Storia del Moscato di Scanzo La perla del vino bergamasco
Il Moscato di Scanzo rappresenta una perla della produzione enologica bergamasca. Non solo perché è l’unico sul territorio provinciale che vanta la denominazione di origine garantita (DOCG) ma anche, e soprattutto, perché è prodotto da un antico vitigno coltivato quasi esclusivamente sule colline di Scanzorosciate. Il legame con il territorio è talmente stretto che il nome del luogo è passato a indicare anche la varietà di uva.
La storia di questo vino è molto antica. Sembra che la sua coltivazione sia stata diffusa dai romani che lo ereditarono dai una popolazione di Celti. La prima notizia certa è del 1350. È vero però che la sua fortuna esplose nel Settecento quando Giacomo Quarenghi, artista bergamasco, lo donò alla zarina di Russia. Da allora acquistò notorietà diventando famoso in tutta Europa. Ancora oggi Buckingham Palace si rifornisce di questo passito.
Cos’è esattamente il Moscato di Scanzo. L’uva coltivata appartiene alla numerosa famiglia dei moscati. I vitigni di questo gruppo sono accomunati dal fatto di essere aromatici, cioè portano con sé un inconfondibile bagaglio di profumi che si ritrovano poi nel vino. È anche un vino passito, cioè, prima di torchiare le uve, queste vengono lasciate appassire: questo processo serve da un lato ad aumentare gli zuccheri negli acini, dall’altro a iniziare una trasformazione di alcuni composti che daranno al vino la sua tipicità.
Il consorzio, la DOC e la DOCG. All‘inizio esisteva l’associazione dei produttori poi, quando fu concesso il riconoscimento DOC nel 1993, nacque il Consorzio. All’epoca però il marchio era ancora legato alla dicitura Valcalepio DOC, di cui il Moscato rappresentava solo una sottozona, cioè una parte minore con particolari caratteristiche all’interno della produzione, l’obiettivo fu raggiunto nel 2009 quando divenne DOCG, prima e unica a Bergamo e quinta della Lombardia. La più piccola d’Italia. I dati del lavoro dei consorziati sono positivi: nel 2013 i 21 soci del Consorzio hanno prodotto 60 mila bottiglie di cui il 20% destinate al mercato estero, per un giro d’affari complessivo di 1 milione di euro.
Le regole per essere DOCG. Passare dalla denominazione di origine controllata DOC a quella controllata e garantita DOCG significa essere soggetti a regole molto rigide. Il disciplinare parla chiaro. Per poter scrivere sull’etichetta Moscato di Scanzo DOCG questo deve essere stato prodotto nel comune di Scanzorosciate e solo nelle zone indicate. La vendemmia è tardiva, cioè rimandata ad ottobre per permettere un primo processo di appassimento sulla pianta. Il raccolto è poi lasciato ad appassire in locali a temperatura controllata per un periodo che varia dai 20 a 50 giorni. Avvenuta la torchiatura e la fermentazione de mosto, il vino invecchia solo in contenitori di acciaio per almeno 24 mesi.
Un vino da meditazione. Per le sue caratteristiche è un vino eccezionale, da gustare con lentezza, cercandone tutte le sfumature. Il terreno e il vitigno riescono a dare - opportunamente combinati - un vino sorprendente: profumatissimo e speziato con sapori di frutti rossi, rosa canina, ma anche liquirizia e cannella è uno dei rari moscati rossi prodotti in Italia.