Aspettando le elezioni?

Gli ultimi errori di Matteo Renzi (che ora ha decisamente fretta)

Gli ultimi errori di Matteo Renzi (che ora ha decisamente fretta)
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Perché Matteo Renzi ha così fretta? Ha appena perso con percentuali impreviste e abbastanza disastrose il referendum e ora già vuole stringere i tempi per le elezioni politiche. Ieri è salito al Quirinale per rassegnare le dimissioni, ma ha accettato l’invito di Mattarella a restare in sella sino all’approvazione della Legge di Stabilità. Renzi ha fretta perché si è fatto un’idea precisa circa la batosta di domenica. Ha capito di aver compiuto un clamoroso errore e di essersi infilato per sua scelta nel cuore di quel ciclone anti establishment che sta terremotando tanti sistemi politici, da quello inglese sino a quello americano.

 

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Il voto di domenica infatti è da analizzare, più ancora che per le percentuali di no, per la partecipazione record degli elettori. È stata un’espressione clamorosa di pubblico scontento rispetto alla situazione e all’incapacità del governo di affrontare alcuni nodi drammatici che stanno impoverendo l’Italia. Quando si va a confronti di questo tipo, è chiaro che qualsiasi governo finisce sulla graticola. Tanto più in una situazione come quella italiana di crisi perdurante.

In questa chiave, il voto si presta quindi ad altre letture. Ad esempio Renzi potrebbe essersi fatto l’idea che è vero che il 60 percento ha di fatto votato contro di lui e che quindi le opposizioni hanno fatto il pieno, ma in quel 60 percento coabitano tante forze politiche. È un 60 percento che tradotto in voti elettorali sarà dilaniato dalla spartizione tra grillini, centrodestra, opposizione di sinistra. Dall’altra parte, invece, il 40 percento di , per quanto del tutto sotto le attese, è interamente di Renzi. Così il premier potrebbe essersi fatto l’idea che chi ha votato al referendum tendenzialmente è pronto a votarlo anche alle politiche. Se poi pensiamo che difficilmente una tornata elettorale raggiungerà livelli di votanti come quelli di domenica, il ragionamento di Renzi si fa più convincente: un eventuale calo dei partecipanti andrebbe con ogni probabilità a discapito delle forze che hanno fatto il pieno del voto “arrabbiato”.

 

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A tutto questo va aggiunto un altro dettaglio che non è da mettere in secondo piano. L’uscita di scena di Renzi, con il suo discorso di mezzanotte dopo il voto, è piaciuta agli italiani. Ha riproposto l’immagine del leader nuovo: quella del rottamatore. Solo che questa volta si trattava di rottamare se stesso. Renzi non ha esitato e, anticipando tutti, ha mantenuto la promessa, annunciando che si sarebbe tolto di torno. Le reazioni del popolo di Facebook sono emblematiche: applausi convinti al leader che proprio il popolo di Facebook aveva appena giubilato con il voto.

 

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Infatti, tra gli errori fatti da Renzi, c’è stato quello di non aver tenuto sott’occhio lo stato d’animo che emergeva dalla rete e che avrebbe quanto meno indotto a un cambio nella strategia elettorale (Jim Messina, il guru obamiano ingaggiato, qualche colpa ce l’ha...). Non è un caso che la percentuale di no nella fascia degli elettori giovani sia stata clamorosa (80 percento) e che proprio dai giovani sia venuto un consenso rispetto all’autorottamazione.

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