Un cesto carico di pane e dolciumi per far festa a Baschenis e Carrara
Le spettacolari nature morte con strumenti musicali conservate all’Accademia Carrara le conoscono tutti. Documentano il genere di cui Evaristo Baschenis è considerato l’inventore. Ora «il museo, nel ricordare il quarto centenario della nascita del pittore, presenta al pubblico, grazie ai generosi prestiti di collezionisti privati, una riflessione sul genere meno noto delle Nature morte di cucina, che Baschenis praticava con altrettanta maestria. Il Ragazzo con cesta di pane e dolciumi, capolavoro del Seicento lombardo, suscita ancora oggi la meraviglia per purezza e verità d’immagine. Il sontuoso Interno di cucina, che nasce in coppia con gli Strumenti musicali e statuetta della Carrara - medesime sono le dimensioni - documenta magnificamente come i due generi avessero pari dignità sia per Baschenis sia per i suoi committenti». Parola del direttore della pinacoteca, Maria Cristina Rodeschini, nel presentare la mostra Baschenis 1617-2017, che apre oggi e va avanti fino al 4 settembre, con cui la Carrara festeggia il suo secondo compleanno dalla riapertura. Celebrando il pittore lombardo attraverso un percorso espositivo realizzato intorno al corpus di opere, parte delle collezioni del museo, e a due capolavori in prestito straordinario.
I sei quadri in sala 23, riallestita per l’occasione, insieme a due dipinti di Bartolomeo Bettera, dimostrano tra l’altro la capacità del pittore seicentesco di esplorare la realtà del suo tempo in modo magistrale. Autore raro nei musei del mondo, Baschenis è da sempre molto amato da storici dell’arte, collezionisti e pubblico e l’approfondimento in Carrara è un’opportunità per apprezzare eccellenti dipinti, grazie a una collaborazione tra istituzione museale e collezionismo privato. Ragazzo con canestra di pane e dolciumi, in particolare, è una delle opere più note dell’artista, testimonianza unica della capacità del pittore di interpretare in maniera personale la natura morta e, al tempo stesso, un’alta prova della sua abilità nel ritratto. «Nell’anno in cui Bergamo ospita il G7 Agricoltura - fa notare l’assessore alla Cultura Nadia Ghisalberti - i dipinti rimandano a suggestioni di tradizioni gastronomiche che sono sempre più segno distintivo della cultura italiana. In particolare il cesto secentesco del Ragazzo con canestra, con le sue diverse forme di pane, fa riflettere sul valore attribuito sin dall’antichità al cibo più semplice, sempre presente sulle nostre tavole, di cui oggi stiamo recuperando il valore anche grazie all’eredità culturale lasciata da Expo». In occasione dell’esposizione, i Servizi Educativi della Carrara propongono un programma di attività, da maggio a settembre, dedicato a famiglie e bambini, giovani e adulti, che possono conoscere e divertirsi con laboratori didattici, percorsi guidati, letture, itinerari.
Biografia. Evaristo Baschenis nasce a Bergamo il 7 dicembre 1617 nel borgo di San Leonardo. Il padre Simone, di professione mercante, apparteneva a una famiglia di frescanti originari di Averara. La formazione artistica del giovane Evaristo si svolse nella bottega del cremasco Gian Giacomo Barbelli. Ritornato a Bergamo, nel 1643, Baschenis fu ordinato sacerdote, ma ciò non ostacolò la sua prevalente attività di pittore; al contrario, in diverse occasioni, dovette chiedere di essere dispensato dagli impegni del suo ministero, per intraprendere viaggi che lo condussero lontano dalla città natale. Le fonti antiche ricordano che il nome del bergamasco e la sua abilità come pittore di natura morta erano conosciuti in diverse città italiane, tra cui Roma, Firenze, Venezia e Torino; inoltre, sono noti da tempo i suoi contatti con altri artisti, tra cui Jaques Courtois detto il Borgognone, specialista nella pittura di battaglia, e Salomon Adler, pittore originario di Danzica ma attivo lungamente a Milano. A Bergamo, nella sua abitazione vicino alla chiesa di San Lazzaro, Baschenis concluse i suoi giorni il 16 marzo 1677.
Ecco perché Evaristo ha dipinto tanti liuti. Evaristo, classe 1617, è stato l’ultimo di un’eccezionale dinastia di pittori bergamaschi. Il più grande. Gli altri affrescavano. Lui no. Basta cantieri faticosi in giro per le chiese, meglio un atelier trendy in città. Con un’idea: la natura morta con soggetti musicali. L’ha inventata lui (era anche un apprezzato musicista, del resto). Erano talmente contese, le sue opere, che lui stesso accettò di realizzarne delle repliche; mentre in molti tentarono più volte di imitarlo. La scelta degli strumenti come soggetti ha un altra spiegazione plausibile: la sua era l’epoca di Nicola Amati, del Guarneri e dello Stradivari, cioè dei più grandi liutai della storia. Baschenis comprese il valore estetico di quegli strumenti nati dall’intuito geniale di quegli inventori; li rappresentò in composizioni dall’impianto rigorosamente prospettico, accostandoli variamente fra loro e fissandoli nelle loro forme e nelle loro tonalità, con un senso di verità e di abilità tecnica eccezionali, muovendo su di essi giochi di riflessi, morbidezze di ombre, delicate policromie di finezze incomparabili. Anche il contesto era costruito di soluzioni preziose, con tappeti e drappi di grande eleganza. Poi quel velo di polvere, palpabile e geniale, a evocare la precarietà della vita.