A Sforzatica

La vita in musica del M° Scarpanti Lascia la banda dopo mezzo secolo

La vita in musica del M° Scarpanti Lascia la banda dopo mezzo secolo
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Io e il maestro Antonio Scarpanti ci incontriamo a Dalmine, a casa sua, una graziosa abitazione distante poche centinaia di metri dal centro del paese. Quando supero la soglia mi invita a seguirlo in salotto, scorgo su alcuni comodini di legno diverse fotografie. Sono radunate l’una accanto all’altra, ritraggono frammenti di una vita lunga 80 anni, 75 dei quali trascorsi con e per la musica. «Questo è il direttore d’orchestra Claudio Abbado», mi racconta, sollevando uno scatto che immortala cinque giovani, elegantissimi e dal sorriso spontaneo. Poi mi fa accomodare al tavolo e ricominciamo dall’inizio.

L'inizio e la vita per la musica. Da quando, con la complicità di un padre violoncellista, Antonio inizia a studiare violino all’età di 6 anni. «Ho studiato al conservatorio di Bergamo, per poi passare a Milano, dove ho seguito le lezioni di maestri di fama mondiale, come Alberto Poltronieri. A partire dal primo concerto eseguito a soli sette anni, gli appuntamenti con la musica non hanno più abbandonato Antonio. «A 14 anni ho suonato la prima opera a teatro, la Bohème, che mi è rimasta sempre nel cuore. A venti ero immerso nei miei concerti in America, in Messico, a Cuba». Antonio riesce a guadagnarsi da vivere esclusivamente grazie alla sua arte. Arriva il momento di tornare in patria, dove inizia a suonare spostandosi da una stagione all’altra nel Belpaese, passando per la Svizzera. È così fino ai 26 anni, quando qualcosa lo convince a lasciare la musica (esclusivamente dal punto di vista lavorativo, s’intende).

 

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L'amore e una vita diversa, ma non del tutto. «Ho deciso di fermarmi quando ho conosciuto una ragazza, a una festa. Ero rientrato dal militare per un breve periodo, avevo preso parte a una di quelle cerimonie in casa dove le famiglie si invitano, e Franca mi è piaciuta da subito. Dopo sette anni di fidanzamento è diventata mia moglie». Antonio conosce così l’amore, sceglie di mettere da parte i viaggi intorno al mondo e riesce a trovarsi un impiego fisso all’interno di una segreteria scolastica. Un lavoro che si trasforma nel punto fermo attorno a cui continueranno, tuttavia, a gravitare i numerosi impegni con la musica, di ogni genere, dalla classica alla leggera. «Ho portato avanti la mia collaborazione artistica con i cameristi lombardi, con i cameristi di Torino. Sono loro che mi hanno fatto conoscere musicisti della scala di Milano». E sarà proprio con il Teatro alla Scala di Milano che il maestro Scarpanti prenderà parte alla prima tournée in Giappone. «A mia moglie i miei viaggi non pesavano, erano il nostro compromesso. Mi ero stabilito con lei a Dalmine, ma sapeva che ero nato violinista e che, pur avendo un secondo lavoro, la musica sarebbe sempre rimasta la mia vera vocazione».

 

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In tutti gli anni che sono seguiti, il maestro Scarpanti ha continuato a insegnare a giovani appassionati musicisti, ha avuto molti allievi che si sono diplomati. «Sono convinto che se qualcuno ha la passione e decide di investirci tutto il suo tempo, vivere di musica si trasformi in qualcosa di possibile. Ce la si può cavare facendo dei bei servizi, suonando con le orchestre. Alcuni dei miei ex allievi ora vivono della professione di musicista, fanno quello che non ho fatto io, in altre parole. Ma non mi sento affatto pentito, perché la musica ho sempre potuto praticarla, non me ne sono mai allontanato».

La rinascita del corpo musicale di Sforzatica. Nel tourbillon dei suoi impegni artistici, il corpo musicale di Sforzatica, fa capolino nella vita di Antonio nel 1968, quasi per caso, quando la banda rimane senza maestro e un amico del suocero gli chiede un favore. «Mi hanno chiamato alla direzione della banda perché doveva essere una sostituzione a tempo determinato. Ero certo che si trattasse solo di un piccolo aiuto a un amico, niente di più». Quella sostituzione si è invece trasformata in un’esperienza arrivata oggi a 48 anni. O, come ci tiene a precisare Antonio, a «48 anni, 9 mesi e 26 giorni. Ho raccolto l’incarico perché la banda si sarebbe disfatta se non fosse subentrato qualcuno a dirigerla. Ho deciso di prendermi l’impegno, ma la verità è che poi mi sono reso conto di quanto mi piacesse».

 

 

Con la guida di Scarpanti, il Corpo musicale vive la sua rinascita. Si mette fine a una grande fase di crisi dovuta all’instabilità dei maestri e comincia l’era che vedrà il rinnovamento del repertorio e una più accurata preparazione dell’organico. «Il Corpo musicale di Sforzatica mi ha dato tanti, tantissimi amici. È stato un reciproco scambio, ci siamo regalati un sacco di emozioni a vicenda. Con loro siamo stati a Will, in Svizzera, per ben due volte. Abbiamo vinto un concorso di bande bergamasche. È stata un’esperienza splendida, ma la carta d’identità ha il suo peso, e giunto agli 80 anni credo sia il momento di lasciare».

L’ultimo concerto, che si è tenuto qualche settimana fa al Teatro Civico di Dalmine, è stato un grande successo, che il maestro ha voluto dedicare alla persona che gli ha permesso di vivere una vita di musica. «All’ultimo concerto ho sentito il bisogno di ringraziare mia moglie Franca. Ho sempre fatto il musicista, e se ce l’ho fatta è stato soprattutto grazie lei. Dico sempre che è stata lei a supportarmi e a sopportarmi. Perché la vita del musicista può essere un po’ stramba e chi sta accanto a qualcuno con una passione così deve dimostrare pazienza. Lei è riuscita a trovarla, a starmi accanto. Per questo la ringrazio».

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