Dacca rende omaggio alle vittime

Bangladesh, il tessile e il terrorismo Quei jihadisti figli di famiglie-bene

Bangladesh, il tessile e il terrorismo Quei jihadisti figli di famiglie-bene
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In queste ora Dacca sta rendendo omaggio alle vittime dell'atroce attentato di venerdì 1 luglio all’Holey Artisan Bakery cafè. Un attacco brutale che ha scosso, ancora una volta, il mondo. La spinta alle commemorazioni è partita nella giornata di domenica dalla piccola Chiesa bengalese, che rappresenta meno dell’1 percento della popolazione del Bangladesh, e prosegue anche nelle varie comunità locali, così come nella grande cerimonia allo stadio dell’esercito, dove le autorità hanno deposto corone di fiori. Perdono e misericordia sono state invocate anche nel messaggio che i vescovi cattolici hanno diramato all’indomani della strage: «La violenza in nome della religione è sempre sbagliata. Bisogna che tutti recuperiamo il tratto di umanità che conduce al rispetto della dignità e alla pace».

Sempre più violenza. Il Bangladesh, anno dopo anno, è diventato uno dei Paesi dove la violenza e l’estremismo si sono fatti sempre più duri. Già da qualche mese alcuni attivisti cattolici hanno denunciato all’agenzia Fides la preoccupante escalation dell’intolleranza, al punto che avevano definito il Bangladesh una “valle di morte”. Donne, bambini e anziani vengono colpiti, e persone innocenti uccise. Scuole, istituzioni, moschee, chiese, attivisti e missionari sono continuo bersaglio di attacchi. E, per la prima volta, nel 2015 sono stati uccisi anche cittadini stranieri. Nel mirino degli attentatori gli "infedeli" e coloro che propongono una visione moderata dell’Islam, lontana dai principi della Shari’a. In particolare sono stati uccisi blogger, scrittori, membri delle minoranze religiose, stranieri ed esponenti della comunità gay. Mai, però, si era verificato un attacco pesante come quello del 1 luglio.

Bangladesh: in corso a Dacca cerimonia omaggio vittime
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Bangladesh: in corso a Dacca cerimonia omaggio vittime
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Bangladesh's Prime Minister Sheikh Hasina

Bangladesh Attack
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APTOPIX Bangladesh Attack
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Cos’è il Bangladesh. Paese dell’Asia meridionale a maggioranza musulmana, il Bangladesh ottenne l’indipendenza dal Pakistan nel 1971. È uno dei luoghi con la più alta densità di popolazione al mondo, circa 1.150 abitanti per km quadrato, il che significa che 150 milioni di persone vivono su una superficie che è la metà di quella italiana. La stabilità politica è un miraggio e negli anni si sono verificati 19 tentativi di colpo di Stato e due presidenti sono stati uccisi. La democrazia è stata ottenuta a fatica nel 1990, dopo 15 anni di regime militare, e oggi il premier è una donna, Sheikh Hasina Wajed, figlia del primo presidente.

Paese poverissimo. Il tasso di povertà è molto alto, l’inflazione sfiora il 9 percento e gli stipendi medi degli operai si aggirano sui 30 euro al mese. Il costo della manodopera è tra i più bassi al mondo, soprattutto nel settore del tessile, dove lavorano 5 milioni di persone, spesso in condizioni pessime. Tre anni fa 1.127 operaie morirono a causa del crollo di un palazzo fatiscente in cui avevano sede alcune fabbrichette tessili che lavoravano per marchi internazionali. L’industria dell’abbigliamento in Bangladesh vale attorno ai 20 miliardi di dollari, l’80 percento delle esportazioni è verso l’Europa, destinati a grandi marchi del mercato dell’abbigliamento non solo low cost. Il Paese è secondo solo alla Cina per numero di fabbriche di vestiti.

I dati delle esportazioni tessili. Un mercato, quello del tessile e delle sue esportazioni verso l’Italia in particolare che ha raggiunto vette altissime, pari al 99 percento. Tutto merito della principale ricchezza del Paese, la iuta. Tra gennaio e febbraio 2016 l’Italia ha importato dal Bangladesh merci per 274 milioni di euro, 271 dei quali sono prodotti tessili, crescendo del 13 percento rispetto all’anno precedente. In particolare è la Lombardia la regione dove l’interscambio commerciale con il Bangladesh è più alto, circa 15 percento del totale.  Secondo gli ultimi dati disponibili della Camera di commercio di Milano, nella prima parte del 2015 gli scambi valevano 132 milioni di euro, di cui 80 di import e 52 di export, un valore in crescita del 94 percento rispetto a 5 anni fa, 64 milioni di euro in più. Le importazioni, che riguardano per il 97,3 percento prodotti tessili, hanno vissuto un boom lo scorso anno e sono salite del 30 percento con punte del +496 percento a Cremona e del +264 percento a Pavia.

Bangladesh: in corso a Dacca cerimonia omaggio vittime
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Le nove vittime italiane della strage di Dacca

ATTENTATO TERRORISTICO A DACCA IN BANGLADESH
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L'imprenditrice Claudia Maria D'Antona, uccisa ieri durante un attacco terroristico, con il marito Giovanni Boschetti, sopravvissuto nello stesso attacco a Dacca in Bangladesh, il giorno del loro matrimonio nella ambasciata italiana a Dacca.

STRAGE ISIS A DACCA, 9 VITTIME ITALIANE
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Maria Riboli, la vittima bergamasca, in una foto tratta da Facebook.

STRAGE DI ITALIANI A DACCA, MATTARELLA: TERRORISMO OTTUSO
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Obiettivo destabilizzazione. Le vittime italiane dell’attentato del 1 luglio erano per lo più imprenditori nel tessile che avevano delocalizzato la produzione. Ad Asianews una fonte che ha chiesto l’anonimato ha spiegato che i terroristi «hanno voluto colpire dove fa più male, ovvero nel mondo degli investimenti stranieri in Bangladesh. Sperano di allontanare tutti gli stranieri del Paese perché a loro non importa nulla del benessere della popolazione. Inoltre hanno voluto dimostrare di poter attaccare il cuore diplomatico della capitale, un’area che doveva essere molto controllata».

E proprio mentre il mondo torna a scoprire il Bangladesh, fabbrica d’Europa e d’Italia, culla di un nuovo jihadismo, emerge - non è una novità - che gli attentatori non erano persone radicalizzate a causa della loro condizione sociale di povertà. Erano invece tutti rampolli di famiglie bene, ricchi, eleganti, uno di loro figlio di un politico al governo. Appartenevano a piccoli gruppi islamici messi al bando dal governo nel disperato tentativo di non fomentare la minaccia jihadista nel Paese. Interessante, a questo proposito, a testimonianza di padre Franco Cagnasso, missionario del Pime, riportata sul suo blog nel maggio scorso: «Il governo, di ispirazione laica e liberale, naviga tra scilla e cariddi, vuole cioè fermare i radicalismi che gli si oppongono politicamente, pretendono di introdurre le leggi della Shari’a, e spesso sono violenti; ma non vuole mettersi in contrasto con la grande maggioranza islamica, ancora tendenzialmente aperta, ma sempre più difficile da capire e interpretare, proprio a causa delle trasformazioni generazionali che sono in atto».

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