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Il film da vedere nel weekend Bedevil, terrore da smartphone

Il film da vedere nel weekend Bedevil, terrore da smartphone
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Regia: Abel Vang, Burlee Vang.
Con: Saxon Sharbino, Alexis G. Zall, Bonnie Morgan, Brandon Soo Hoo, Mitchell Edwards, Robyn Cohen, Matty Finochio, Kate Orsini, Victory Van Tuyl, Aaron Hendry, Camden Toy, Brett Wagner, Carson Boatman, Angelina Armani, Billy Mayo, Jordan Essoe, Robert John Brewer, Paula Lauzon, Michael Shen, Carzouapa Lee
Dove vederlo a Bergamo e provincia: qui.

 

Una delle caratteristiche più interessanti ma spesso ingiustamente sottovalutate del cinema horror è la sua capacità di farsi promotore di ansie sociali legate a innovazioni ancora non completamente interiorizzate. Da questo punto di vista uno dei soggetti prevalenti è, non a caso, la tecnologia: gli sviluppi delle comunicazioni sono spesso fonti di ansia e preoccupazione e il cinema ci ha insegnato a ragionare in maniera esplicita sui pericoli che si annidano in questi cambiamenti. Lo faceva già benissimo Peeping Tom, vecchio film di Michael Powell in cui si drammatizzava il terrore che prendere un’immagine corrispondesse a prendere una vita. In tempi più recenti è soprattutto a The Ring e The Blair Witch Project che va il nostro pensiero, dal momento che ciascuno di essi ha trasformato in immagine l’ansia per una nuova tecnologia (il VHS e la videocamera portatile in particolare).

 

 

Oggigiorno, interiorizzate ormai tutte le novità degli anni appena passati, è soprattutto al caotico e reticolare mondo dei social media che si dedica l’attenzione dei registi. Lo si è visto recentemente con diversi film ma è soprattutto con Bedevil – Non installarla che il mondo delle app per smartphone entra di diritto nel regno del terrore. La trama si articola seguendo la vicenda di un gruppo di teenager che riceve l’invito a scaricare l’applicazione Bedevil, una specie di motore di ricerca (per chi ha un’iPhone, qualcosa di simile a Siri). A partire da questo gesto la loro vita si trasformerà in un incubo: saranno infatti perseguitati da un’entità oscura che farà di tutto per materializzare le loro paure più recondite.

A sentirla raccontare, la vicenda di Bedevil non appare particolarmente originale. Questo è vero, da un certo punto di vista: il film non si fa ricordare infatti per l’innovazione narrativa o per una sceneggiatura particolarmente originale. La pellicola attinge infatti a piene mani da una tradizione horror perfettamente consolidata e di chiara ispirazione orientale. I racconti delle entità infestanti, infatti, derivano da un fortunato filone giapponese degli anni Novanta che, peraltro, ha dato origine anche al mito della videocassetta posseduta di The Ring.

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Ciò che colpisce nel film non è neanche l’aspetto visivo che, per quanto apprezzabile non mostra particolari elementi di ricerca o innovazione. Quello che veramente interessa di Bedevil è soprattutto il suo deciso radicamento all’interno del panorama mediale odierno. Rispetto a film come il remake di The Blair Witch Project, il film ha infatti il pregio di interrogarsi sull’uso di tecnologie della stretta contemporaneità e di farne il veicolo della paura. È una strategia vincente, come abbiamo già ricordato, e che fra l’altro riporta il genere horror ad un’attualità che negli ultimi tempi pareva aver perduto.

Bedevil insomma non è solo un buon film di intrattenimento, che siamo certi piacerà agli estimatori del genere e non solo. È – in prospettiva – un’indicazione utile per i registi cinematografici che vogliano confrontarsi con questo non facile repertorio. Anziché riportare in primo piano miti ormai vecchi e personaggi non più attuali vale forse la pena di aggiornare strategie e stilemi, tornando a inquadrare (da un punto di vista visivo e narrativo) il mondo che ci circonda, con le sue idiosincrasie e le sue paure.

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