Schierati 45mila soldati russi al confine con l'Ucraina
Una missione umanitaria che cela i rischi di una vera e propria invasione. Dopo gli scontri tra militari ucraini e separatisti filorussi dei giorni scorsi, che hanno insanguinato le regioni orientali dell’Ucraina, migliaia di persone sono senz’acqua, elettricità e assistenza medica. Nelle ultime settimane, l’esercito ucraino ha guadagnato terreno ed è riuscito a circondare Donetsk, la principale città in mano ai ribelli in Ucraina orientale. La liberazione di Donetsk era stata la prima promessa fatta dal neo presidente Petro Poroshenko nel giorno della sua elezione. I separatisti filorussi sembra stiano giocando la carta umanitaria per giustificare l'intervento militare russo.
Nei giorni scorsi, il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha chiesto esplicitamente una «missione umanitaria in Ucraina orientale». Ma per Kiev e Washington qualsiasi incursione militare russa in Ucraina, anche sotto il pretesto della protezione dei civili, è da considerarsi un'invasione. Il vicepresidente Usa Joe Biden e il presidente ucraino Petro Poroshenko si sono sentiti per discutere la situazione e hanno convenuto che qualsiasi intervento umanitario avrebbe dovuto essere approvato e concordato con Kiev. Ogni altra manovra è da considerarsi una violazione del diritto internazionale. Anche il presidente della Commissione Ue José Manuel Barroso, in una telefonata con Putin, lo ha avvertito di non compiere azioni militari unilaterali in Ucraina, con qualsiasi pretesto, anche umanitario.
Il convoglio con i beni umanitari per l’Ucraina dell’est. Oggi, 280 camion con a bordo aiuti umanitari sono partiti alla volta dell’Ucraina. L’operazione ha il benestare del presidente ucraino. Il convoglio è guidato della Croce Rossa, con la partecipazione di Ue, Germania, Russia e Stati Uniti. Dovendo percorrere circa 1000 km da Mosca fino ai confini orientali dell’Ucraina, arriverà a destinazione nell’arco di un paio di giorni. Porterà 400 tonnellate di cereali, 100 tonnellate di zucchero, 62 di cibo per bambini, 54 tonnellate di prodotti e attrezzature medico-sanitarie, 12mila sacchi a pelo e 69 generatori elettrici portatili. Tutti aiuti raccolti dalla gente di Mosca per le popolazioni dell’Est Ucraina. Il Cremlino ci tiene a precisare che il convoglio non è scortato dai militari e che si sta muovendo in accordo con l’Ucraina. Una precisazione che arriva dopo che la Nato aveva espresso i suoi timori su una possibile invasione dell’Ucraina da parte russa mascherata da missione umanitaria.
Sul fronte schierati 45mila soldati russi. La mobilitazione delle truppe russe al confine con la frontiera ucraina fa pensare, infatti, al peggio. Fonti ucraine forniscono i dettagli delle truppe russe schierate al confine: «circa 45.000 soldati», con 160 carri armati, 1.360 trasporti truppe blindati, 390 cannoni, 150 lanciatori di missili Grad, 192 aerei da guerra e 137 elicotteri d'attacco. Numeri che fanno pensare a tutto fuor che a una soluzione diplomatica del conflitto. E la Nato ritiene ormai l’invasione da parte russa altamente probabile e imminente. Arriverebbe dopo quasi sei mesi di conflitto tra separatisti filorussi e militari ucraini, che secondo le fonti ufficiali avrebbero registrato la morte di 568 soldati e il ferimento di altri 2.120. In questi mesi di scontri, stando ai numeri dell’Onu, sarebbero morte oltre 1100 persone tra civili, ribelli e forze governative. I timori di un’invasione mascherata risiedono nel fatto che qualche giorno fa il governo ucraino aveva annunciato di aver bloccato una spedizione umanitaria russa composta anche militari che aveva tentato di entrare in territorio ucraino.
Putin tra poco in Crimea. Giovedì è prevista una visita del Presidente Putin in Crimea. Putin e il premier Medvedev incontreranno a Yalta la maggior parte dei deputati della Duma, la camera bassa del Parlamento russo, e i maggiori rappresentanti del mondo della cultura russo e della Crimea per discutere di finanziamenti al settore e dell'integrazione della penisola nello spazio culturale russo. Si parlerà delle sanzioni occidentali e della risposta russa, di questioni legate al bilancio federale, di welfare e di sviluppo della Crimea. Putin visiterà anche Sebastopoli, sede della flotta del Mar Nero, principale porto della penisola che garantisce a chi lo controlla un monopolio sulle direttrici marittime con Turchia, Georgia, Romania e Bulgaria, nonché il collegamento diretto con la base navale di Tartus in Siria. Non solo: al largo delle coste della Crimea hanno sede importanti giacimenti di petrolio e gas che arrivano in Europa attraverso gasdotti siti in territorio ucraino. Anticipazioni rivelano che Putin in Crimea terrà un «discorso intenso» ai parlamentari. Forse è una provocazione, ma è più probabile che si tratti di un chiaro messaggio a Kiev e all’Occidente sanzionatore per dire che la penisola sul mar Nero è ormai parte integrante della Russia.