L'uomo evaso dai domiciliari perché «non reggo più la zia di mia moglie»

«Avvisate i vostri colleghi bergamaschi di venirmi a prendere alla stazione. Non ce la faccio più a sopportare la zia di mia moglie, che abita al piano sotto il nostro e che è la proprietaria dell'appartamento dove abitiamo. È diventata ossessiva, viene ogni giorno in casa nostra a dirci che dobbiamo abbandonare l'alloggio, che lei, dopo la morte del marito, vuole vendere l'intero caseggiato e che io sono di intralcio. Meglio stare in carcere che continuare a vivere con una persona così»: queste sono le parole che un marocchino di 30 anni ha comunicato telefonicamente a un agente della Polizia di Brescia mentre stava uscendo di casa violando la misura cautelare degli arresti domiciliari a cui era stato condannato per spaccio di droga.
«Sto evadendo, arrestatemi». Una vicenda che ha dell'incredibile, andata in scena la mattina di sabato 26 marzo a Brescia. Il 30enne vive a Brescia, insieme alla moglie italiana e sua coetanea, in un appartamento di proprietà della zia della donna. Da qualche tempo si trova agli arresti domiciliari dopo esser stato condannato per un giro di spaccio. Ma, a quanto pare, la sua pazienza ha un limite e così, non sopportando più le vessazioni psicologiche della parente della moglie, il 26 marzo ha deciso di fare la valigia e violare la misura cautelare, prendendo un treno diretto a Bergamo. Prima, però, ha voluto avvisare le forze dell'ordine, visto che il suo obiettivo era finire in carcere, «quello di Bergamo però, perché è più bello di quello di Brescia» ha anche precisato l'uomo all'allibito agente che ha raccolto la sua chiamata.
Un pranzo pasquale in caserma. Una volta raggiunta la stazione di piazzale Marconi nel capoluogo orobico, ad attendere il 30enne c'erano i Carabinieri del Nucleo Radiomobile di via delle Valli. L'uomo s'è avvicinato a loro mostrando il proprio documento d'identità e spiegando nuovamente la propria particolare posizione. Portato in caserma, ha trascorso la Pasqua nella cella di sicurezza, con gli agenti che gli hanno offerto un pranzo pasquale a base di agnello. Nella stessa giornata s'è svolto anche il processo per direttissima nei suoi confronti e qua l'uomo ha dovuto mandare giù un boccone amaro: il giudice, infatti, ha assolto il 30enne perché il fatto non sussiste, prevedendo per lui un ritorno agli arresti domiciliari. Come spiega Il Giorno, il giudice Maria Luisa Mazzola, infatti, non ha ritenuto che l'uomo volesse sottrarsi agli arresti domiciliari ma soltanto allontanarsi da una situazione difficile e costituirsi.
L'amara sentenza. Alla lettura della sentenza, l'uomo è parso sconfortato. Ha scosso la testa con veemenza e ha poi espresso tutto il proprio malcontento al suo legale, l'avvocato Lily Carrara. Proprio la dottoressa Carrara, però, ha avanzato domanda affinché il suo assistito possa scontare la propria condanna agli arresti domiciliari in un'abitazione diverse rispetto a quella in cui, al momento, è costretto a stare contro voglia.