Metti un piatto al Kanton Restaurant Tra medusa e cotture al vapore
Gli osservatori più attenti di trend alimentari, i cosiddetti foodie, probabilmente si sono già accorti che da qualche tempo c’è aria nuova. Profumi asiatici. Passato ormai il periodo in cui il fenomeno correva il rischio di essere un semplice fuoco di paglia, ha preso a poco a poco consistenza, e c’è da immaginare che presto assumerà le forme e i canoni di una vera e propria corrente culinaria. Forse anche perché il regionalismo local non basta più o forse è semplicemente la meraviglia per il totalmente altro.
Le nuove tendenze. Due sono le tendenze che saltano all’occhio: da una parte il Giappone, che riesce piano piano a scardinarsi dalla visione monolitica imposta dal sushi (che in realtà è un aspetto infinitesimale del ricettario nipponico), dall’altra la Cina autentica, che si porta dietro una varietà pantagruelica di sapori e preparazioni, ramificate in (almeno) otto tradizioni regionali che vanno dal mare fino al l’entroterra rurale. Ammettiamolo chiaramente: probabilmente l’unica esperienza che avete avuto fino ad oggi è il classico ristorante con le lanterne di carta rossa, i quadri luminosi alle pareti e i leoni all’ingresso, ma soprattutto, pollo fritto e involtini primavera. Dimenticatevi tutto questo. Non potete nemmeno immaginare il divario che esiste, quanta varietà e delicatezza si possano sperimentare.
Il Kanton Restaurant a Capriate. Fortunatamente per voi, un giovane e talentuoso ristoratore di nome Zhu ha deciso di lanciarsi nell’impresa, piuttosto coraggiosa, di offrire uno spaccato della reali potenzialità di questa cucina, e ha deciso di farlo nel suo Kanton Restaurant di Capriate San Gervasio. Nato in Cina, Zhu ha avuto la fortuna di vivere e assorbire sia la cultura del suo Paese sia quella italiana, diventando il tramite perfetto tra le due. Ora la sua sfida è offrire un modo di stare a tavola talmente impensabile da sembrare quasi mpossibile. La sistemazione del vecchio Kanton, ereditato dal padre, ha spazzato via tutte le chincaglierie ridondanti, lasciando solo, qui e là, i richiami strettamente essenziali e puliti.
Un menu e un gusto imperdibili. Gli stessi aggettivi con cui si può definire la proposta del menù, anche se in questo caso starebbe bene aggiungere anche uno stupefacente inizio. Il consiglio è di cominciare l’esperienza con un assaggio di medusa. È un boccone difficile, ma solo di testa: la consistenza è croccante e il gusto ricorda le arachidi tostate. Prendetelo un po’ come fosse un battesimo. Dopodiché, sarete pronti per dedicarvi senza pregiudizio ai ravioli cotti al vapore o saltati in padella dagli svariati ripieni, a tutte le varianti di riso, alle paste in brodo, fino ad arrivare agli assaggi di anatra e di maiale, carne molto usata in questa parte del mondo. Sarebbe inutile stare qui a elencare una carta che, per ovvi motivi, risulta difficile da visualizzare. Non vi resta che fidarvi della tecnica e delle lunghe lessature, delle cotture al vapore e delle marinature, dei condimenti speziati o agrodolci ma perfettamente bilanciati nell’equilibrio del piatto. Qui sta la bravura di Zhu: garante affidabile della tradizione ma anche palato intelligente, capace di correggere le spigolature per ottenere un piatto perfetto.
Oltre alla preziosa cura dell’ospite, quello che stupisce è la sconfinata accoglienza del padrone di casa: ogni sera, come un maestro, ripete e spiega, con immutato entusiasmo, ricette, tradizione e sapori ad ogni nuovo commensale che decide di provare un’esperienza tanto sorprendente quanto inaspettata.
Un ultimo consiglio: bevete il tè, come vi racconteranno è la bevanda tradizionale che accompagna il pasto e la digestione. Anche in questo caso le varietà sono moltissime, affidatevi al personale per trovare il gusto più vi si addice.