Il Trono di spade sbanca tutto
Il Trono di Spade si è aggiudicato questa notte il record di serie televisiva più premiata: è arrivata a totalizzare nelle sue sei stagioni la bellezza di 38 riconoscimenti. In questo modo, la serie tratta dalle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco di George R. R. Martin è diventata la più premiata nella storia degli Emmy (record finora detenuto dalla commedia Frasier). Game of Thrones (questo il titolo originale) ha vinto il premio come miglior serie drammatica e altri due come miglior sceneggiatura (a David Benioff e D. B. Weiss). In tutto ha strappato 12 Emmy, proprio come lo scorso anno. Il che porta il totale a 38.
Ma qual è il segreto di questa saga strana, fuori dal tempo, che piace ai giovani, di una violenza a volte davvero splatter? Il successo sta nell’aver saputo cavalcare con grande qualità la domanda di fantasy che attraversa il grande pubblico. Game of Thrones ha infatti il marchio di HBO, il canale televisivo statunitense via cavo che ha firmato alcuni dei più importanti successi seriali degli ultimi anni: I Soprano, Sex and the City, Boardwalk Empire, Vinyl, solo per citarne alcuni. Come ha spiegato una delle maggiori esperte italiane di serie tv, «Il Trono di spade è figlio della cosiddetta “cinematic television”, di cui HBO è stata l’apripista fin dagli anni Settanta; è fatta di temi originali e spesso scabrosi, sceneggiature complesse, personaggi densi, regia, fotografia e montaggio di livello cinematografico, attori da Oscar».
Secondo una recente ricerca di Sky UK, Game of Thrones genera più di ogni altra serie il fenomeno cosiddetto Fomo (fear of missing out), cioè la paura di restare esclusi dalla conversazione social. Il che obbliga molti fan alla vile menzogna: pur di non confessare di non aver visto una puntata, tanti preferiscono, come a scuola, ricorrere al bigino: un riassunto in rete (persino l’autorevolissimo New York Times li pubblica regolarmente dopo ogni puntata), una sbirciata ad uno spoiler, un’occhiata di straforo alla pagina facebook del programma. GoT è un must, insomma. Non è ammissibile non conoscerla o non guardarla, perlomeno presso il pubblico più giovane.
Ma per capire il successo di Game of Thrones non c’è niente di più chiaro della voce che lo riguarda su Wikipedia. Una pagina immensa in cui la serie viene definita «un grande mondo immaginario costituito principalmente dal continente Occidentale (Westeros) e da quello Orientale (Essos). Il centro più grande e civilizzato del continente Occidentale è la città capitale Approdo del Re, dove si trova il Trono di Spade dei Sette Regni. La lotta per la conquista del trono porta le più potenti e nobili famiglie del continente a scontrarsi o allearsi tra loro in un contorto gioco di potere». Poi seguono pagine e pagine. Intanto la stagione 7 slitterà dalla primavera all’estate. L’inverno è arrivato (Winter is coming, l'hook delle stagioni recenti) e la premiata ditta Benioff & Weiss ha deciso di spostare le riprese più avanti affinché il clima sul set corrisponda con maggior credibilità a quello della finzione. Ed è anche questa qualità #nofilter nell’era digitale ad avere sedotto il pubblico ma anche convinto gli addetti ai lavori.