Presenze in crescita nonostate i prezzi

Gli Internazionali d'Italia a Roma Un modello di business da imitare

Gli Internazionali d'Italia a Roma Un modello di business da imitare
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Dicono che in Italia non funzioni mai niente, che gli stadi sono vuoti e che fare sport diventa sempre più difficile per colpa della crisi e dell'economica che non va. Prendessero esempio dagli Internazionali di tennis. A Roma è scoppiata una vera e propria tennis-mania. Che però ha una spiegazione e va oltre la bellezza del Foro Italico e l’appeal di campioni come Federer, Nadal o Djokovic. È la progettualità che conta. Quello degli Internazionali è diventato un modello aziendale vincente, da replicare, che produce un giro d'affari da quasi 100 milioni di euro tra eventi collaterali e torneo vero e proprio. A rivelarlo sono il Centro di ricerca comportamenti e tecnologie dell'Università Luiss di Roma e l'istituto Ernst&Young in uno studio commissionato da Fit e Coni Servizi. Numeri che «in qualche modo ci spaventano, perché questa manifestazione è diventata una piccola impresa con un fatturato di oltre 30 milioni l'anno», aveva spiegato il presidente della Federtennis Angelo Binaghi alla presentazione del torneo.

 

 

Pensare che nel 2003 il torneo stava per chiudere i battenti: costava troppo. «Il passivo era di 2 milioni di euro», ha spiegato ancora Binaghi. E poi c’era il problema della politica, che in fondo c’entra sempre. Le amministrazioni non garantivano il supporto necessario a rendere unico l’appuntamento con il torneo più importante del calendario italiano. Così quelli della Federtennis hanno preso in mano le carte, si sono guardati in faccia e hanno pensato di ripartire da zero. Lo studio rivela anche l'indotto sulla città di Roma: su un valore generato di quasi 100 milioni di euro, l'impatto indiretto è pari a 67,3. Questo significa portare beneficio alla città, sì, ma anche all'Italia intera. Adesso la gente fa a gara per accaparrarsi un biglietto. Le giornate al Foro Italico battono i record: oltre 200mila presenze alla prima giornata, quando i big nemmeno erano entrati in gioco. «Il pareggio di bilancio lo abbiamo centrato nel 2005, nel 2010 avevamo già 10 milioni di utili». Adesso va che è una bellezza.

 

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Qual è il segreto degli Internazionali? Un’attenzione ai dettagli non comune per un torneo così complesso (e nemmeno tanto lungo), la location aiuta (e non poco), e poi il coinvolgimento diretto con il pubblico, parte integrante della manifestazione. Sono aumentati gli incassi alla biglietteria che, nel triennio 2012-2015, sono cresciuti del 19 percento, passando 6,2 a 10,5 milioni. Nonostante tutto, tipo il rincaro dei prezzi. In soli sette anni il costo dei biglietti è aumentato del 100 percento infatti. Per la sfida del 13 maggio tra Nole Djokovic e Rafa Nadal, per dire, è stato abbondantemente abbattuto il muro delle 200mila presenze totali e a due giorni dalla fine del torneo si è raggiunta quota 203.303 (nel 2015 in totale erano stati 192.817). È già stato superato anche l’incasso totale della passata edizione: 11.676,834 euro contro 10.541.570 del 2015. Lo spettacolo è più forte anche del solito Djokovic, che ha vinto ancora ed è arrivato in semifinale (strano no?) contro il giapponese Nishikori. Dall’altra parte Murray contro Lucas Pouille. Domenica 15 maggio la finale. Ma insomma, poco importa. Comunque andrà è stato un successo.

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