Il nuovo volto di Città Alta Dalla tradizione allo street food
Chi la frequenta ogni giorno se ne accorge di settimana in settimana. Chi invece ci è tornato dopo un po' di tempo, è rimasto quasi scioccato. Città Alta, in particolare la Corsarola, ha cambiato totalmente volto. Resta la via più attrattiva di Bergamo, quella che si riempie nei weekend e che attira il maggior numero di turisti, ma oggi ha un fascino tutto diverso. È innegabile, anche numeri alla mano, che la nostra città abbia veramente cambiato passo (come annunciava il sindaco Giorgio Gori due anni fa in campagna elettorale) dal punto di vista turistico, spinta anche dal gran successo di Expo dell'anno passato. E, di conseguenza, l'offerta commerciale s'è adattata alla situazione.
Spazio al cibo di strada. Ciò significa sempre più street food e sempre meno tradizione, sia dal punto di vista culinario che da quello artigianale. Paninerie, gelaterie, patatinerie, toasterie, caramellerie, hamburgherie, finanche una smootheria in arrivo in via Gombito, ovvero un negozietto che offrirà agli avventori puree, centrifugati e frullati di frutta fresca e verdura. Roba di moda, che piace ai turisti del mordi e fuggi, quelli di giornata che non hanno tempo di sedersi a un tavolo per godersi le leccornie che la nostra tradizione culinaria sa regalare. Resistono in pochi, gli altri lasciano spazio al nuovo. Come racconta il Corriere della Sera Bergamo, dove c'era una stilosa dependance di Tiziana Fausti a breve ci sarà La Bottega del Tartufo: prezzi simili, ma offerta decisamente diversa. Da appena due giorni, invece, ha aperto Goss, succursale del brand di hamburgherie di via Verdi. Gustosi panini da godersi seduti al bancone, o su qualche panchina, ma niente patatine. Tanto per quelle ci sono le patatinerie che, negli scorsi mesi, sono spuntate come funghi sia in Città Alta che ai piedi delle Mura. Anche la Locanda del Gombito s'è adattata alla moda, diventando una «toasteria artigianale con cucina e la possibilità di cenare al tavolo nel fine settimana». Parola del titolare Roberto Cristiano.
«Colpa del turismo mordi e fuggi». Un turn-over pazzesco, per certi versi inatteso. O comunque non prevedibile a questa velocità. Perché che Città Alta avesse bisogno di una "svecchiata" lo pensavano in molti, ma così è quasi esagerato. Almeno è ciò che ritiene qualcuno, come Angelo Mangili, una vita sulla Corsarola: «Città Alta non merita una situazione commerciale come questa. Questa sequenza di aperture è scioccante. Ristoranti e pizzerie dove i turisti possono mangiare ce ne sono già in abbondanza. Manca solo la polpetteria per completare il quadro, quando invece ci sarebbe bisogno di una qualificazione ben diversa. Negozi ed attività ad alta specializzazione che davvero farebbero la differenza e qualificherebbero la città». Lo stesso pensa Aldo Ghilardi, titolare del Circolino, che al Corriere dice: «Questo stato di cose, commercialmente parlando, è una diretta conseguenza dello spopolamento del borgo antico. Sono scomparse le botteghe di un tempo, i negozi di vicinato, e questo è il risultato». Beppe Cattaneo, presidente dell’Associazione per Città Alta e i Colli, allarga le braccia, quasi sconsolato, e commenta: «Sono le conseguenze inevitabili del turismo mordi e fuggi che vuole determinati locali a discapito dei servizi per i residenti».
Il rischio della turnazione. La domanda vera è: quanto dureranno queste nuove attività? Saranno in grado di resistere anche ai mesi più difficili, ovvero quelli invernali, quando i turisti latitano e Città Alta diventa un poetico e malinconico groviglio di vicoli semi deserti? Ghilardi ha molti dubbi al riguardo: «Sono in molti a pensare che Città Alta sia un eldorado dove la gente arriva e spende in massa. Certo, in estate il turismo non manca, ma un’attività commerciale deve lavorare tutto l’anno e in inverno, quando non gira nessuno, la cassa piange. Le spese, soprattutto l’affitto, restano, e alla fine i conti non tornano. La turnazione è un fenomeno impressionante. Hanno aperto recentemente un piccolo super mercatino con generi di prima necessità. Un atto di grande coraggio, non saprei come altro definirlo». Chi guarda con celata preoccupazione a questa trasformazione è Robi Amaddeo, delegato comunale per Città Alta e titolare dello storico Da Mimmo: «Stiamo diventando dei campeggiatori che cambiano postazione ogni giorno - dice sempre al Corriere -. Siamo in piena liberalizzazione, Città Alta è attrattiva rispetto ad altre zone di Bergamo che soffrono e un po’ dispiace che ci siano tante attività di somministrazione. Un concentrato di esercizi che sono destinati ad entrare in aspra competizione, con la conseguenza che, dopo un certo periodo, molti se ne vanno, perché non reggono le spese e la concorrenza agguerrita».
Sant'Agostino e la Corsarola che verrà. Intanto, dalla sera di venerdì 3 giugno, gli stessi commercianti storici di Città Alta si sono dati allo street food con l'apertura dell'estivo a Sant'Agostino: 14 attività che si sono dati manforte per offrire ai visitatori qualità e quantità. Un progetto ormai noto e teso proprio a sottolineare quelli che sono i nomi storici del Borgo Antico. Il maltempo ha fatto un bello scherzetto per la serata inaugurale, con poca gente che ha avuto il coraggio di avventurarsi fin lassù, ma l'ottimismo è tanto per i mesi a venire. Poi? Poi si vedrà. Come sulla Corsarola: resisterà solo chi sarà in grado di adattarsi. Ma non ci stupiremmo se, passeggiando in Città Alta nella prossima primavera, ci rendessimo conto che lo scrigno storico della nostra città avesse cambiato nuovamente faccia. Se sia una cosa positiva o negativa ce lo dirà soltanto il tempo.