I 7 punti di Putin per l'Ucraina
«La Russia non può fisicamente mettersi d'accordo sul cessate il fuoco dato che non è parte del conflitto». Lo ha precisato Dmitri Peskov, portavoce del Cremlino, commentando la telefonata tra il presidente russo Vladimir Putin e l’omologo ucraino Petro Poroshenko sull’accordo di cessate il fuoco.
Pare che in Ucraina ci si avvii verso una fine, o quantomeno una sospensione, delle ostilità e potrebbe essere proprio Putin a prendersi il merito. Seguendo quanto auspicato dal presidente americano Barack Obama da Tallin, in Estonia, secondo il quale, seppur sia presto per dire cosa significhi questo accordo, l’epilogo della crisi Ucraina può essere solo di tipo politico, Putin ha dettato le sue condizioni per il cessate il fuoco. La firma dell’accordo tra le truppe di Kiev e i ribelli filorussi potrebbe essere apposta entro la fine della settimana, venerdì, nell’ambito del gruppo di contatto a Minsk in Bielorussia, a cui parteciperanno OSCE, Russia, Ucraina e ribelli. Del resto, secondo Putin, Mosca e Kiev hanno posizioni «molto vicine» su come mettere fine alla crisi nell’Ucraina orientale.
Sulla questione del cessate il fuoco si è creato un piccolo giallo. L’Ucraina in un primo momento aveva diramato un comunicato in cui si leggeva che si era arrivati a un "cessate il fuoco permanente nell'est dell'Ucraina" e che tra le parti era stata “raggiunta una comprensione reciproca per quanto riguarda le misure che contribuiranno alla creazione della pace". In seguito alle dichiarazioni di Mosca secondo cui la Russia non è in guerra, il sito della presidenza ucraina ha modificato il testo del comunicato sulla telefonata tra Putin e Poroshenko sostituendo l'espressione "cessate il fuoco permanente" con "regime di cessate il fuoco".
Ed è proprio Putin a dettare le regole per questa tregua. In una nota consegnata ai giornalisti del suo pool durante un viaggio in Mongolia, si legge:
1. Le milizie devono interrompere le avanzate militari nelle regioni di Donetsk e Lugansk.
2. Le forze armate pro Kiev devono ritirarsi a una distanza che escluda la possibilità di bombardare gli abitati.
3. Attuare un controllo e monitoraggio internazionale completo e obiettivo sul cessate il fuoco.
4. Escludere l’uso di aerei da combattimento contro civili e città.
5. Scambio di prigionieri/ostaggi con una formula “tutti-per-tutti” senza condizioni.
6. Corridoi umanitari per i movimenti di profughi e la consegna di aiuti umanitari nelle regioni di Donetsk e Lugansk.
7. Accesso diretto delle unità di ricostruzione alle infrastrutture sociali e di trasporto con assistenza collaborativa.
Secondo il Cremlino è l’Ucraina che deve fare i passi più grandi per risolvere la crisi nell’est del Paese dato che la Russia non ha alcuna responsabilità. Dopotutto che ci sia stata un’invasione da parte delle truppe russe in territorio ucraino è sempre stato smentito dal governo di Mosca.
La leadership dell'autoproclamata repubblica di Donetsk sarebbe pronta a risolvere politicamente il conflitto con Kiev se i militari ucraini cesseranno davvero il fuoco. Il comando dei ribelli filorussi, citato dall'agenzia Novorossia, afferma che gran parte dell'esercito ucraino e della guardia nazionale si è ritirato da Donetsk. L’obiettivo, secondo i ribelli, non sarebbe la pace ma il rafforzamento della difesa delle regioni confinanti di Zaporozhie e di Dnipropetrovsk, oppure sia frutto della consapevolezza della mancanza di prospettiva offensiva.
Tra Donetsk e Mariupol, sul Mar d’Azov sono rimaste le postazioni dei militari ucraini ma sono spariti i check point. A freddare gli entusiasmi di una tregua duratura ci pensa l’Ucraina, con l’annuncio del premier dell'Ucraina Arseni Iatseniuk relativo alle intenzioni di Kiev di costruire un Muro che funga da frontiera reale con la Russia. Lo scorso giugno l'oligarca Igor Kolomoiski, governatore di Dnipropetrovsk, aveva proposto al governo la costruzione di un muro lungo 1920 km al confine tra l'Ucraina e la Russia, con un costo stimato di 100 milioni di euro.
Nonostante la tregua e i segnali di distensione, il presidente Usa Obama, diretto in Galles dove giovedì si terrà il vertice Nato, ha lanciato un avvertimento a Putin: «Non accetteremo nessuna occupazione russa in nessuna parte dell’Ucraina. I confini non possono essere ridisegnati dalla canna di una pistola». Obama ha chiesto alla Nato di mandare un «inequivocabile» messaggio di sostegno all’Ucraina e ha insistito sulla necessità di applicare le sanzioni. Pronta la risposta della Commissione europea che ha annunciato altre sanzioni contro la Russia che riguardano l’accesso al mercato dei capitali, la difesa, i beni a doppio utilizzo civile/militare e le tecnologie sensibili. Venerdì la decisione finale.
La Francia, dal canto suo, ha fatto sapere che, a causa della situazione in Ucraina, non ci sono le condizioni per consegnare alla Russia la prima delle due portaelicotteri Mistral, la cui vendita era stata concordata tre anni fa.