Metti una sera al Baretto di S. Vigilio Il non plus ultra del romanticismo
Non è che ci sia bisogno di tante introduzioni: il ristorante Baretto di San Vigilio è uno di quei nomi che tutti i bergamaschi conoscono. I motivi non sono pochi: la posizione privilegiata della terrazza che domina la città, la buona cucina con i piedi ben franchi sul territorio anche se con il naso fuori dall’uscio di casa, i calisson.
Il posto perfetto per innamorarsi. Ma tutti probabilmente lo conoscono (e consigliano) come il ristorante più romantico di Bergamo. E sul fatto che Beppe Acquaroli, il padrone di casa, sia riuscito nell’impresa di creare un luogo dall’atmosfera unica, tutti sono d’accordo. A un passo dalla stazione della funicolare, incastonato in un borgo di case storiche e con un dehor panoramico, con il jazz in sottofondo è, per antonomasia, il luogo dove potersi innamorare. La Francia è dappertutto, lì dentro, ma con discrezione, nascosta in ogni dettaglio. D’altro canto Beppe non ha mai fatto segreto del suo amore per la civiltà d’oltralpe e soprattutto per i café ei bistrot e le brasserie parigine, atmosfere che è riuscito in un qualche modo a ricreare, ma ripulite dalla soffocante sensazione di aver artificiosamente copiato qualcosa. Insomma, prendendone solo il meglio.
Una cucina sincera e curata. Anche la cucina del Baretto nella sua schiettezza, attentissima e curata, cerca sempre di raccogliere lo stimolo e l’ispirazione dei grandi, facendosi coinvolgere in un ampio movimento di ricerca e perfezione e sperimentando nuove tecniche, per esaltare prodotti e sapori essenziali. E alla fine quasi sempre ci riesce con un rapporto qualità-prezzo invidiabile. Apparentemente semplice: è in realtà la condensazione di una grande attenzione per l’ospite, la prova gastronomica è pensata come non necessariamente centrale bensì contorno, o complemento, di un’esperienza coinvolgente globale. A tutto tondo. Ecco, si potrebbe dire che questo luogo appartiene a quella categoria di ristoranti che fanno dell’accoglienza il loro punto di forza, cercando di equilibrare tutti gli aspetti di una serata. E, nel caso specifico, ci riesce.
La carta dei vini e il dopocena. Lo conferma anche un altro importante tassello, che è la carta dei vini. Di certo uno dei punti di forza del Baretto, che vanta anche qualche riconoscimento e premio nelle guide di settore, per la sua completezza. La cantina parla chiaro: Beppe non può che essere un grande estimatore e un grande curioso. Questi sono i requisiti per mette insieme una lista brillante, cercando non solo tra il grande nome, che in una carta completa non può mai mancare, ma anche (e qui sta la bravura e la competenza) tra i piccoli produttori bergamaschi, italiani e francesi, con un riferimento particolare all’eleganza dell’amata Borgogna.
Si fa anche un passo ulteriore, andando a cercare qualche fine pasto particolare, che non sia un ultimo frettoloso bicchiere da abbinare a un dolce, ma l’inizio di un terzo tempo della sera, con calma, dopo essersi goduti la cena. Quando, a pancia piena e soddisfatti, si può iniziare davvero a rilassarsi e chiacchierare. Ecco allora che l’ospite del Baretto può scegliere per il dopocena tra una discreta selezione di vini passiti italiani, da Scanzorosciate a Pantelleria, ma anche perle come un calice di Banyuls o un complesso Sherry Pedro Ximenez o ancora un Porto Vintage. Tutti perfetti con del cioccolato. E poi, ovviamente, i grandi distillati da sorseggiare, per chi volesse, insieme a un buon sigaro.
La predisposizione all’accoglienza si capisce anche nella scelta di trasformare le mura del ristorante in una sala da tè dai toni vagamente british durante il pomeriggio, con pasticceria secca, qualche torta e una selezione di tè pregiati. Probabilmente lo conoscete già, se così non fosse andateci e se ci fonte già stati, tornateci: di posti accoglienti dove si sta veramente bene, e soprattutto a proprio agio, non ce ne sono poi così tanti.