A partire da ottobre

Pensione anticipata con un prestito Ecco il (possibile) piano del Governo

Pensione anticipata con un prestito Ecco il (possibile) piano del Governo
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Il Governo pare abbia intenzione di varare un piano decisamente innovativo per affrontare la questione delle pensioni in Italia: in seguito ad un incontro, avvenuto martedì 14 giugno, fra il Ministro del Lavoro Giulio Poletti e le principali sigle sindacali, è emerso un progetto che prevede, in sintesi, la possibilità di andare in pensione con tre anni di anticipo usufruendo di un prestito bancario realizzato attraverso l'Inps. Si tratta, per il momento, di un'ipotesi, che però poggia giù su una seconda riunione, prevista per il 23 giugno, fra Governo e sindacati: ci si sta ragionando sopra, insomma. Se tutto dovesse andare per il meglio, è assai probabile che le nuove norme sarà contenute, e dunque efficaci, già a partire dalla legge di stabilità del prossimo ottobre.

 

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Il nuovo piano. Qualora il tutto dovesse andare in porto, e come sottolineato le possibilità sono robuste, si tratterà di un progetto che riguarderà i lavoratori che hanno almeno 63 anni e 7 mesi e le lavoratrici di almeno 62 anni e 7 mesi, ovvero tutti coloro a cui non mancherebbero più di tre anni prima della pensione di vecchiaia. Dovrebbe trattarsi, perlomeno all'inizio, di una facoltà riservata ai lavoratori impiegati nel settore privato, anche se non è da escludere, nelle prossime settimane, un'apertura anche nei confronti dei dipendenti pubblici. Il tutto si fonderà su due meccanismi del nostro sistema previdenziale: l'Ape, ovvero l'anticipo della pensione, e il Rita, cioè la rendita integrativa temporanea anticipata. Due sistemi che, coordinati, offrono la possibilità al lavoratore di andare prima in pensione e di incassare subito parte della pensione integrativa. In che modo? Attraverso un prestito bancario che dovrà essere restituito nei 20 successivi e a partire da quella che avrebbe dovuto essere l'età pensionabile: in parole povere, dopo tre anni dal percepimento del denaro.

 

I soldi che alcune banche convenzionate metteranno a disposizione sarà coperti da un'assicurazione sui rischi ma, particolare importante, senza la necessità di inserire una garanzia reale, come la casa o un qualsiasi altro tipo di proprietà. Il rapporto fra lavoratori che optassero per questo sistema e banche non sarà diretto, ma mediato dall'Inps, che formalmente risulterà l'erogatrice del prestito. La restituzione di quest'ultimo avverrà attraverso una progressiva decurtazione dall'assegno previdenziale, per un massimo del 15 percento e con un tasso d'interesse del 1,5 percento. Per le classi di lavoratori economicamente più deboli, saranno previste alcune detrazioni fiscali per agevolare il pagamento rateale. Nello schema del governo sono previste tre fasce di lavoratori: chi va in pensione anticipata volontariamente, chi è disoccupato da lungo tempo e chi viene “spinto” alla pensione per una ristrutturazione aziendale. La prima fascia e quella di chi ha un reddito alto sarebbe quella meno interessata dalle detrazioni, che saranno invece maggiori detrazioni per la fascia dei disoccupati di lungo corso.

 

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Penalizzazioni e costi. E che ne sarà delle famose penalizzazioni, introdotte dalla Legge Fornero e che prevedono una decurtazione dell'1-2 percento dell'assegno pensionistico per tutti i lavoratori che decidono di smettere di lavorare in anticipo? Secondo il nuovo piano non saranno previste, ed appare come una scelta a dir poco logica, anche perché, venendo meno tre anni di versamenti di contributi, la riduzione avviene già di per sé. Per quanto riguarda il costo a carico dello Stato, si parla di circa un miliardo di euro, in buona parte utilizzato per la copertura assicurativa in favore delle banche che saranno convenzionate con l'Inps.

 

 

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