Personalità, serietà e decisione I valori della Dea sul mercato

Personalità, serietà e decisione I valori della Dea sul mercato
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Si parla tanto di mercato, è l’argomento principale di parecchie discussioni sotto l’ombrellone e la schiera di esperti che ogni giorno lotta a colpi di esclusive cercando di arrivare prima degli altri è sempre in movimento. C’è un aspetto che, però, non viene mai adeguatamente sottolineato benché sia decisivo per spiegare una serie infinita di dinamiche nelle trattative e pure evitare figuracce a chi dispensa certezze senza la minima verifica. L'Atalanta, nelle ultime due stagioni, è stata forse l’unica società di calcio del nostro campionato ad aver concluso affari a peso d’oro con Juventus, Napoli, Inter e Milan. Parliamo di cessioni da urlo a proprietà che hanno dimostrato con i fatti di essere solidissime (Juventus e Napoli) oppure che si sono affacciate da poco nel calcio italiano (i cinesi) e hanno scelto i Percassi quali interlocutori privilegiati per fare acquisti di livello. I fatti dimostrano che c’è grande rispetto per la dirigenza orobica ma nessuna subordinazione né sottomissione dalle parti di Zingonia: i casi di Grassi, Spinazzola e Caldara sono gli esempi migliori.

 

 

Da Grassi a Conti, tutti gli affari con le big. Il primo colpo da urlo in uscita è stata la cessione di Alberto Grassi al Napoli per circa dieci milioni di euro. Era il gennaio 2016, il ragazzo con Reja aveva giocato appena 13 partite (su 21) eppure la società del presidente De Laurentis decise di affondare il colpo e di portare a Castel Volturno il centrocampista classe 1995. Circa un anno dopo, con la dirigenza cinese dell’Inter è stata chiusa l’operazione Gagliardini per 28 milioni di euro e a stretto giro di posta anche Caldara è passato alla Juventus per 25 milioni di euro. Le ultime due cessioni, in ordine cronologico, sono quelle di Kessiè (28 milioni) e Conti (24 milioni più il giovane Pessina) al Milan, per una società come quella nerazzurra che ha messo a bilancio operazioni per oltre 110 milioni di euro spalmandole su più esercizi e muovendo ragazzi che arrivavano dal settore giovanile. Probabilmente una situazione del genere è più unica che rara ma intanto i fatti sono lì a dimostrare che nessuno, in Italia, vende tanto bene quanto l’Atalanta sul mercato di Serie A.

 

 

I Percassi trattano, non subiscono. Dal punto di vista societario, quando una realtà di grande livello bussa alla porta di un agente o di un calciatore la situazione diventa molto complicata. La dirigenza degli orobici ha dimostrato di saper lavorare in silenzio, di interloquire con genitori che hanno capito quanto valgono due anni di esperienza con la Dea (Caldara) e con agenti che alzano i toni a livelli perfino inaccettabili (Conti). A ben guardare, pure la trattativa Gagliardini-Inter è stata guidata dall’Atalanta, che ha ceduto il giocatore solo quando ha ricevuto le necessarie garanzie. Kessiè-Milan è un altro esempio di come lavorano a Bergamo (intermediari improbabili avevano già mandato l’ivoriano a Roma), ma è con Conti che sono arrivate indicazioni precise sul polso che hanno Luca Percassi e gli altri uomini mercato. L’Atalanta ha scelto il profilo basso e ha sempre detto che il ragazzo si sarebbe mosso alle condizioni dettate dalla Dea, che chiedeva 28-30 milioni. Risultato? Conti è andato al Milan per 24 milioni più Pessina (valutato 3 milioni) e solo quando il belga Castagne (sostituto del ragazzo di Lecco) aveva già firmato.

 

 

I contratti si rispettano: decide l’Atalanta. Ci sono poi tre dimostrazioni incredibili di come le esigenze tattiche e tecniche della squadra nerazzurra contino più di ogni altra cosa. A luglio 2016 Alberto Grassi, reduce da zero presenze con il Napoli, è tornato a Bergamo per dare una mano in prestito secco. Il giovanotto bresciano nella prima parte di campionato ha giocato pochissimo, l’agente e il Napoli avevano già un accordo con l’Empoli per la seconda parte di stagione ma siccome l’Atalanta, senza Gagliardini e in attesa di Cristante, aveva un buco in mezzo, ha posto il veto alla partenza di Grassi. E Grassi è rimasto. Con la Juventus, l’accordo per Caldara e Spinazzola in forza all’Atalanta vale fino al 30 giugno 2018. Nelle scorse settimane, da Torino si paventava un rientro alla base immediato di Spinazzola vista la probabile partenza di Alex Sandro e nelle ultime ore il possibile matrimonio Bonucci-Milan ha fatto pensare a qualcuno che Caldara andrebbe subito a Torino. Ancora una volta, l’Atalanta ha detto di no visto che i due giocatori sono dei cardini per Gasperini e quindi resteranno a Bergamo. Il rapporto con le grandi squadre è fondamentale, i capitali stanno da quelle parti, ma i Percassi e la dirigenza della Dea non sono sprovveduti: i fatti, come sempre, sono lì da vedere.

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