Sfida post-veg per Stefano Percassi Un locale milanese super cool
Stefano Percassi realizza un suo personale sogno e lo regala subito ai Milanesi. Nasce così Soulgreen, un ristorante di grande fascino nel pieno centro, in Piazza Clotilde, fatto per soddisfare i sensi nella loro più completa accezione. Sapori, colori ed emozioni sono alla base di un modo assolutamente nuovo di concepire la ristorazione, che spesso si trasforma in tavolozza pittorica. Insomma qualcosa che va oltre perfino la formula del veganesimo, per il fatto di coinvolgere ogni volta in una esperienza unica e raffinata i commensali. Ennesima perla, dunque, della famiglia Percassi, che nel suo fortunato iter imprenditoriale vede in Stefano un manager instancabile, sempre attento a percepire le esigenze del mercato e pronto a lanciarsi in nuove avventure con incredibile spirito creativo.
Perché un locale come Soulgreen?
«Per soddisfare l’esigenza precisa di un mondo in continua trasformazione. Lo stile di vita odierno è molto faticoso e stressante, quindi offrire un servizio teso a rispondere a un modo di nutrirsi sano mi è sembrata la scelta più giusta. Girando il mondo ho frequentato diversi locali e sperimentato le più varie cucine, e così ho osservato le continue evoluzioni della ristorazione, dagli stellati allo street food. La nostra cucina plant based può aiutare non solo noi stessi ma anche la natura reale dimensione della nostra vita».
Com’è nata l'idea di questo nome?
«Per caso, ma anche ovviamente con l’intento di sintetizzare in una parola lo spirito della nostra filosofia food. Mi sono voluto riferire all’anima verde della “madre terra” con una scelta di prodotti rigorosamente bio. Un orientamento rispettoso nei confronti di quanti sono persuasi della massima orientale che “siamo esattamente quel che mangiamo”».
Si è ispirato a un modello preciso pensando al suo ambiente interno?
«Devo dire che sono molto soddisfatto del risultato. Il locale è molto accogliente nella sua semplicità: una essenzialità che fa pensare anche all’eleganza. Ho cercato di lasciare libero il mio estro e per questo ho condiviso la realizzazione del mio team di design interno e dagli architetti belgi e di tutte le maestranze che hanno concretizzato questo mio sogno. Naturalmente lo stile di certi ambienti come quelli statunitensi possono avermi piacevolmente influenzato...».
È un ristorante marcatamente vegano, moda o esigenza di rispondere a una precisa domanda dei consumatori?
«L'importante è che ogni moda si trasformi in uno stile preciso e ben identificato. Più che di moda parlerei comunque di una necessità generale e crescente di cambiare abitudini alimentari puntando su cibi salutari e facilmente assimilabili. Senza penalizzare affatto fantasia e gusto!».
In cosa consiste il menu?
«La scelta è davvero ampia: la nostra è una cucina assolutamente vegana, o meglio plant based, quindi priva di prodotti animali o loro derivati e nella quale il glutine è totalmente bandito. Si spazia dalle zuppe thai, ai formaggi fatti con anacardi fermentati, alle insalate, alle chips di cavolo nero, apprezzatissime. Nel menù abbiamo per esempio i Big 5, prodotti di eccellenza italiana. Non mancano inoltre ottimi dessert, né sfiziosi succhi di frutta dalle proprietà disintossicanti. Per non parlare della vastissima cantina dei vini, tutti attentamente selezionati perché rispettino le proprietà biodinamiche. E l’acqua, purissima, è gratuita!».
Chi se ne occupa?
«La consulenza nutrizionale è affidata ad Andrea e Nimesha Flenda. Persone di mia fiducia molto esperte in questo settore: la loro ricchezza di idee e l’incredibile dimestichezza con questo tipo di menu dipende in massima parte dall’alto grado di consapevolezza legato a solide radici indiane».
Come sta accogliendo questa iniziativa il pubblico della clientela?
«All'inizio abbiamo cominciato solo a pranzo. Poi ci siamo dovuti rapidamente attrezzare per un'apertura anche serale, viste le incredibili richieste. La mia soddisfazione nasce dalla soddisfazione della clientela che anche sui social mostra apprezzamento incondizionato».
Molti vip, tra i frequentatori...
«Si ne vediamo molti e alcuni sono già diventati veri e propri habitué».
La prima location è milanese, in che modo ritiene di proiettare il marchio Soulgreen nel mondo?
«La prossima dovrebbe essere Londra. Ma sto pensando anche a Berlino e New York. Voglio che il marchio Soulgreen attraversi il mondo e diventi presti sinonimo di benessere sotto tutti i punti di vista!».
Dobbiamo aspettarci novità e ulteriori sorprese?
«Studiamo continuamente nuove soluzioni e nuovi piatti da proporre. Il mio credo è quello del dinamismo, del non fossilizzarsi mai e di prevenire con attenzione costante le esigenze di un mondo sempre più veloce. Milano in questo senso è la mia prima finestra su questo spazio, dalla quale mi aspetto di aprire orizzonti sempre più vasti».