Il bel discorso a Palazzo Chigi

L'Italia ha detto no, Renzi lascia

L'Italia ha detto no, Renzi lascia
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Rien ne va plus, les jeux sont faits. È finita così la lunga notte del referendum: tutte le quasi 70mila sezioni sono state scrutinate, per un totale di 50.709.531 elettori, il dato dell’affluenza ha registrato un (altissimo) 65,5 percento. E il no ha vinto con il 59,1 percento dei voti (in totale, 19.419.507, contro i 13.432.208 del ). Poco dopo la mezzanotte, Renzi si è presentato a Palazzo Chigi, dove, in un bel discorso ufficiale di dieci minuti, ha annunciato che lascerà poltrona e incarico, rimettendo l’Italia nelle mani del Presidente della Repubblica Mattarella, cui si recherà oggi, lunedì 5, in giornata.

 

 

Il (bel) discorso di Renzi. Prima di parlare, Renzi ne ha dato l’annuncio con un pizzico di ironia in un «Arrivo, arrivo» corredato da emoticon sorridente, autocitazione del tweet postato il 21 febbraio 2014, giorno d'insediamento al governo. Poi, ha cominciato: «Oggi il popolo italiano ha parlato, ha parlato in modo inequivocabile. Ha scelto in modo chiaro e netto e credo che sia stata una grande festa per la democrazia. Le percentuali di affluenza sono state superiori a tutte le attese». Appena dopo, ha passato la palla agli avversari del fronte del no: «Il no ha vinto in modo netto, ai leader del fronte del No vanno le mie congratulazioni e il mio augurio di buon lavoro nell’interesse del Paese, dell’Italia e degli italiani. Questo voto consegna ai leader del fronte del No oneri e onori insieme alla grande responsabilità di cominciare dalla proposta, credo innanzitutto dalla proposta delle regole, della legge elettorale. Tocca a chi ha vinto, infatti, avanzare per primo proposte serie, concrete e credibili». Ha poi ringraziato tutta la squadra che in questi mesi ha lavorato per il , assumendosi in toto la colpa della sconfitta: «Dico agli amici del sì che ho perso io, non voi».

 

Qui il testo integrale del discorso di Renzi.

 

E poi, le dimissioni: «Nella politica italiana non perde mai nessuno, non vincono ma non perde mai nessuno. Dopo ogni elezione resta tutto com’è. Io sono diverso, ho perso e lo dico a voce alta, anche se con il nodo in gola. (...)Volevo cancellare le troppe poltrone della politica: il Senato, le Province, il Cnel. Non ce l’ho fatta e allora la poltrona che salta è la mia». Il premier ha poi ripercorso tutto il lavoro di questi mille giorni di Governo e si è commosso un po’ ringraziando la moglie Agnese e i figli. E infine, la chiusa dedicata ai giornalisti: «Sono stati mille giorni che sono volati, ora per me è il tempo di rimettersi in cammino, ma vi chiedo, nell’era della post-verità, nell’era in cui in tanti nascondo quella che è la realtà dei fatti, di essere fedeli e degni interpreti della missione importante che voi avete e per la vostra laica vocazione. Viva l’Italia, in bocca al lupo a tutti noi».

 

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Fonte: Repubblica.

 

L’esultanza del fronte del no. Gli avversari, naturalmente, non hanno atteso un attimo prima di festeggiare. Già all'una, sul blog di Grillo è apparso un post che inizia così: «Evviva! Ha vinto la democrazia. La risposta degli italiani come affluenza alle urne e come indicazione è stata netta. La propaganda di regime e tutte le sue menzogne sono i primi sconfitti di questo referendum. I tempi sono cambiati. La sovranità appartiene al popolo, da oggi si inizia ad applicare veramente la nostra Costituzione». DiMaio del M5S ha ribadito che «ha perso l'arroganza al potere. Noi al governo ci andiamo in un solo modo: con il voto dei cittadini. È finita l'epoca del governo dei tweet».

Salvini, proprio a suon di tweet, invece, ha naturalmente gioito, avanzando subito proposte per il futuro: dopo aver mandato un «ciaone» a Renzi, ha ringraziato il popolo che «partecipa e vince» e si è detto «pronto per essere messo alla prova» da un’eventuale consultazione elettorale, «con qualsiasi legge». Anche D’Alema, dalla minoranza per il no del Pd, ha commentato: «Capisco l'amarezza per la sconfitta e anche la dignità con la quale il presidente del Consiglio ha tratto le conclusioni».

 

 

Le reazioni dall’estero e i mercati. Mentre Marine Le Pen fa i complimenti a Salvini per il risultato, le pagine dei maggiori quotidiani esteri parlano di «dimissioni», «fallimento» e «populismo», con toni leggermente preoccupati. Osserva a tal proposito il Wall Street Journal: «Il voto rinforza la spaccatura, sempre più ampia, tra il contesto economico necessario per sostenere la moneta comune europea e la crescente marea del populismo nel continente». Gli fa eco il New York Times: «L’Italia è sprofondata in una fase di incertezza politica ed economica», ora c’è il rischio di «una rinnovata e verosimilmente contagiosa crisi finanziaria in Italia, dove le banche sono piene di crediti deteriorati e gli investitori saranno cacciati dal ritorno dell’instabilità italiana».

Si fanno sentire infatti i primi cedimenti economici: l’euro è sceso, arrivando ai livelli di marzo 2015, ovvero ai minimi da venti mesi a questa parte, e sotto i livelli del post-Brexit, a 1,0560. E si attendono le reazioni dei mercati.

 

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E adesso che succede? Il Consiglio dei Ministri, con la composizione attuale, è stato riunito lunedì 5 per l’ultima volta. Poi Renzi si è recato da Mattarella per rassegnare le sue dimissioni da capo del governo. Avere certezze su quel che accadrà ora è praticamente impossibile, ma ci sono alcuni punti fermi, che Il Post ha presentato nel dettaglio. Naturalmente, Mattarella ha accettato le dimissioni di Renzi, chiedendogli di restare in carica fino all'approvazione della legge di bilancio. Un Renzi bis, checché ne dicano i complottisti, è da escludere: il premier ha cancellato tutti gli impegni istituzionali e con il brindisi di palazzo Chigi di lunedì pomeriggio ha ribadito: «Il mio obiettivo è togliermi subito di qui. Sembra assurdo ma non riesco ad andarmene. Di solito i miei predecessori facevano le barricate per restare, io invece voglio togliermi di torno e non ce la faccio». Ora la palla è nelle mani di Mattarella, che dovrà avviare quanto prima le consultazioni.

 

 

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