Gattuso, un Ringhio contro gli spalatori di fango

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Scommesse: Gattuso è innocente. Gattuso prosciolto da ogni sospetto. Caso Gattuso archiviato.

Bene. Anzi non bene. Ci sono voluti 8 mesi e 18 giorni, ma, alla fine è stata riconosciuta la totale, assoluta estraneità del campione del mondo 2006, ex capitano del Milan, attuale allenatore dell'Ofi Creta, squadra del massimo campionato greco.

Gattuso ha 36 anni: alle spalle, 335 partite e 9 gol nel Milan, club con il quale ha vinto 2 Champions League, un mondiale per club, due scudetti; 73 presenze e 1 gol in Nazionale; un titolo europeo con l'Under 21 prima del trionfo di Berlino con gli Eroi di Lippi.

Come si dice in questi casi, la giustizia ha fatto il suo corso e, considerato il passo pachidermico della Signora, a Gattuso è andata ancora bene.

Ma calvario è stato e calvario rimane. La macchina del fango è entrata in azione e ha lanciato schizzi dovunque, senza requie e senza tregua.

Dando sfogo a tutta la sua rabbia liberatoria dopo la decisione dei giudici di Cremona, Ringhio ha caricato a testa bassa le tv e quella parte del sistema mediatico che volevano spappolarne la reputazione, la carriera, i rapporti umani.

Ringhio ha fatto bene. Il nostro è un mestiere che ha molte colpe da farsi perdonare. Ricordo nel giugno 2011, quando esplose il calcioscommesse che catapultò l'Atalanta nel tritacarne, un indecente servizio di una tv il cui tasso di superficialità è inversamente proporzionale agli indici d'ascolto. Mostrando le bandiere nerazzurre alle finestre di Bergamo, il commento fu lapidario: "Vedete queste bandiere? Sono già scolorite dallo scandalo". E giù a preconizzare retrocessioni d'ufficio, radiazioni e altro, trasformando l'Atalanta nella sentina di ogni male.

Il caso Gattuso fa il paio con dieci, cento altri casi di ordinaria indecenza dove, essere indagati, significa essere già colpevoli e condannati. Dove il rispetto per la persona viene calpestato dal maldestro tentativo di catturare audience, raccattando spazzatura.

Onore a Gattuso che in questi mesi ha tenuto duro e ha proclamato la sua innocenza, ringhiando come quando azzannava le caviglie avversarie. Altri al suo posto, avrebbero mollato. Altri ancora sarebbero piombati nel tunnel della depressione. Ma ciò che è capitato all'ex milanista è un ammonimento alla giustizia perché sia giusta. E, soprattutto, rapida. È il modo migliore per fare la festa agli avvoltoi.

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