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Il film da vedere nel weekend Inferno, dalla penna di Dan Brown

Il film da vedere nel weekend Inferno, dalla penna di Dan Brown
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Regia: Ron Howard.
Cast: Tom Hanks, Felicity Jones, Irrfan Khan, Omar Sy, Ben Foster, Sidse Babett Knudsen, Ana Ularu, Ida Darvish, Wolfgang Stegemann.
Dove vederlo a Bergamo e provincia: qui.

 

Il codice da Vinci (2003), di Dan Brown è stato uno dei casi letterari (se non il caso letterario) dei primi anni Duemila. Un thriller avvincente che ha tenuto i lettori di tutto il mondo incollati alle sue pagine e che, nel 2006, è stato adattato da Ron Howard in un fortunato lungometraggio cinematografico. Gli ingredienti del cocktail in effetti erano tutti misurati alla perfezione: c’era una storia avvincente con un protagonista carismatico, la tensione era gestita egregiamente e, cosa forse più importante, si rispolverava la fascinazione per il genio rinascimentale di Leonardo, i cui misteri sono ancora oggi fonte di estremo interesse per gli storici dell’arte e per il grande pubblico. In virtù del successo ottenuto, Howard (già autore di film come A beautiful mind, solo per citare forse il più celebre) è stato poi reclutato per dirigere Angeli e demoni ed oggi torna in sala con Inferno, terzo adattamento delle opere di Brown ad essere da lui diretto.

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Omar Sy
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Protagonista è il professor Langdon, esperto di simbologia. Risvegliatosi a Firenze e confuso su quanto gli è avvenuto, entra ben presto in una spirale di mistero legata al disperato tentativo di salvare la Terra dalla diffusione di un virus letale. Tom Hanks ritorna, per la terza volta, a vestire i panni di Langdon, di nuovo chiamato a confrontarsi con i più intricati misteri. Un’impresa ardua, così come arduo appariva il tentativo del regista di adattare il romanzo omonimo di Brown, best-seller internazionale fortemente radicato nella cultura e nell’arte italiane (anche più del già fortunato Codice). Per evitare di realizzare un film che riprendesse il romanzo punto per punto, Howard ha deciso (saggiamente) di mettere in piedi una sceneggiatura più libera.

Il risultato, va detto subito, è assolutamente soddisfacente. Per fortuna, perché sarebbe stato spiacevole vedere depotenziato quello che ad oggi appare come uno dei migliori lavori di Brown. Così Inferno si snocciola attorno al tentativo di Langdon di salvare il pianeta dal tentato genocidio di uno scienziato pazzo (poteva essere altrimenti?), intenzionato a porre un freno alla sovrappopolazione del globo. Lo fa con la sua solita astuzia e muovendosi come un turista abitudinario per le vie di Firenze, che diventa teatro per la messa in scena del suo ingegno. E, mentre davanti ai nostri occhi si dispiega la bellezza degli spazi fuori dal tempo del capoluogo toscano, la ricerca di Langdon è punteggiata da allucinazioni inquietanti che rendono conto, seppure in maniera assai condensata, di quella visionarietà che caratterizzava già l’opera dantesca cui il romanzo e il film fanno costante riferimento.

 

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Inferno è un film coerente con le proprie premesse e che, con grande capacità, riesce a ispirarsi al romanzo senza esserne una copia. Soprattutto, e questo è forse il suo merito migliore, riesce ad esplicitare con forza alcuni elementi di estrema attualità, che rendono possibile leggere gli eventi come una drammatizzazione narrativa di una tendenza che ha animato, nel recente passato, una certa parte del dibattito politico. Anche riconoscendo la nostra mancanza di senso storico, non sarà difficile collegare il disegno omicida dello scienziato antagonista di Langdon con le parole sprezzanti di certi politicanti (francesi), che avevano liquidato la diffusione del virus ebola in Africa come «un ottimo modo di combattere la sovrappopolazione».

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