Pinilla rovescia il Milan I tifosi ribaltano l’Atalanta
Cominciamo a ragionare. La vittoria dell’Atalanta sul Milan è grande, robusta, entusiasmante. Ci voleva. Per portare a otto i punti di vantaggio su Carpi e Palermo terz'ultimi, per dimostrare che cosa significhi giocare nell’Atalanta dopo che qualcuno, fra dicembre e marzo, se n’era dimenticato. Meglio tardi che mai. La quinta rovesciata di Pinilla e la nuova meraviglia di Gomez, terminale del triangolo con Kurtic e De Roon, fotografano la gioia di una squadra ritrovata, alla quale hanno evidentemente fatto bene le critiche dei tifosi e degli osservatori, la strigliata di Percassi a Zingonia prima del Bologna, il ritiro anticipato prima del Bologna.
Ed è doveroso dare a Reja ciò che è di Reja: personalmente, dopo quei sei miseri punti in tre mesi e mezzo, pensavo che, con tutto il rispetto per il veterano dei tecnici, il cambio d’allenatore fosse indispensabile. Sono felice di avere avuto torto e, poiché sono abituato dire ciò che penso, il minimo che possa fare è dirlo in calce a questa vittoria.
Cominciamo a ragionare perché, quando la salvezza sarà stata raggiunta e rivedremo il film di questa stagione, facendo la conta della perduta occasione europea, bisognerà ricordarsi del perché e del percome. Bisognerà ricordarsi che l’Atalanta è l’Atalanta quando lotta, quando coniuga l’umiltà all’ardore, quando non si monta la testa, quando gioca come ha giocato oggi con il Milan davanti ad un pubblico spettacolare.
Già, il pubblico. Le iniziative promozionali prese dalla società per favorire l’affluenza allo stadio dimostrano ancora una volta quanto la scelta sia stata felice. Confermano perché a Bergamo non si dica vado allo stadio, ma vado all’Atalanta. E qui s’impone il discorso che riguarda i tifosi nerazzurri, a cominciare dalla Curva Nord. Più forte di tutto. Dei divieti, della criminalizzazione, dei moralisti d'accatto, dei cialtroni e degli stracciaculi che in questi mesi ci hanno ammorbato con le analisi socio-psico-pedagogiche sui barbari annidati nel settore dove, invece, batte letteralmente il cuore dell’Atalanta e non c’è nessuna altra immagine capace di rendere meglio l'idea. Lo splendido spettacolo di Bergamo ha fatto da contraltare alla desolazione del derby romano giocato nel deserto, con lo storico record negativo di presenze: sarebbe ora che, quando si parla dell’Atalanta e dei suoi tifosi, quelli che non sanno cosa siano l’Atalanta e i suoi tifosi tenessero a mente che la prima non ci sarebbe se non ci fossero i secondi.