Le ricerche scientifiche

Dimmi che nome darai al bebè e ti racconterò che destino avrà

Dimmi che nome darai al bebè e ti racconterò che destino avrà
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Breve e facile da pronunciare. Parliamo del nome di battesimo, quello scelto da mamma e papà che ci portiamo addosso per una vita intera, che non sarebbe solo lo strumento numero uno per la nostra identificazione, ma decreterebbe anche parte del successo professionale o del destino della persona che lo porta. Almeno secondo le più recenti e originali ricerche americane o inglesi sull’argomento, a tal punto che Oltremanica sta nascendo una nuova figura professionale: il consulente del nome. Strano ma vero.

Il pentimento. Sembra impossibile da credere, eppure esisterebbe anche il rimpianto verso il nome. Quello scelto e dato al proprio bebè: lo ha confessato in una indagine ad hoc, pubblicata sul quotidiano Independent online, una mamma inglese su cinque, e di queste un terzo se ne sarebbe pentita entro le prime sei settimane. Ma purtroppo, fatto il danno, quel nome resterà appioppato al pargolo a vita, a meno che non si intenda investire denaro, tempo e burocrazia per cancellarlo e ribattezzare diversamente il bebè. Di quel particolare pentimento confessato qualcuno se ne sta pure commercialmente e professionalmente approfittando, a tal punto che Oltremanica starebbero nascendo come funghi i consulenti del nome. Nuove figure professionali specializzate che consigliano a mamma e papà il nome che fa al caso del proprio bebè: quello cioè che, per una combinazione di fattori misteriosi, sembrerebbe assicurare al bambino o alla bambina una carriera di successo o un destino associato alle fortunate iniziali o alle caratteristiche di quel nome specifico.

 

 

Bizzarrie scientifiche. Ad alimentare l’originalità della cosa ci si è messa pure la scienza, che avrebbe studiato e riportato teorie sui nomi. Ovvero: le iniziali del nome, ma anche la lunghezza o il significato intrinseco, influenzerebbero il futuro, le scelte di vita di chi ne è portatore e persino il successo professionale. Quest’ultimo, in particolare, secondo quanto riportato da una ricerca della New York University, sarebbe favorito se il nome è facile da pronunciare, mentre la Shippensburg University, in Pennsylvania (Stati Uniti), già nel 2009 asseriva che il comportamento individuale, più o meno retto, ovvero dalla legalità fino alla delinquenza, sarebbe in parte determinato dal nome, a seconda che sia più popolare, ed in questo caso influenzerebbe la persona ad essere meno rispettosa delle convenzioni e delle legalità, rispetto a nomi classici, che manterrebbero invece chi ne è portatore più sulla retta via. Non ultimo un nome bisex: affibbiato a un maschietto aumenterebbe le probabilità di una sospensione da scuola per atteggiamenti poco sociali.

 

 

La lunghezza del nome. Anche quest’ultima farebbe la differenza sul successo, specie professionale, del portatore. Nel 2011 LinkedIn, il social network specializzato nelle relazioni e profili lavorativi, valutando gli ambiti di realizzazione professionale di oltre 100 milioni di utenti anglosassoni, avrebbe scoperto che le persone a capo di grandi industrie avevano nomi molto brevi. Coincidenza che ha fatto pensare che i monosillabici Bob, Jack o Bruce, un peso industriale lo dovevano pure avere nel decretare questa propensione lavorativa, mentre avrebbe evidenziato che fra le Deborah, Cynthia e Carolyn si nascondevano donne dotate di maggior apertura, positività e volitività. Dunque al femminile, rispetto a quanto accade per gli uomini, sarebbe opportuno scegliere nomi un po’ più espansivi e medio-lunghi se si vuole mettere una prima ipotesi sulla credibilità professionale. Meglio comunque optare per nomi comuni piuttosto che originali e bizzarri, perché secondo uno studio della Marquette University, In Wisconsin, rappresenterebbe una migliore presentazione per una probabile assunzione.

 

 

E le iniziali, specie del cognome? Contano pure loro. Infatti le prime lettere dell'alfabeto, in ambito scolastico, secondo una analisi pubblicata sull'Economics of Education Review, favorirebbe risultati e performance accademiche migliori, a dispetto delle ultime lettere della lista che invece indurrebbero a comportamenti più compulsivi, specie riguardo allo shopping. Gli esperti spiegano il fenomeno asserendo che gli ultimi dell’elenco tenderebbero all’acquisto nel timore di perdere l’occasione, essendo costretti sempre a rincorrerla, proprio in funzione della posizione alfabetica. E se poi le iniziali dei colleghi fossero uguali alle proprie, questo potrebbe aiutare a lavorare con più in sintonia, stando a ai risultati di una ricerca della Wisconsin School of Business. Infine uno studio tedesco, uscito sulla rivista Psychological science, avrebbe invece valutato  la ‘nobiltà’ del cognome scoprendo che i Kaiser, che in italiano significa imperatore o i Konig, cioè i re, avevano nel Dna più probabilità di diventare manager o uomini importanti piuttosto che degli impiegati o occupare delle posizioni subalterne cui arrivavano invece soprattutto i Koch, che significa cuoco o i Bauer, gli agricoltore.

Scelte di coppia. Il cognome influenzerebbe persino l’attenzione al partner. Un'analisi dell’americana Columbia University dimostrerebbe infatti che si tende a sposare un compagno che ha le medesime sonorità del proprio o che suona molto simile.

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