La Basilica di Collemaggio ecco il restauro dopo il terremoto
È stato presentato questa mattina nella sala consiliare del municipio dell’Aquila il progetto di restauro della Basilica di Santa Maria di Collemaggio, gravemente danneggiata dal terremoto del 2009. Esso segue la sottoscrizione del protocollo d’intesa Ripartire da Collemaggio, firmato nel 2012 dall’Amministrazione comunale e dall’Eni, che si è impegnata a fornire risorse economiche e tecniche. Tre atenei, l’Università dell’Aquila, il Politecnico di Milano e l’Università Sapienza di Roma, hanno già fornito il loro contributo, conducendo le indagini tecniche e le ricerche storiche necessarie per la pianificazione dei lavori.
Alessandra Vittorini, soprintendente ai Beni architettonici e paesaggistici per l'Abruzzo, lo ha definito «un progetto di restauro molto importante, ma la tempistica sarà relativamente breve»: inizierà nel 2015 e si concluderà alla fine del 2016. L’intervento si concentrerà «sui pilastri, sulle pareti longitudinali, sulla copertura e sull’abside», cercando di «ristabilire le giuste connessioni tra tutti gli elementi geometrici, venuti meno durante la risposta alla scossa sismica». I restauri, inoltre, permetteranno di intervenire anche sui danni riportati dalla chiesa in occasione di un altro terremoto, avvenuto a inizio Settecento.
Un occhio di riguardo sarà riservato - ovviamente - alla messa in sicurezza del monumento. Se tutto procederà secondo i piani, una parte delle navate potrà essere di nuovo agibile per la festa della perdonanza (28-29 agosto) dell’anno prossimo. Per tutta la durata della fase di restauro, inoltre, sarà possibile condividere testimonianze e riflessioni legati alla Basilica sul sito online www.ungiornoacollemaggio.it, oppure sull’account Twitter #ungiornoacollemaggio.
Un po' di storia. La Basilica di Santa Maria di Collemaggio è una specie di chiesa dei primati, e non solo per la sua lunghissima storia, quasi millenaria. Innanzitutto, l’edificio è nato da un sogno: quello dell’eremita Pietro da Morrone, che si accordò con la Vergine sul luogo in cui sarebbe dovuta sorgere la basilica. I lavori iniziarono subito; i permessi, dopotutto, erano stati forniti in direttissima là dove si puote ciò che si vuole (con quel che segue). Fu consacrata nel 1288, in occasione del ventennale dalla battaglia dei Piani Paletini, combattuta tra gli eserciti di Carlo I d’Angiò e di Corradino di Svezia, l’ultimo rampollo della dinastia Hohenstaufen. Nel 1294 vi si celebrò poi un’incoronazione papale – caso unico nella storia della Chiesa –, quella dell’eremita Pietro, che sarebbe diventato papa Celestino V. Proprio lui, colui che fece il gran rifiuto, restituendo dopo quattro mesi le insegne pontificie. Prima di rinunciare al titolo, però, volle emettere la Bolla del perdono, con cui concedere l’indulgenza plenaria a chiunque, il 29 agosto, fosse entrato nella Basilica. La chiesa fu così dotata della prima Porta santa del mondo – mica poco -, la quale sarebbe stata aperta soltanto in occasione del piccolo giubileo annuale istituito dall’eremita che non voleva fare il papa. Ma che precedette, di un anno buono, l’istituzione del Giubileo “ufficiale”, quello fondato da papa Bonifacio VIII.