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Qual era il nome vero di Stendhal? Le false identità dei grandi autori

Qual era il nome vero di Stendhal? Le false identità dei grandi autori
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Ogni epoca ha voluto battezzare lo pseudonimo a modo proprio: gli scrittori francesi l’hanno chiamato nom de plume, i latini coniarono per l’appunto la locuzione alias e il gergo del web l’ha soprannominato nickname, ma cambia poco, di falso nome si parla sempre. Nel passato come nel presente, la scelta di uno pseudonimo non è mai stata un fatto casuale, privo di significato; anzi, in ogni società ci si è serviti di un’identità fittizia per i motivi più diversi.

Le grandi scrittrici dell'Ottocento. Ce lo mostra il mondo dell’arte e della letteratura, che da sempre pullula di maschere per aggirare la censura sociale e morale, con grandi autori che hanno preferito celarsi dietro l’anonimato piuttosto che esporsi alle critiche o al successo della ribalta. Nell’Ottocento erano soprattutto donne le autrici che si servivano di uno pseudonimo (molto spesso maschile) per esprimere liberamente il proprio talento e le proprie passioni. L’abilità della scrittura era allora prerogativa maschile e la scelta di uno pseudonimo poteva essere, per una donna, l’unico modo per accedere al circuito letterario. Mary Ann Evans per esempio, meglio conosciuta come George Eliot, fin dalla sua prima opera Scenes of Clerical Life (1857) si servì di uno pseudonimo maschile per tutelare il suo lavoro dallo scandalo che suscitò la sua delicata condizione coniugale. Nonostante fosse l’affermata vicedirettrice della The Westminster Review, la relazione con il critico letterario George Henry Lewis, un uomo sposato, avrebbe compromesso inevitabilmente il giudizio sui suoi romanzi. Non fu la sola.

 

La sorelle Bronte e Jane Austen.

 

Come lei, anche le sorelle Brontë, il famoso trio di scrittrici vittoriane, siglarono le loro opere con uno pseudonimo maschile per sfuggire ai preconcetti che accompagnavano la scrittura femminile. Charlotte divenne Currer Bell, Emily, Ellis Bell, ed Anne, Acton Bell. Nello stesso anno, il 1847, le tre sorelle pubblicarono sotto mentite spoglie tre romanzi che entrarono a far parte della storia della letteratura: Jane Eyre , Cime tempestose e Agnes Grey.

A fondere la passione, il bisogno di emancipazione e di libertà nella scelta dell’anonimato ci pensò invece Jane Austen, la celebre autrice di Orgoglio e pregiudizio (1813) e di Emma (1815) che a partire dal suo primo libro, Ragione e sentimento (1811) decise di siglare genericamente i suoi romanzi con A Lady, Una signora.

Elsa Morante e Agatha Christie. Anche il Novecento fu denso di pseudonimi e di lotte per l’affermazione letteraria femminile. Elsa Morante, autrice di spicco del secondo dopo guerra italiano, sviluppò negli anni Trenta, precisamente tra il 1933 e il 1941, una fitta produzione di fiabe, racconti e articoli di costume pubblicati sia con il proprio nome sia con pseudonimi come Antonio Carrera, Renzo o Lorenzo Diodati. Agatha Mary Clarissa Miller, meglio nota come Agatha Christie, invece, decise di adottare uno pseudonimo per puro divertimento e curiosità. Decise infatti di sperimentare un genere diverso dal giallo, e nei romanzi come: Giant’s Bread (1930), Unfinished Portrait (1934), Absent in Spring (1944) e altri romanzi rosa si firmò col nome di Mary Westmacott.

 

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Elsa Morante e Agatha Christie.

 

Stendhal e Umberto Saba. La scelta di un nome d’arte non riguarda però solo l’universo femminile, bensì anche numerosi autori. Primo su tutti Stendhal, che per gli pseudonimi doveva avere un vero e proprio debole visto che nessuno dei sui romanzi (ma neppure la sua lapide) fu contrassegnato dal suo vero nome, Marie Henri Beyle. All’autore francese piaceva cambiare: a volte preferiva l’incognito, altre volte si firmava con iniziali fantasiose oppure come Louis-César-Alexandre Bombet, F. de Lagenevais o Stendhal. Anche Umberto Poli, nonchè Umberto Saba, poeta italiano del Novecento, scelse per la propria produzione letteraria diversi pseudonimi; dopo i nomi d’arte Chopin e Umberto di Montereal,e approdò al definitivo cognome Saba in ricordo della nutrice Peppa Sabbaz, a cui era molto legato.

E, ovviamente, Elena Ferrante. Infine, non ci resta che menzionare il misterioso caso di Elena Ferrante, autrice apprezzata sia in Italia che all’estero (finalista al prestigioso Man Booker International Prize 2016, il più importante premio letterario dedicato alla narrativa tradotta in inglese del Regno Unito) che sta conquistando i lettori di tutto il mondo. È opinione diffusa che il suo nome sia in realtà uno pseudonimo, di lei sappiamo poco: nata e cresciuta a Napoli, annovera Elsa Morante tra i suoi autori preferiti. L’autrice della saga “L’amica geniale” (2011) è riuscita finora ha nascondere la sua vera identità ma le ipotesi sul suo conto di certo non mancano.

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