Perché il Centro Wwf di Valpredina rischia seriamente di chiudere
Il primo appello è arrivato a metà marzo, quando Matteo Mauri, presidente del Centro recupero animali selvatici (Cras) dell'oasi Wwf di Valpredina, annunciò che senza contributi pubblici la struttura avrebbe dovuto, inevitabilmente, chiudere i battenti. Ora i responsabili e i volontari della struttura tornano a chiedere aiuto: servono fondi per poter tenere aperto questo centro d'eccellenza. Il Cras di Valpredina, a Cenate Sopra, è una sorta di ospedale destinato alla cura e al recupero di animali selvatici feriti o, comunque, trovati in condizioni di grave difficoltà. In 16 anni di attività, ha accolto 21.182 esemplari feriti, debilitati e malconci e più della metà sono stati curati, rimessi in forma e poi liberati. Si tratta di una struttura d’eccellenza assoluta, essendo l'unico Cras dotato di specifiche strutture medico-veterinarie interne per il pronto soccorso, degenze e cure riabilitative. Negli anni non ha "servito" soltanto il territorio bergamasco, ma anche le province di Brescia, Lecco e Sondrio.
Un'eccellenza che rischia di chiudere. Ora, però, ad aver bisogno di aiuto è proprio il Cras: «La struttura - ha spiegato Matteo Mauri -, oltre a fornire risposte immediate e qualificate ai cittadini sul ritrovamento della fauna selvatica, con le proprie attrezzature sanitarie e chirurgiche sottopone a interventi e cure specifiche gli animali selvatici autoctoni. Ma queste attività non sono più sostenibili per un'associazione ambientale senza un contributo pubblico». Fino ad ora era stata la Provincia di Bergamo a finanziare l'attività, ma ora, con riordino delle competenze seguito alla riforma degli enti, la patata bollente è passata alla Regione, a cui sono tornate a fare capo le competenze in materia di gestione della fauna con riferimento al Piano faunistico venatorio. Le casse di Palazzo Lombardia, però, sono vuote, almeno per quanto riguarda questo tipo di investimenti, e l'allarme è stato lanciato da Milano già da diverso tempo.
L'appello dei responsabili e dei volontari. A Il Giorno hanno parlato anche i responsabili della struttura, che qualche giorno fa hanno incontrato i tecnici lombardi in Regione: «Una risposta dovrebbe arrivare a giorni, e comunque non oltre l'inizio di aprile». Tempo stretti insomma, anzi strettissimi se si tiene conto che il Wwf aveva avvisato che i fondi al momento a disposizione del Cras di Valpredina sarebbero bastati soltanto fino alla fine di marzo. I responsabili del centro, spiega Il Giorno, hanno sottoposto alla Regione anche un piano per una razionale spending review che, tuttavia, non comprometta l’esistenza e la piena funzionalità del Centro. Risposte concrete, però, al momento non ne sono arrivate. «Siamo fiduciosi ma preoccupati. Qui non ci sono in ballo questioni di lucro o di guadagno, ma l’avvenire di una realtà nella quale ciascuno dà sempre il massimo: se mancano gli antibiotici, siamo abituati a mettere mano al nostro portafogli. Più di così, crediamo non si possa fare» hanno spiegato i volontari che, ogni giorno, gratuitamente, portano avanti questa oasi d'eccellenza.
Dalla Regione arrivano rassicurazioni. Qualche tempo fa, L'Eco di Bergamo ha reso noto che dalla Ster (Sede territoriale regionale) di Bergamo è arrivata la rassicurazione che la Regione intende lavorare in continuità con quanto compiuto fino ad ora dalla Provincia. Interpellato l’assessorato regionale all’Agricoltura, Caccia e Pesca, si ha conferma che «la proposta di legge (Pdl 276) sul passaggio di competenze dalle Province a Regione Lombardia verrà discusso in aula martedì 15 marzo, e la competenza sarà regionale a tutti gli effetti dall'1 aprile. A quel punto si cercherà di garantire la continuità dei servizi di assistenza alla fauna in difficoltà su tutto il territorio lombardo con dei provvedimenti amministrativi». Non resta dunque che attendere, sperando che l'ennesimo "inghippo" burocratico non costringa alla chiusura un centro tanto importante per Bergamo e tutta la Lombardia.