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Il film da vedere nel weekend The Conjuring - Il caso Enfield

Il film da vedere nel weekend The Conjuring - Il caso Enfield
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Regia: James Wan.
Cast: Patrick Wilson, Vera Farmiga, Madison Wolfe, Frances O'Connor, Lauren Esposito, Benjamin Haigh, Patrick McAuley, Simon McBurney, Franka Potente, Bob Adrian, Robin Atkin Downes, Simon Delaney, Shannon Kook, Maria Doyle Kennedy, Bonnie Aarons, Javier Botet, Steve Coulter, Abhi Sinha, Chris Royds, Sterling Jerins, Daniel Wolfe, Annie Young, Elliot Joseph, Debora Weston, Cory English, Joseph Bishara, Emily Tasker, Kate Cook, Carol Been, Holly Hayes, Lance C. Fuller, Jennifer Collins, Thomas Harrison.
Dove vederlo a Bergamo e provincia: qui.

 

Le storie di fantasmi, in qualsiasi forma, hanno sempre affascinato il cinema di genere e non. Se negli ultimi anni (almeno dal 2000) abbiamo assistito a un vero e proprio ritorno di fiamma degli horror a sfondo paranormale, che hanno succeduto quelli più splatter tipici degli anni Ottanta e Novanta, è forse perché si è tornati a interrogarsi sul senso di smaterializzazione che caratterizza la nostra contemporaneità. Non è poi un caso, per giunta, che questo ritorno alla natura fantasmatica dell’immagine cinematografica si accompagni spesso al protagonismo dei nuovi mezzi di comunicazione, come a sottolineare il loro ruolo attivo nel nostro essere sempre meno fisicamente presenti. Nel passato è invece ambientato The Conjuring – Il caso Enfield, sequel del fortunato lungometraggio horror L’evocazione. A dirigerlo è James Wan, passato ormai alla storia per aver lanciato il franchise di Saw.

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La vicenda è ambientata nel 1977 e si dipana fra due luoghi che scopriremo avere molto in comune: Amytiville, dove è in corso una seduta spiritica, e Enfield, dove in una casa si incominciano a registrare strani fenomeni legati al mondo del paranormale. James Wan si gioca questa volta la carta della ricostruzione filmica di eventi realmente accaduti: quanto successo a Enfield è infatti ad oggi uno dei più intriganti misteri della parapsicologia e non a caso gli eventi hanno riacceso il mito di Amytiville. Poco importa, però, se la narrazione di Wan sia fedele o no: siamo di fronte ad un film fatto per intrattenerci (nel migliore dei casi spaventarci) e il regista lo sa bene. Anziché ricorrere all’impervio dispositivo del finto documentario – sin troppo abusato ultimamente – Wan sceglie la strada forse più saggia di un film di pura finzione, che strizza l’occhio allo spettatore affezionato del genere soltanto per scompaginare le carte in tavola.

Sì, perché se è vero che Il caso Enfield è innanzitutto il seguito di un altro film, non si può non salutare con favore la capacità del regista di rinnovare la propria formula di creazione cinematografica. Il primo lungometraggio diverge dal secondo almeno quanto gli Stati Uniti sono diversi dalla Gran Bretagna. Se il film originale si giocava il meglio nel classico jump scare, Il caso Enfield si lascia ricordare per una più accorta orchestrazione della suspense, all’insegna di una vicenda dove tutto è al contempo evidente e sapientemente occultato. Criticare poi a Wan la scarsa innovazione a livello di trama o la prevedibilità di alcune situazioni è quasi privo di senso: si percepisce immediatamente che non è quello il suo obiettivo e non si può che premiare la sua coerenza.

 

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Non che si tratti di dettagli minori – al contrario – ma una volta appurato che il film preferisce dedicarsi a scrutare gli incubi della mente e non solo con un’ossessività inedita e attraverso un’innovazione che è più visiva che tematica, vale la pena di mettersi il cuore in pace e di godersi il lungometraggio senza problemi. Sì perché Il caso Enfield riesce nel non facile obiettivo di far sentire a disagio lo spettatore, di stupirlo laddove invece ci si sarebbe potuti aspettare la solita piattezza senza pretese. Dopotutto, e vale la pena di ricordarlo ogni tanto, il cinema è nato almeno in parte dalla lanterna magica, strumento attraverso cui a partire dal 1700 si cercava, fra l’altro, di visualizzare l’immagine dei defunti e di comunicare con loro.

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