due nomination ai Latin Grammy

Tony Magik, da organista di Sabbio a impresario musicale oltreoceano

Tony Magik, da organista di Sabbio a impresario musicale oltreoceano

Il legame con la musica, per il dj dalminese classe 1961, Antonio Moioli, in arte Tony Magik, è un viaggio che inizia da lontano. «Ho conosciuto le note prima dell’alfabeto, a nove anni dirigevo già il coro. Ricordo che da piccolo il mio idolo era Little Tony, sognavo di cantare e suonare la chitarra». I genitori, però, convincono il loro piccolo prodigio a studiare organo, ed è così che diventa l’organista ufficiale della parrocchia di Sabbio. Crescendo, Tony inizia anche a indossare i panni da cui non si separerà più: quelli di dj. Inizia a sperimentare la realtà delle discoteche, e benché gli intrecci del suo talento si mescolino alle vicissitudini della sua vita privata, riesce a rimanere saldamente ancorato all’ambiente musicale.

 

 

«La svolta è stata nel 2001, quando sono andato come turista in Repubblica Dominicana. Lì mi sono innamorato del clima, della terra, della gente, che è in grado di trasmettere una gioia contagiosa. Ho iniziato ad andarci sempre più spesso». Poi il 2008 arriva, la crisi economica piove come un macigno insostenibile sulle spalle di un’Italia già fragile. Il contratto che Tony ha come dj in un locale di Cremona non viene rinnovato e in una concatenazione di eventi che gli si presentano, il dalminese legge il chiaro segnale che è tempo di un vero spostamento. «Qui, in Italia non mi hanno mai considerato in quanto artista. Nemo profeta in patria, come si dice. L’Italia mi è sempre stata stretta, non mi è mai mancata. Alla nebbia ho sempre preferito il sole, il mare caraibico».

L’avventura oltreoceano del dj dalminese si fa quindi sempre più corposa, ed è nella cornice caraibica che Tony trova il suo posto di pace, vedendo riconosciuto quel talento che cova dentro da una vita intera: «Ho fondato una mia etichetta, la Magik Sound Entertainment, ho iniziato a promuovere artisti del posto, con l’appoggio del ministro della Cultura, che mi ha chiesto di fondare una radio locale che prevedeva un accordo con Radio Italia. Tutto è proseguito bene per diverso tempo, mi sono fatto conoscere in America, e anche in Europa». Le produzioni di Tony, infatti, sono sulla cresta dell’onda, un po’ dappertutto: Usa, Svezia, Canada, Olanda, Germania lo danno tra i primi posti in classifica. Ma nonostante questo, afferma: «Sono rimasto sempre dietro le quinte, non ho mai spinto sul personaggio di Tony Magik. L’emozione che la musica mi dava, quello era davvero importante».

 

 

E di emozione deve averne provata parecchia quando nel 2009, del tutto inaspettata, arriva la nomination per 2 Latin Grammy, che «rischia» di vincere in collaborazione con il cantante Daniel Santacruz: «Siamo stati a Las Vegas, sperando che facessero il nostro nome, invece nulla. Ma quell’esperienza è stata comunque un vero trampolino di lancio». La carriera è in continua ascesa, fino a quando la sperimentazione artistica a nuovi progetti non lo costringe a fare rientro per breve tempo in Italia: «Avevo ideato produzioni che necessitavano di strumentazioni più consistenti. Sono tornato per raccogliere gli sponsor e il materiale che occorreva, ma nel frattempo là mi hanno portato via tutto quello che possedevo nello studio». La sua etichetta affronta un’ingente perdita economica, che lo costringe a lasciare in sospeso, ma non ad accantonare, i suoi progetti: «Ora sono tornato qui, ho in cantiere diverse collaborazioni che vanno concretizzate. Sto cercando di sperimentare una nuova situazione musicale, ma mi prendo il tempo che mi serve». Del resto, come cita il titolo di una delle sue canzoni a cui è più affezionato, Esa vida es una apuesta: «La vita è una continua sfida. Non bisogna abbattersi mai».