Una buona annata

La stagione dell'Atalanta tirando tutte le somme

La stagione dell'Atalanta tirando tutte le somme
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Il bilancio stagionale dell’Atalanta è complessivamente positivo, la Dea si merita un bel 6,5. Poteva essere molto positivo o addirittura esaltante se non ci fosse stato quell’incredibile blackout durato 14 partite, ma ragionando sulla stagione e sugli obiettivi che la società si era prefissata il saldo finale è buono e la sensazione che non sia necessario ripartire da zero è una certezza. Adesso che il campionato si è chiuso a Genova con una vittoria, proviamo a ragionare in 10 punti sull’annata dei nerazzurri e vediamo dove le cose sono andate bene e dove invece bisogna lavorare ancora.

 

1) 45 punti in classifica, salvezza tranquilla

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Nonostante qualche patema che non ha mai trovato riscontro pieno nella classifica, l’Atalanta è sempre stata salva. Per tutte e 38 le giornate. Qualcuno è convinto che il campionato sia stato uno dei più scarsi di sempre, si legge di presunti "biscotti" che hanno alzato la quota salvezza, ma il dato oggettivo è difficilmente opinabile. Sono serviti 39 punti all’Udinese e al Palermo per salvarsi, negli ultimi 10 campionati è successo solo una volta di arrivare ad una quota più alta: era la stagione 2006/2007 e il Cagliari rimase in serie A con 40 punti. In tutte le altre occasioni, cioè 8 su 10, ci si è salvati con 37 punti o molto meno (35, 36 o addirittura 33). Questo non significa che il livello tecnico sia stato molto alto, parliamo pur sempre di una stagione in cui Higuain ha segnato 36 gol in 34 presenze e anche qui i numeri sono eloquenti, ma certi pareggi su campi pericolosi come Frosinone e Modena non sono mai da maledire: al cospetto delle ultime 3 della classifica, l’Atalanta ha fatto 9 punti su 18 (4 con il Carpi, 4 con il Frosinone e 1 con il Verona) segno evidente come nulla è scontato fino in fondo e che ogni partita va comunque giocata.

 

2) Decimo posto ad un punto, l’Atalanta vale la parte sinistra

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Classifica alla mano, tenendo sempre presente l’obiettivo salvezza che vale 32 milioni l’anno, si vede chiaramente come la Dea valga la parte sinistra della graduatoria. Il decimo posto dell’Empoli è a quota 46 punti, soltanto uno in più di quelli conquistati dalla formazione di Reja. Dopo il Chievo di Maran, ci sono ben 4 squadre in 2 punti: i toscani di Giampaolo, il Genoa, il Torino e l’Atalanta. Bologna e Sampdoria stanno dietro e il Palermo si è salvato per il rotto della cuffia. Da questo punto di vista è chiaro come i nerazzurri siano ormai una stabile realtà della serie A e se da un lato dispiace vedere la squadra viaggiare sempre nel limbo della salvezza tranquilla senza qualche puntata verso l’alto, dall’altro non bisogna perdere mai il sano pragmatismo bergamasco e capire che in attesa dello stadio sistemato bisogna galleggiare a questo livello cercando di gettare le basi per il futuro. La spiegazione è semplice: Sassuolo e Torino, tanto per fare due esempi, potrebbero giocare in casa i propri impegni europei domani stesso, idem la Sampdoria e il Genoa o il Bologna. L’Atalanta no, dovesse arrivare una qualificazione bisognerebbe andare a Modena perché il Comunale non è a norma.

 

3) Manca un centravanti affidabile: è quello l’obiettivo numero 1

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La stagione 2015/2016 è stata quella dell’addio all’Atalanta di Denis e Moralez. I due argentini sono partiti lo scorso gennaio, uno per l’Independiente e l’altro per il Messico lasciando un vuoto importante tra le file dei nerazzurri. In particolare, dopo anni in cui Denis da solo ha garantito un bottino di gol da record (è il cannoniere straniero più prolifico della storia atalantina con 56 gol in serie A)  urge trovare un uomo che valga la doppia cifra e che, possibilmente, dia garanzie nel medio periodo. Gran parte delle squadre che giocano un campionato simile a quello della Dea hanno un centravanti di riferimento che ha superato i 10 gol: Pavoletti (14 gol con il Genoa), Maccarone (13 gol con l’Empoli), Belotti (12 gol con il Torino), Thereau (11 gol con l’Udinese) e Gilardino (10 gol con il Palermo) sono gli esempi giusti. L’Atalanta ha Borriello che si è fermato a quota 8 e ha vissuto una stagione un po’ particolare, Pinilla è stato parecchio fuori e ha segnato solo 5 gol e Monachello in 10 presenze non ha mai timbrato il cartellino. Per alzare la famosa asticella, come minimo serve un attaccante da doppia cifra: un Destro, un Paloschi o un giocatore simile che magari sia sconosciuto ai più, ma che possa davvero garantire qualche anno di sicurezza.

 

4) I giovani ci sono, il progetto è già avanti

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Nonostante si pensi sempre che l’erba del vicino sia sempre più giovane e verde, nell’Atalanta non mancano affatto giocatori su cui puntare per il futuro. Oltre al portiere Radunovic (classe 1996), in difesa ci sono Conti (1994), Toloi (1990) e Djimsiti (1993) cui vanno aggiunti Suagher (1992, 8 presenze nel Carpi da gennaio) e Caldara (1994, titolare nell’Under 21 e 27 presenze con 3 reti nel Cesena). A centrocampo, ceduto Grassi (1995) al Napoli, ci sono Gagliardini (1994), D’Alessandro (1991), Freuler (1992), de Roon (1991) cui va aggiunto Kessie (1996, 36 presenze nel Cesena in serie B con 4 gol e 2 assist) mentre in avanti Monachello (1994) che gioca stabilmente in under 21 sarà affiancato da Petagna (1995, 25 presenze e 7 gol nell’Ascoli in serie B). Sicuramente non è pensabile fare una squadra solo con dei ragazzi ma avere in rosa 12-13 elementi nati dopo il 1990, seppure con esperienza e peso specifico molto diverso, significa che l’Atalanta ha una solida base su cui impostare il futuro, senza contare che ci sono anche altri elementi che saranno valutati in queste settimane (Almici, Valzania, Konè e Molina su tutti) per formare la rosa del prossimo ritiro estivo.

 

5) Mercato: piacciono in tanti, si può scegliere

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A differenza di quanto si possa pensare, nel mercato c’è una regola fondamentale: il prezzo e le richieste che fanno lievitare il possibile introito, ma se nessuno è interessato ai gioielli di casa, è impossibile muoversi con soddisfazione. L’anno scorso, tanto per fare un esempio, non c’erano richieste per nessuno dei giocatori più interessanti e infatti si è dovuta accettare l’offerta del Torino per Baselli–Zappacosta a 10 milioni più 2 di bonus. Operazioni alla Benalouane (andato al Leicester) non capitano tutti i giorni, quindi ragioniamo sulle prestazioni. L’Atalanta dei 24 punti nella prima parte della stagione ha incantato molti operatori di mercato, complessivamente le 38 partite hanno posto all’attenzione del grande pubblico questi giocatori: Sportiello, Conti, Cigarini, de Roon e Gomez. L’olandese e l’argentino sono imprescindibili per il futuro, degli altri 3 se ne può parlare, ma già questa possibilità di scelta rappresenta un grande vantaggio pensando ai prossimi 2 mesi di lavoro.

 

6) Mister Reja: risultati alla mano, ottima esperienza

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A Genova, per l’ultima volta, si è seduto in panchina mister Reja. Il suo bilancio stagionale con l’Atalanta è positivo, 45 punti con 14 giornate di black-out assoluto sono comunque un buon risultato e se in quel periodo nero ci sono stati 6 pareggi a tenere la Dea a galla lo si deve soprattutto al suo pragmatismo. Persona gentile e sempre disponibile, il mister ha scelto sempre la via del dialogo e mai quella della rottura: in sala stampa non ha mai alzato la voce e anche nello spogliatoio ha usato più la carota che il bastone. A 70 anni suonati, Reja è arrivato a quota 1000 panchine in Italia e probabilmente chiuderà la carriera con un’esperienza in Champions League fuori dai confini nazionali, ma certamente il calcio che per alcuni momenti della stagione ha fatto vedere ha soddisfatto anche i palati più fini. Nella lettura di alcune gare e con i cambi non sempre ha convinto, ma ha il merito di aver cambiato modulo in funzione dei giocatori a diposizione nel momento più critico: il 4-2-3-1 con Diamanti alle spalle della punta centrale e Gomez largo a sinistra ha permesso l’accelerata finale verso la tranquillità.

 

7) La partita dello stadio

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Questo è il tema più scottante, importante e vitale per il futuro dell’Atalanta. Già, perché non c’è futuro europeo che tenga senza una soluzione chiara e definitiva in tema stadio. In questa stagione abbiamo visto, vissuto e ammirato il Comunale dopo il restyling della scorsa estate e l’acquolina in bocca è venuta un po’ a tutti. Le due tribune senza barriere, le Curve senza reti e la prospettiva concreta di acquisto da parte dell’Atalanta sono fatti oggettivi che danno grande fiducia. Ad ottobre, magari nei giorni del compleanno numero 109 della società, sarà reso pubblico il bando d’acquisto e con 5-6 milioni la partita si può chiudere. La piena proprietà dello stadio sarà il vero scudetto dell’Atalanta e nei prossimi anni si potrà finalmente lavorare sulla sistemazione delle Curve e creare un gioiellino che sarà per sempre nerazzurro, come nessuno è mai riuscito a fare in Italia, cioè comprandosi lo stadio direttamente dal Comune. Questo è il motivo principale per cui vale la pena aspettare ancora un po'.

 

8) I tifosi, i divieti e il bene comune

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A Bergamo c’è una passione smisurata per l’Atalanta, lo sanno in tutta l’Italia. Questa passione viene trascinata dagli ultras della Curva Pisani ma in questo campionato sono successi tanti piccoli e grandi episodi che hanno colpito a più riprese il cuore della passione orobica e hanno portato gli stessi ultras ad annullare la Festa della Dea che a luglio non si farà. Abbiamo già parlato a lungo dei motivi di frizione, delle gare senza la spinta della Curva Pisani e di come la violenza sia da condannare, ma allo stesso tempo non si può fare di tutta l’erba un fascio. In occasione di Atalanta– Chievo, i divieti imposti da Roma hanno stupito tutti quanti, lo stadio si è unito e ha applaudito la Curva che protestava. La speranza è quella che si faccia tutti un passo indietro per ritrovare massima coesione e spingere l’Atalanta verso il domani. Le prospettive sono buone, che senso ha vedere L’Eco di Bergamo, Club Amici e Curva gli uni contro gli altri? Ciò che va condannato è arcinoto, ma non serve all’Atalanta, non serve all'interesse comune, non serve allo sport andare avanti con una guerra di posizioni così marcata. Il bilancio del tifo allo stadio è molto difficile da stilare, qui ci si può solo augurare che il domani sia migliore.

 

9) Proprietà e presidenza solide

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Se qualcuno ancora avesse dei dubbi, l’ultimo Cda con ingresso tra i consiglieri di Matteo e Stefano Percassi dovrebbe aver chiuso ogni discorso. La famiglia Percassi è al 110 percento dentro all’Atalanta e la gestione aziendale è la stessa che si vuole portare avanti per tutte le altre realtà del gruppo. In qualche momento i tifosi avrebbero voluto sentire più forte la voce del presidente e lo hanno fatto sapere i diversi modi, ma dal punto di vista gestionale e della passione (sconfinata) c’è poco da dire. Le operazioni di mercato che sono state fatte a gennaio erano francamente difficili da rifiutare, il Napoli così forte su Grassi e i due argentini Moralez e Denis con la valigia in mano non si potevano trattenere e nel complesso le scelte sono risultate azzeccate, in primis quella di non cacciare Reja. Il presidente, nel momento della burrasca più forte ha tenuto il polso fermo e non ha ceduto alle pressioni. Dopo Lazio–Atalanta, ha passato tutta la settimana a Zingonia a contatto con la squadra e si è fatto sentire vicino. Dal punto di vista di acquisti e cessioni, il bilancio deve sempre essere mantenuto in ordine e questo è stato fatto.

 

10) Mercato: i fatti danno ragione, i tempi un po’ meno

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Chiudiamo con una valutazione sul mercato, quello che animerà in modo totale le prossime settimane. La scelta di de Roon, Paletta e Toloi ad inizio stagione si è rivelata azzeccata, la squadra ha girato al top fino a Natale e dopo le cessioni di gennaio qualcosa si è aggiustato solo nel giro di un mese e mezzo. L’errore più grave è stato quello di aspettare Paloschi per troppo tempo, acquistando Borriello solo sul filo di lana; la mossa Diamanti si è rivelata positiva quando Reja ha cambiato modulo e forse in quei giorni di gennaio si è rotto qualcosa con il tecnico per i tempi di reazione di Sartori in alcuni frangenti. Non c’è la controprova e parliamo di dettagli, forse anticipando un po’ l’arrivo della punta e del vice Maxi si sarebbero potuti strappare alcuni punti in più e magari ci si avvicinava a quota 50. Adesso servono calma per le cessioni e fretta per i colpi in entrata: Corti e Zamagna stanno scandagliando l’Europa da mesi e qualche giocatore buono è stato identificato. Prima il mister, poi Borriello e una decisione su Diamanti oltre a qualche altro nome in entrata. Sarà un’estate calda, l’Atalanta ha tutto per fare bene.

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