Un campo di battaglia

Pensieri segreti di una commessa Natale è qui, si salvi chi può

Pensieri segreti di una commessa Natale è qui, si salvi chi può
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Il Natale è arrivato. Parte seconda. Un'altra settimana natalizia è trascorsa. Ora possiamo affermare senza sentirci fuori luogo che si avverte il clima della festa, quello originale. Nessuno ci accuserà di essere ansiosi se ci mettiamo a pensare ai doni e al pranzo di Natale. Per la commessa veterana, dopo l’8 dicembre si apre la stagione della caccia. Caccia al regalo migliore, caccia all’affare, caccia al devo-accontentare- tutti-i-parenti-fino-al-decimo-grado OGGI.

 

 

Se il compratore natalizio disorganizzato e confuso è prettamente maschile, le “regalatrici” professioniste sono ovviamente donne. Si aggirano solitamente in coppia; nel caso si trovassero ad acquistare interi bancali di babbucce, possono dividersi l’affare. Le riconosci appena entrano nel tuo negozio perché hanno già qualche borsa stracolma, di solito trasportata da un figlio adolescente (maschio, ovviamente) ancora senza possibilità di scelta. Il suo ruolo è quello del carrello, con l’incredibile vantaggio che lui può entrare in tutti i negozi. Poi si fermano al centro della corsia in posa plastica tipo statua del generale Lafayette e preparano il loro piano d’attacco. Estraggono dalla borsetta una lista, che sembra delle dimensioni di un post-it, ma viene dispiegata con la destrezza di un maestro di origami e diventa grande come il tricolore sull’altare della patria. Su quella lista ci sono segnati tutti i regali di Natale fatti nei cinque anni precedenti a tutti i parenti, ordinati per costo e luogo di acquisto, con riportati a fianco gli indici di gradimento percentuali, onde evitare malcontenti.

 

 

Le commesse preparano la loro contromossa. Mentre le due si organizzano, spianano la strada rendendo facile il raggiungimento degli scaffali con le cianfrusaglie natalizie. Sgomberano le corsie, espongono in bella vista resti di magazzino che a guardarli bene dicono “Buon Natale 1995” e si ritirano invisibili dietro la cassa, in attesa. Il figlio a rimorchio di solito deambula, incerto su ciò che sta accadendo. Quando le due scattano, lui si posteggia vicino a una colonna o su uno sgabello. Se ha una mano libera estrae il cellulare. Ma se ha già occupato entrambi gli arti, non può lasciare la presa sui manici delle sportine; è consapevole che se lo farà non sarà più in grado di raccoglierli ordinatamente. Perciò si spegne e non disturba.

La strategia delle mogli in assetto natalizio parte con la ricognizione del cesto dei calzini. Svuotano interi compartimenti di antiscivolo e calze di cotone, depennando con questi doni gran parte del settore maschile sulle loro liste. Il resto degli uomini che mancano saranno messi a tacere con favolose ciabatte di lana a forma di cane o di Dart Fener. I loro cestini sono già ricolmi, quindi vengono verso la cassa, trafelate e in canottiera chiedendo «Posso lasciare un attimo in cassa due cose?». Certamente. Ma le due cose sono due tonnellate di cose. Se il negozio è poco affollato, non è un problema. Vi preghiamo però, gentili Natale-compulsive, di non fare mai questa richiesta durante l’ora di punta della domenica. Ho ricordi di retro cassa stipati come la vetrina di un rigattiere turco, e di commesse schiacciate sotto sismi di barattoli di crema.

 

 

Il secondo round mira a soddisfare tutto il resto della lista, dalla lontana zia che abita in Svizzera al cane del cugino della nuora. Sciarpe, cappelli di lana, guanti, carte regalo, pigiami, set di shampoo e crema, smart box, rasoio e spazzolino elettrico, sveglia digitale, set di bustine da tè. Ho dimenticato qualcosa? Con questi oggetti si soddisfano il 95 percento dei parenti. Non importa se gira e rigira, gli oggetti in vendita siano sempre gli stessi anno dopo anno. Le mogli organizzate hanno previsto tutto. Con un programma gestionale degno della Microsoft, pianificano la rotazione dei regali su piano quinquennale. La loro comprovata esperienza sociologica diretta per quanto riguarda il consumismo folle, le rende consapevoli che è impossibile ricordarsi regali ricevuti cinque anni fa, e che la varietà di carabattole è tale da assicurare alla parentela doni di circostanza sempre apparentemente nuovi. Le ammiro, seriamente.

 

 

Quando tornano in cassa con la seconda vagonata di oggettistica, è il momento per la commessa di attaccare. Nella confusione, tra pacchetti e nastrini, è il momento di proporre qualche carta regalo speciale che scade il 26 dicembre, o qualche gadget (per esempio gli utilissimi spray antiodore per stivali di gomma). Prese dal furore natalizio, non faranno caso a quello che rifilerete loro. E tanto poi, c’è sempre qualche parente inaspettato sotto l’albero. Quando avete esaurito tutto il rotolo di nastrini argentati, loro ripiegano la loro lista soddisfatte, avendo piazzato doni fino alle settima generazione. Riattivano il figlio portantino, che si infila tutte le buste nell’unico mignolo sinistro che gli è rimasto, e se ne escono. Il negozio è svuotato, ma le commesse non possono brindare. Devono prima riassortire gli scaffali, in attesa della vera guerra. La settimana prima di Natale.

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