ci si potrebbe aspettare qualcosa di migliore di un libero gioco con i testi cinematografici. Anzi, forse il maggior preso del Gaudioso regista, come è stato già saggiamente notato da più parti, è quello di prendere storie già confezionate e rielaborarle in maniera critica per adattarle al nostro contesto nazionale.

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È certamente vero che i suoi personaggi, soprattutto in questo Un paese quasi perfetto, sono piatti e senza evoluzione, ma visti da un’altra prospettiva si accordano molto bene con il tono favolistico che il regista pare aver dato a tutta l’opera. Personaggi stereotipici che cercano di raccontare, anche se non sempre in maniera perfetta (questa la più grande differenza con Benvenuti al Sud), l’Italia dei nostri giorni. Un’Italia dove spesso è difficile trovare la spinta per andare avanti in un momento storico, sociale ed economico di grande difficoltà. Da questo punto di vista è significativa la contrapposizione fra l’inizio (segnato appunto a questo pessimismo verso il futuro), e lo svolgimento, dove invece predomina un senso di creatività propositiva.

In sintesi, Un paese quasi perfetto è forse un film paradossalmente imperfetto. Tuttavia nel contesto di un cinema che molto spesso prova a raccontare l’attualità forzatamente e senza conoscerla, vale la pena buttare un occhio a una pellicola che, nella sua semplicità, rovescia alcuni cliché visivi, per raccontare una favola drammatica e contemporanea.

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