Quel Caravaggio a Lampedusa simbolo dei tanti piccoli Aylan

Che ci fa un quadro di Caravaggio a Lampedusa, nel momento in cui l’isola è di nuovo al centro di un cataclisma umanitario? Settimana scorsa sarebbero state circa 700 le persone inghiottite dal Mediterraneo nel tentativo della traversata su barconi sempre insicuri e malridotti. Tra di loro tanti, tantissimi bambini. Per fortuna c’è anche l’altra contabilità, quello delle migliaia di persone tratte in salvo dagli interventi della Marina e fatte sbarcare sulle coste siciliane o calabresi.
In mezzo a tutto questo dramma a qualcuno è venuto in mente di compiere un gesto potentemente simbolico proprio a Lampedusa: aprire un museo temporaneo, ribattezzato Museo della Fiducia. A rendere possibile questa operazione è stata la dirigenza del più importante museo italiano, gli Uffizi, che hanno concesso prestiti per dare corpo a questo insolito “decentramento”. Già lo scorso anno gli Uffizi si erano prestati ad un’analoga operazione, realizzata in un altro contesto delicatissimo: Casal di Principe, nel Casertano, città posta sotto il doppio assedio della camorra e dei veleni della Terra dei Fuochi.
Ma quest’anno è accaduto qualcosa di simbolicamente ancor più significativo: il primo giugno infatti volerà verso Lampedusa un quadro di Caravaggio. Quindi il museo decentrato non conterà solo di importanti opere, conservate però abitualmente nei depositi, ma di un’opera sempre esposta, realizzata da uno dei più popolari pittori della storia. L’idea è venuta non a caso. Infatti il soggetto di questa tela di primo acchito ricorda una delle immagini che più hanno segnato la lunga emergenza dei migranti: quella del corpo del piccolo Aylan sulla spiaggia di Bodrum in Turchia. Aveva tentato la traversata verso Lesbos, ma era stato vinto dal mare. Il quadro di Caravaggio rappresenta un bambino nudo, e addormentato di un sonno così profondo da far pensare anche ad un sonno perenne. Il richiamo con Aylan è ovviamente solo simbolico, ma la forza della pittura di Caravaggio, la sua capacità di aderire con realismo e con tenerezza alla fisicità di quel corpicino, è capace di saltare i secoli e le situazioni, e richiama immancabilmente quel dramma.
In realtà l’opera di Caravaggio (che è custodita a Palazzo Pitti, non agli Uffizi) è un soggetto che lui dipinse su committenza di un ricco personaggio maltese, in quei mesi in cui pure lui si era rifugiato su quell’isola nel cuore del Mediterraneo. Caravaggio era infatti ricercato per un delitto compiuto a Roma e aveva cercato protezione presso i Cavalieri di Malta sull’isola stessa. Il quadro rappresenta un Amorino dormiente. Cioè Cupido, figlio di Venere, da cui, secondo la mitologia antica, dipendevano tutti gli innamoramenti degli uomini. Infatti nella mano tiene la freccia e l’arco con la corda smollata, con cui abitualmente colpisce il cuore degli uomini e delle donne.
Ma mitologia a parte, quello che Caravaggio ci consegna è il corpo nudo e indifeso di un bambino. Un’immagine in bilico tra la vita e la morte, che paradossalmente rovescia il suo assunto: infatti colpisce il nostro cuore, rimandando alla fragilità della condizione di tanti bambini che in questi giorni, in queste ore, stanno tentando di attraversare il Mediterraneo in cerca di un futuro.