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Il film da vedere nel weekend Zeta, il mondo del rap italiano

Il film da vedere nel weekend Zeta, il mondo del rap italiano
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Regia: Cosimo Alemà.
Cast: Salvatore Esposito, Jacopo Olmo Antinori, Irene Vetere, Diego Germini, Baby K, Briga, Clementino, Ensi, Fedez, J Ax, Salmo, Rocco Hunt, Shalbo, Izi.
Dove vederlo a Bergamo e provincia: qui.

 

Nella consapevolezza popolare il rap è un genere musicale tipicamente americano. MTV,con i suoi loop di videoclip, ce lo ha insegnato molto bene. Come tutti i generi, va da sé, anche il rap ha i propri cliché, sia a livello testuale che rappresentativo: i video di Eminem, 50cent, Jay-Z and co. si assomigliano un po’ tutti: a un testo di denuncia sociale o legato alla sfera dell’erotismo si accompagna sempre un video dove è il corpo del rapper a farla da padrone, come una vera e propria star. Storicamente poi, anche questo è un fatto risaputo, il rap si è sviluppato soprattutto nelle periferie delle grandi città americane, in circuiti prima clandestini e poi ufficiali. Per questo, almeno sulla carta, è un tipo di musica che viene ritenuto adatto a comunicare il disagio esistenziale delle giovani generazioni di spiantati che affollano gli slum ai margini delle metropoli.

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Esiste però anche un rap italiano, perfino diverso da quello che si vede in tv per merito di pochi selezionati nomi. È quello che ci racconta nel suo film Zeta Cosimo Alemà (1970), che avendo esordito come regista di videoclip per alcuni dei nomi più importanti della musica italiana (Francesco Renga, Mina, Renato Zero, solo per citarne alcuni), sa bene come mettere in scena la musica. Dopo la sua prima prova al lungometraggio con La Santa (2013), torna dietro la macchina da presa per raccontarci proprio una storia di periferia. Protagonista è Alex, che vive nelle borgate di Roma ed è mosso quasi unicamente dalla passione per il rap. Con lui l’amico Marco e la ragazza Gaia, in quello che diventerà anche un menage à trois erotico. Un cambiamento importante, cui si accompagnerà quello musicale: cominciando ad avere successo nel panorama underground, Alex assumerà il nome di Zeta.

Lo abbiamo detto: il rap è il genere musicale del grido, della successione forsennata di parole che vengono ripetute velocemente per dare voce a un disagio interiore, della frustrazione di chi è costretto a fare una vita che non lo soddisfa e in cui probabilmente non si riconosce. Contro il terrore della massificazione Alex grida i suoi insulti al pubblico che lo porterà in trionfo. Di storie come queste, dove grazie alla musica o alla danza si raggiunge il successo, il cinema ce ne ha raccontate tante. Erano però gli anni Ottanta, un periodo lontano dove tutto sembrava bello e possibile. La favola oggi si rovescia e, nel momento storico più incerto, tutto diventa scuro e tormentato.

 

 

Ottimo in questo senso il contributo dei protagonisti Alex e Gaia che, al loro debutto cinematografico, rivelano un'interessante capacità nel tratteggiare personaggi difficili. La loro credibilità infatti sta tutta nella capacità di sentire la parte quasi carnalmente e di immergersi a piene mani nell’universo periferico della borgata. Nel complesso Zeta è un validissimo film italiano che riesce nella difficile impresa di portare sullo schermo il rap in maniera non banale e didascalica come spesso è accaduto in passato (si pensi solo allo stravisto 8 mile con protagonista nientemeno che Eminem). Un film che, forse proprio a causa di questa sua capacità di parlare in modo diretto e senza giri di parole, potrebbe riuscire a interessare un po’ tutte le fasce di pubblico.

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