E se Caravaggio avesse imparato a Bergamo ritratti e nature morte?

Vi dice niente il nome di Gian Paolo Lolmo? Ebbene, d’ora in poi è opportuno approfondirne la conoscenza e soprattutto rivederne i giudizi. Per i tanti che non sanno niente di lui, diciamo che si tratta di una artista vissuto a Bergamo, nato probabilmente nel 1550, morto certamente nel 1595. Un pittore che ebbe una certa importanza nella stagione in cui il mattatore era indubbiamente e giustamente Giambattista Moroni. Ma Lolmo ebbe comunque la credibilità sufficiente per aggiudicarsi un’importante commessa per la Basilica di Santa Maria Maggiore: ancor oggi cinque sue tele sono custodite nella cappella detta "del Voto". Ma perché si torna a parlare di questa figura minore della pittura bergamasca? Perché, secondo quanto riferisce un libro che raccoglie gli studi dedicati al giovane Caravaggio (appena pubblicato da uno storico dell’arte, Franco Moro), il grande Michelangelo Merisi nella sua formazione sarebbe stato a bottega anche dal Lolmo.
Ciclo di dipinti di Gian Paolo Lolmo già nella villa Terzi a Gorle.




È una tesi che susciterà tante discussioni e che in un certo senso restituisce Caravaggio al suo territorio di origine, dopo che, qualche anno fa, il ritrovamento dell’atto di battesimo in quel di Milano, aveva cancellato per sempre l’idea che fosse nato nella città da cui ha preso il nome. Caravaggio non era nato a Caravaggio, perché i suoi genitori in quel 1571 erano emigrati per ragioni di lavoro a Milano (il padre lavorava ai cantieri del Duomo) e abitavano nei pressi dell’attuale Università Statale. Michelangelo Merisi fu infatti battezzato nella chiesa di Santo Stefano, tutt’ora esistente.
Fu talento molto precoce, al punto che il padre lo mandò a bottega appena dodicenne da Simone Peterzano, un artista veneziano che si era ben insediato a Milano. Sarebbe stata proprio la vicinanza con Peterzano ad indurlo a fare un viaggio di formazione che, secondo le tesi di Franco Moro, avrebbe avuto un’importante tappa bergamasca. Ma in mancanza di documenti cosa porta a supporre che proprio dal Lolmo il Caravaggio fosse andato a scuola? Per Moro è qui che Caravaggio approfondisce il tema del ritratto: Lolmo era stato sicuramente a stretto contatto con Moroni (che era morto nel 1578) e Moroni è il più importante innovatore nell’arte del ritratto. Un ritratto non retorico, non celebrativo, ma sempre realista, com’era nelle corde di Caravaggio.
Alcuni ritratti ad opera di Gian Paolo Lolmo.




C’è poi un altro nesso, abbastanza intrigante. Lolmo dipinse per la villa dei marchesi Terzio a Gorle un ciclo con le quattro stagioni. Gli studiosi hanno sempre guardato con attenzione a queste opere perché alcuni dettagli permettono di attribuire proprio a Lolmo una serie di piccole nature morte dipinte a Bergamo in quegli anni e rimaste sempre senza un autore. La natura morta come soggetto era ancora molto rara e l’idea che Caravaggio abbia potuto “scoprirlo” proprio a Bergamo è un’idea affascinante. Questa scoperta giovanile infatti spiegherebbe la celebre e geniale Canestra di frutta (immagine in copertina) che può esser considerata la prima vera e grande natura morta della storia. Un quadro non a caso giovanile, con i colori ancora chiari. Forse concepito proprio nella bottega di Lolmo, in quel di Bergamo.