5 cose sulla vittoria di Macron
L'indipendente Emmanuel Macron sarà il nuovo (e 25esimo) presidente della Repubblica francese: al ballottaggio di domenica 7 maggio ha battuto la candidata della destra Marine Le Pen con un chiarissimo 66 per cento. Nel suo primo discorso ha ringraziato il predecessore Holland, salutato l'avversaria sconfitta e difeso da subito l'Europa, schierandosi accanto «ai più fragili» e per «la sicurezza e l'unità della nazione». Ma, a parte la cronaca, cosa c'è da sapere su questa vittoria?
1) Il più giovane di sempre
Emmanuel Macron è il più giovane presidente della storia francese. Non solo, è il più giovane leader arrivato alla presidenza di un Paese occidentale. Per pochi mesi ha battuto anche il grande Napoleone. È nato il 21 dicembre 1977, quindi sale all’Eliseo a 39 anni e cinque mesi. Bonaparte venne eletto presidente della II Repubblica quando aveva da poco compiuto 40 anni. Per quanto riguarda la V Repubblica, invece, il presidente più giovane è stato Valery Giscard d’Estaing, eletto a 48 anni. Se si guarda fuori di Francia i più giovani presidenti eletti nei Paesi occidentali sono stati John Kennedy, Justin Trudeau e Tony Blair: ma tutti a 43 anni. Quindi Macron un record lo ha già incassato (anche Renzi nel 2014 è arrivato a Palazzo Chigi a 39 anni: ma era primo ministro, non presidente)
2) La Francia scettica che non sceglie
Il 66 per cento dei voti ottenuti da Macron rappresentano un ottimo risultato: solo Chirac aveva fatto meglio nei suoi ballottaggi. Ma a questo dato ne vanno aggiunti altri. Il primo riguarda l’astensionismo che ha raggiunto il 25 per cento, percentuale record della storia delle presidenziali francesi. E poi, è stato record anche il numero delle schede bianche e nulle: ben il 9 per cento. In tutto, sono 4,2 milioni di elettori che la stampa francese ha già ribattezzato “ni ni”, “né né”. Nel 2012 voti bianche e nulli erano stati del 5 per cento. Per tutti i giornali francesi è un segnale chiaro a Emmanuel Macron. Eletto, ma con tanta Francia che resta scettica.
3) I giovani preferivano Le Pen
Si parla molto anche dell’astensionismo giovanile al ballottaggio: un fenomeno che è facile spiegare se si pensa che al primo turno era stato il leader della sinistra Mélenchon a fare il pieno dei voti giovanili: un terzo dei suoi elettori sono sotto i 35 anni. Tra Le Pen e Macron è stata la prima a calamitare voti dei giovani. Un fenomeno che si incrocia anche con il reddito degli elettori. La leader della Front National ha vinto nettamente tra la popolazione che ha meno di 1250 euro mensili. Invece Macron è nettamente avvantaggiato sui redditi dai 3mila euro in su. I giovani evidentemente non sono compresi in questa fascia.
4) Risultato comunque storico per la destra
Quasi 11 milioni di voti: è quanto ha incassato Marine Le Pen. È il risultato storico per il Front National, anche se la destra francese si è scontrata ancora una volta con l’insuperabilità dei ballottaggi. Comunque tra primo e secondo turno Marie Le Pen ha guadagnato ben 3milioni di voti. Ora è attesa dalle elezioni legislative di giugno, dove potrebbe raggiungere una presenza storica all’Assemblea Nazionale.
5) E ora come andrà?
Adesso Macron dovrà fare i conti con una Francia comunque politicamente spaccata in quattro e con una quinta forza, da sempre leader, ridotta al lumicino: il Partito Socialista che è stato di Mitterrand e che ora è al 6 per cento (risultato primo turno delle presidenziali). Al voto legislativo c’è da presumere che i gollisti si rifaranno dopo aver visto il loro candidato Fillon, soccombere per via dello scandalo che ha terremotato la sua campagna elettorale: nonostante questa “macchia” era arrivato terzo al primo turno, non lontano da Marine Le Pen. Sulle legislative poi gioca il fattore Mélenchon, il leader dell’estrema sinistra che al primo turno aveva raggiunto il 17 per cento. È il leader della Francia arrabbiata che non vuole votare Le Pen. E Macron? Il suo partito En marche è un po’ tutto da inventare, prelevando il meglio del Partito socialista...