L'uomo vegano, puro marketing
L'America ci ha portato belle cose, ma insieme a queste apprezzabili cianfrusaglie ci ha rubato la nostra anima, quella di italiani tutti interi: perché ogni cosa ha un prezzo. Ci ha inondato di tecnologia low cost, ha fatto del suo stile la nostra moda in ogni possibile ambito e sfornato una miriade di film e telefilm, solo in apparenza simpatici da vedere ma in cui è stato infuso il potere subliminale di plasmare e uniformare le afflitte intelligenze del nostro tempo.
Ci siamo scoperti all'improvviso vegetariani, poi perfino vegani, paradossalmente fino a poco prima ignari non soltanto del neologismo ma dei suoi ipotetici e presunti effetti. Abbiamo capito che una automobile normale non poteva più essere per noi: ed eccoci a bordo di veri e propri autobus per andare da casa al più vicino supermercato. A quanto pare la famiglia numerosa deve possederne almeno uno... così anche questo messaggio è passato. Poi abbiamo pensato (o ce lo hanno inculcato?...) quanto fosse "figo" tatuarsi e arredarsi il corpo con protesi metalliche varie, abbiamo strappato i pantaloni e li portiamo sotto la cintola come i bifolchi di passata memoria. E per finire, nel clima del delirio più sublime ci sentiamo illuminati d'immenso e in piena espansione di coscienza tutte le volte che ci vendono "hare hare a mille lire" e offrono corsi di patetica new age: di nuovo puro marketing, nient'altro che spiritualità made in USA venduta un tanto al chilo. Tiziano Terzani, docet: leggetelo e troverete a riguardo approfondimenti documentati e informazioni sensazionali.
È di questi giorni la notizia che una bambina piccola, figlia di genitori vegani, sia finta in ospedale per malnutrizione. Solita bagarre tra chi fa una serie infinita di distinguo. Tra chi è pro o contro certe diete. La cosa è irrilevante: noi viviamo in una determinata area, apparteniamo a una precisa etnia e abbiamo alle spalle una catena di abitudini antropologiche che scardinare solo perché un business lo suggerisce per il proprio profitto può rivelarsi non proprio la migliore delle idee. Il filosofo Gurdjieff, grande maestro di spiritualismo, metteva in guardia circa i rischi di tutta una serie di pratiche a imitazione orientale, area assai distante da noi sul piano biogenetico.
Posto che ciascuno è libero di operare le proprie scelte, proprio per amore di quella libertà dovrebbe accertarsi se invece non sta cadendo in trappole ancora più insidiose di quelle che vorrebbe scansare. Lo so, è difficile trovare il bandolo della matassa: tuttavia ciò che appare all'improvviso e suscita esigenze di massa inspiegabili è solo il prodotto di un raffinatissimo lavoro di marketing. Se questo si fermasse al fatto che il costo di una pera cosiddetta biologica si avvicina a quello del caviale poco importerebbe, dato che i soldi si possono buttar via a piacimento. Preoccupa invece davvero la trasformazione dell'etica e della morale spicciola delle persone che come nel caso di quella americana sta diventando schizoide e a due velocità, spesso incline a rappresentare una realtà poco corrispondente alla verità dei fatti.
Mi viene in mente la trasmissione di Radio24 di questi giorni che ha preso di mira un poveretto "colpevole" di aver pensato bene di salvarsi la pelle restando nascosto in giardino dietro a un cespuglio. La moglie, rimasta dentro al ristorante, non ce l'ha fatta. Mi domando: dov'è il problema? Eppure, forse mi pare di capire: secondo i codici da telefilm americano l'uomo normale, il signor nessuno del quotidiano, uno come chi scrive insomma, si sarebbe dovuto trasformare in eroe facendo irruzione nel locale impugnando il cellulare che portava con sé contro i terroristi... Suvvia!
A parte il fatto che in situazioni del genere le reazioni sono incontrollabili e difficilmente prevedibili razionalmente, con miliardi di variabili, non riesco a condividere la tesi a tema della trasmissione volta a dimostrare la codardia maschile per il semplice motivo che la paura resta una delle emozioni meno padroneggiabili in assoluto. Diverso è il caso di chi indossa una divisa, di chi svolge un ruolo ben preciso: lì le cose cambiano, perché il rischio fa parte del lavoro. Ma l'uomo della strada che ormai come "estrema ratio" arriviamo a immaginarci perfino vegano, sempre meno virile, lontano da ogni cattiva abitudine (?), convinto che così rasenterà l'immortalità non è né sarà mai Clint Eastwood, nemmeno dei poveri. Sarà uno che appena sente sparare, lui ormai stralontano dalle proteine aggressive della carne, confuso da propagande di genere, nauseato da uno sbuffo di sigaro, se la farà giustamente sotto. Come me...