Lo stop a Uber in tutta Italia (ora si punta sui servizi food)
Sarà una bella Pasqua per i tassisti italiani. Dalla mezzanotte del 16 aprile infatti accadrà qualcosa che loro hanno sempre chiesto in questi mesi di battaglie e anche barricate: verranno sospesi tutti i servizi di Uber legati alla mobilità. Gli utenti che hanno un profilo su Uber potranno continuare a utilizzarlo all’estero. Ma se si proverà ad aprire l’app in Italia non si vedrà alcuna automobile. I profili degli autisti verranno bloccati. Per costoro la Pasqua è quindi un po’ meno allegra: sono oltre un migliaio e vedranno pesantemente decurtate le loro entrate. Sono autisti indipendenti, con la partita Iva, che tramite Uber riuscivano a garantirsi circa 2500 euro al mese.
La decisione di bloccare Uber è stata presa dal tribunale civile di Roma (in Danimarca, unico altro Paese che ha bloccato l’app, è invece intervenuto il governo). Questa la motivazione dei giudici: «Condotta sleale nei confronti dei taxi, visto che gli autisti di Uber non devono mettere in pratica tariffe predeterminate dalle competenti autorità amministrative». In sostanza possono applicare prezzi inferiori rispetto ai competitor. Inoltre viene contestato il fatto che un autista NCC (noleggio con conducente) può ottenere l’autorizzazione in Campania e lavorare in Lombardia, senza vincoli.
Da parte di Uber la sentenza un po’ era attesa, ma è stata annunciata battaglia: «Siamo allibiti», ha detto Carlo Tursi, numero uno italiano. «Faremo ricorso contro questa decisione basata su una legge ormai vecchia e che non rispecchia più quelli che sono i tempi attuali. Lo dobbiamo alle migliaia di autisti professionisti, per consentir loro di continuare a lavorare grazie all’app di Uber. Ma lo dobbiamo anche alle persone, che devono poter scegliere che servizio usare per la loro mobilità».
La sensazione è che la partita non è davvero finita qui. Infatti se i tassisti hanno da difendere le loro ragioni, vale a dire l’investimento fatto per comperare la licenza, è anche vero che la modernizzazione e l’innovazione non possono essere fermate, specie se incontrato un alto gradimento da parte degli utenti. «Se i tassisti vogliono che la loro categoria prosperi», ha scritto Dario Di Vico sul Corriere della Sera, «dovranno un giorno o l’altro sedersi al tavolo e ragionare come fa un imprenditore, che - certo - protegge l’investimento fatto, ma cerca anche di capire come si muove il mercato, come cambiano le abitudini dei consumatori e come si possa incrementare l’uso delle macchine bianche».
Intanto Uber ha fatto capire che ha già pronto un piano di riserva. UberEats (l’app del gruppo per le consegne di cibo lanciata a Milano lo scorso ottobre, ndr) continuerà a funzionare. Non solo è stata annunciata da oggi un’espansione del servizio: sarà infatti possibile ordinare le pietanze dei punti di ristoro convenzionati anche nei quartieri meno centrali della città, come il distretto universitario della Bicocca, le zona di Crescenzago, Lambrate, Forlanini, Rogoredo e Lorenteggio. E si va verso una crescita a doppia cifra dei ristoranti partner. In attesa di riuscire a organizzare anche lo sbarco su Roma. Insomma di Uber sentiremo ancora parlare...