I capolavori segreti del Baschenis custoditi in una casa a Levate
Giancarlo Armanni è un cittadino bergamasco, originario di Verdello, ma residente ormai da sessantanni in una “nobile” casa, che si trova nella storica via Cavalleri in quel di Levate. Alla tenera età di 14 anni, il piccolo Giancarlo si trasferì in questo paese, dove la sua famiglia, attratta dagli orti e dai giardini, comprò la villetta al civico 4. Apparteneva alla dinastia dei Boronei, importante casata di Bergamo, i quali erano soliti soggiornare a Levate durante il periodo estivo.
Gli affreschi nascosti. Ma gli Armanni, allora, non immaginavano che, all’interno della casa acquistata, ci fossero gli affreschi di un illustre artista bergamasco, Pietro Baschenis da Averara. «Non potevamo sapere della presenza di quegli stucchi perché le pareti erano completamente rivestite di calce, copertura fatta probabilmente ai tempi della peste al fine di disinfestare l’abitazione. Solo quando iniziarono i lavori di ristrutturazione scoprimmo tutto questo», racconta oggi il signor Giancarlo indicando le bellissime opere.
La scoperta. Il primo ciclo di affreschi, con soggetto mitologico, affiorò nel 1984 e venne restaurato dall’architetto Villa e documentato con sensibilità da Cortesi Bosco. «Solo mia mamma ebbe modo di scoprire insieme a me la bellezza di queste arti, perché purtroppo papà era già scomparso da qualche tempo - racconta teneramente Armanni -. Ricordo che, alla notizia, rimanemmo stupiti. Noi siamo gente umile, come la maggior parte delle famiglie bergamasche. Ci piaceva questa abitazione per gli spazi verdi che offriva, tra orti e giardini, e sulla quale poter lavorare. Non immaginavamo potesse avere anche un valore artistico».
Dodici anni dopo quella prima scoperta, lo stesso restauratore portò alla luce altre pitture raffiguranti grottesche tipiche del repertorio del Baschenis, già utilizzate a Leffe, in casa Galizzi, e a Bergamo, in una biblioteca civica e nella ex casa Bonoreni. Tra i frammenti, visibili tuttora, compare tra lo stemma della nobile casata dei Bonoreni, che ci riporta a Bergamo, e a una connessione non priva di coerenza nella scelta di soggetti mitologici e letterari alti.
Per quanto il signor Armenni si sia trovato ad abitare in una casa decorata da uno dei più noti artisti orobici a sua insaputa, attualmente il pensiero di potere vendere la sua proprietà a qualche appassionato di arte non gli passa minimamente per l’anticamera del cervello: «Fino a che sarò in vita non ho intenzione di privarmi della casa, anche se, ovviamente, succede che visitatori, persone di passaggio a Levate, mi chiedano di poter entrare per ammirare questi scorci decorativi».
Un luogo a sé, di un altro tempo. Armanni non avrà forse sviluppato la sua educazione artistica in qualche Accademia di belle arti, ma è uno dei più conosciuti falegnami del paese, si diletta nell’intaglio e nella lavorazione del legno, due attività che fanno di lui un umile, ma bravissimo “operaio” della materia. A testimonianza di ciò, le sculture in legno che sommergono la sua veranda, una volta adibita a portichetto. Inoltre, lo stemma posto sopra all’entrata del portone è stato realizzato proprio da lui, mosso dalla passione per la lavorazione del legno e, soprattutto, dall’amore che lo vincola alla sua piccola ma accogliente abitazione.
Un luogo a sé, che sfugge alla modernità non solo in termini di costruzione, ma anche in fatto di valori: in un mondo in cui la tecnologia ci strania da tutto e da tutti, è bello trovare eccezioni in cui la manualità e l’ammirazione per l’arte divengono il principale mezzo di comunicazione con il mondo che ci circonda. Se vi dovesse dunque capitare di passare per Levate, abbiate il coraggio di suonare al citofono del signor Armanni. Attraverso il suo racconto avrete modo di riassaporare uno dei mestieri più antichi e, al contempo, deliziarvi di scorci architettonici e pittorici che non si possono trovare in nessun museo. Resterete di stucco…è un Baschenis trucco!