Dal Corriere della Sera

«Prego più per il povero Omar che per mio figlio Michele»

«Prego più per il povero Omar che per mio figlio Michele»

È stata la mattina del silenzio. E del dolore. Alle 10 circa di sabato 10 dicembre, a Grumello del Monte, si è svolta la cerimonia laica di addio a Omar Diop, il ragazzo di appena 19 anni (ne avrebbe compiuti 20 il giorno di Santa Lucia) che è stato investito e ucciso alle 2.30 circa di giovedì 8 lungo viale Lega Lombarda, all’esterno della discoteca Costez, l’ex Nikita. Una vita stroncata proprio nel momento in cui stava iniziando ad andare verso il futuro. Diop, infatti, aveva da poco trovato lavoro come operaio alla Iti di via Molinara, a Grumello, il suo paese sin dal 2001, quando mamma Federica Corrias e papà Diama Fall Diop avevano deciso di lasciare la Sardegna. Diplomatosi come elettricista al Centro di formazione professionale di Trescore pochi mesi fa, il suo diploma era ancora alla segreteria dell’istituto. Non ha neppure fatto in tempo a ritirarlo. Ci sarebbe dovuto andare proprio mercoledì, ma aveva fatto tardi a lavoro e così la serata s’era subito trasformata nella nottata insieme agli amici di sempre, quelli che nelle ultime ore hanno postato messaggi di dolore sulla pagina Facebook dello stesso Omar.

I carabinieri stanno ancora ricostruendo quanto accaduto quella tragica notte, anche se la dinamica pare essere abbastanza chiara. Omar era appena uscito dal cancellino che delimita il parcheggio della discoteca Costez e pare si stesse recando a prendere un panino in un bar situato di fronte al locale, nel piccolo centro commerciale. L’uscita del cancello dà proprio sulla strada. Improvvisamente una Mercedes proveniente da Chiuduno lo ha preso in pieno, facendogli fare un volo di trenta metri. Omar è morto sul colpo. È ancora da chiarire se il 19enne stesse attraversando in un tratto privo di strisce pedonali o se sia stata invece l’auto a “invadere” il bordo della carreggiata. Di certo la Mercedes andava a velocità sostenuta visto la violenza dell’impatto e i danni riportati dalla vettura. Alla guida c’era Michele Bezzi, 25enne anche lui di Grumello. I successivi test compiuti dalle autorità hanno appurato che il giovane aveva bevuto: nel sangue gli sono stati trovati 1,88 grammi di alcol per litro di sangue. Essendo sopra l’1,5, è scattato l’arresto immediato, come prevede la nuova legge sull’omicidio stradale. Non ha tentato la fuga, fortunatamente. S’è fermato insieme agli amici che erano in auto con lui, ha chiamato i soccorsi e le forze dell’ordine. «Non l’ho visto, non l’ho visto…» ha ripetuto più volte Bezzi mentre veniva portato via. Ora rischia dagli 8 ai 12 anni di carcere.

La famiglia Bezzi, a Grumello, è conosciuta e rispettata. Vive in una villetta poco distante da quella in cui abita la famiglia di Omar. È lì che Maddalena Berbenni, giornalista del Corriere della Sera, è andata a intervistare Valeria Marchiori, madre di Bezzi, il maggiore dei suoi tre figli. «In caserma ho chiesto di vedere la foto di Omar – racconta -. Pregando, voglio accompagnarlo in questo passaggio». Marchiori si fa forza, ma il volto tradisce il dolore che anche lei sta provando in questo momento. Sebbene, infatti, suo figlio non sia morto – come lei stessa ricorda («Lui è vivo. Siamo anche noi sotto choc, ma io credo che nulla capiti per caso. Certo, è durissima, ma dobbiamo reagire») -, la sofferenza è purtroppo entrata con forza anche nella famiglia Bezzi. La donna non si nasconde dietro ipocrisie e ammette che «Michele dovrà pagare ed è pronto ad assumersi le sue responsabilità», ma allo stesso tempo sottolinea come ci siano «alcuni aspetti su cui chiediamo sia fatta chiarezza. Come il cancellino da cui è passato Omar, che pare sia abusivo, eppure è sempre aperto, i ragazzi lo sanno. Come il fatto che l’auto è danneggiata a sinistra. Strano, se è vero che il ragazzo era ai bordi della strada, sulla destra».

Marchiori ricostruisce poi la serata del figlio: «Aveva giocato a calcetto, poi era andato a mangiare una pizza con i suoi amici di squadra, per Natale. L’amico che gli era accanto a tavola sostiene che Michele avesse bevuto due birrette. Ha lasciato il ristorante prima di Michele, però, quindi è possibile che in quell’arco di tempo abbia bevuto ancora qualcosa». Era ubriaco, quindi? La madre del ragazzo, sebbene consapevole delle sue colpe, non riesce a immaginare il proprio figlio come un delinquente: «Escludo che abbia esagerato, non beve mai. Non è un ubriacone, un drogato o un delinquente». Le lacrime arrivano solo quando la giornalista le chiede di quella sera: «Michele ha abbracciato suo padre, gli diceva: “Scusa papà, cosa ho combinato?”. Ma non piango per lui, lui è vivo. Omar no, anche se io so che è in pace. Lo sento». Ed è a Omar e alla sua famiglia, infatti, che la donna rivolge le sue ultime parole: «Andremo a parlare con la famiglia di Omar, lo farà anche Michele. Ci andrei subito, ma ho pensato che adesso sia giusto fare un passo indietro. Voglio però dire loro che gli sono vicina, soprattutto alla mamma. E che prego per Omar più che per mio figlio».