Come fa una mamma di tre bimbi a prepararsi per correre la maratona più famosa del mondo? Lara Birolini, giovane mamma maratoneta residente a Torre Boldone, ce lo ha spiegato pochi giorni dopo aver terminato la corsa nella Grande Mela.
La famiglia e i bambini. Seduta sul divano di casa sua, è ancora pervasa dalle endorfine prodotte da questa avventura appena vissuta e con entusiasmo incomincia a raccontare: «Sono sempre stata amante della corsa, fin da piccola ho partecipato a gare amatoriali, nel periodo dell’università la corsa mi serviva a scaricare la tensione. Ho poi conosciuto colui che è diventato mio marito, anche lui praticante di diverse attività sportive, e con l’arrivo dei bambini non ho più potuto dedicare tempo alla mia passione».
Il ritorno alla corsa. Nel frattempo i bimbi corrono per casa e non è difficile capire da chi hanno ereditato: «Una volta che i figli sono cresciuti ho subito ripreso la mia attività, prima correndo piccole distanze poi, seguendo tabelle di allenamento specifiche e sempre in modo autonomo, ho deciso di allungare le distanze fino a convincermi di essere in grado di puntare a correre una maratona». Nel suo racconto traspare l’entusiamo per questa passione: «Dopo il secondo figlio, in accordo con mio marito, ho deciso di dedicarmi a tempo pieno alla famiglia e quindi adesso, una volta che i figli sono a scuola, riesco a organizzare la mia giornata dedicando sempre il tempo necessario agli allenamenti anche perché correre per me è un piacere. Nel 2012 ho corso la mia prima maratona a Milano, negli anni successivi ho partecipato a quelle di Torino e Firenze; a gennaio di quest ’anno, in occasione dell’anniversario di matrimonio con mio marito abbiamo deciso di iscriverci alla maratona più emozionante e partecipata del mondo».
La maratona di NY. Gli occhi di Lara brillano nel ricordo dei giorni passati a New York: «Siamo arrivati nella Grande Mela un paio di giorni prima della corsa e subito abbiamo percepito un’atmosfera particolare in città. Decine di migliaia di persone camminavano per le strade e non era difficile individuare tra questi chi avrebbe partecipato alla corsa, i cittadini newyorchesi ci hanno accolto in modo coinvolgente, la città sembra fermarsi in attesa dell’evento». E si arriva al racconto della giornata del 6 novembre, il D-day per Lara e suo marito: «La notte prima della gara è stato difficile prendere sonno e la sveglia puntata molto presto, alle 4, non è sicuramente stata d’aiuto. Abbiamo fatto una bella colazione e poi ci siamo recati, insieme agli altri 72mila runner presenti, verso il Ponte di Verrazzano, dove abbiamo preso posto in attesa della partenza. Quando il lungo serpentone di corridori davanti a noi ha preso il via è iniziata la gara e quello che subito mi ha colpito è stato il grande entusiasmo della gente a bordo strada fin dai primi metri. Sul mio pettorale avevo scritto il mio nome, sentirmi chiamare a voce alta per tutto il percorso è stata una grande emozione.
Dal punto di vista atletico la gara è stata molto più dura rispetto alle mie aspettative, il percorso ondulato in particolare negli ultimi dieci chilometri mi ha messo parecchio in difficoltà, le camminate dei due giorni precedenti e il jet lag si sono fatti sentire, ma il mio obiettivo era terminare la gara e sono molto soddisfatta di aver percorso i fatidici 42.195 metri in poco più di 3ore 24minuti». Non è necessario fare domande, la mamma runner continua nel suo racconto: «Una volta terminata la corsa e ricevuta la medaglia, indossata e ben in vista fino al volo di ritorno, abbiamo vissuto la città per altre 48 ore e lo sguardo dei newyorkesi è sempre stato quello di ammirazione nei nostri confronti, come se fossimo degli eroi». Mentre Lara termina di raccontare la propria esperienza sui fornelli cuoce un gran piatto di pesce, i bimbi reclamano le attenzioni della mamma e allora ci lasciamo con la promessa di ritrovarci prossimamente per raccontare nuove esperienze vissute, sempre in corsa.