Don Egidio, il pioniere missionario che in Brasile fece cose grandi

«Pregate perché io viva della carità di Gesù Cristo e la diffonda, nelle anime, con l’amore alla Santa Madonna e al Papa». Era il 21 marzo del 1942 e la citazione di una frase di don Orione corredava l’immagine ricordo per l’ordinazione, a Roma, di un giovane sacerdote bergamasco: don Egidio Adobati.
Un'esistenza semplice e grande. Don Egidio era nato nella minuscola Ambriola di Costa Serina il 10 luglio del 1916 e appena dodicenne era entrato nella Casa madre della Congregazione Orionina a Tortona, in provincia di Alessandria. Un bambino che viveva con attenzione la fede semplice e intensa di quelle contrade della terra bergamasca, ma anche colpito, a soli nove anni, dalla perdita del padre. Cresciuto dalla mamma Caterina (insieme alle sorelle Teresa e Santina, morta a 12 anni) fu avviato a Tortona su iniziativa del parroco di Ambriola don Giovanni Persico. Un modo utile per garantirgli studi e sostentamento.

Don Egidio Adobati che bacia la mano di don Orione nel 1939.

Don Egidio Adobati con i parenti in Val Serina.

L'ultima lettera di don Egidio dal Brasile.

Mamma Caterina, Santina ed Egidio nel 1922.
Una storia come tante, che nel caso di don Egidio assume una singolarità particolare in quanto, una volta entrato nella Congregazione Orionina, il giovane sacerdote fu inviato nelle pionieristiche missioni del Brasile. Nello Stato del Goias, nel 1952, don Egidio fondò la missione di Tocantinopolis (oggi una città di circa 23mila abitanti dominati da una bella cattedrale) ma, a due settimane dal suo arrivo, trovò la morte in un tragico naufragio nel fiume Tocantins.
Il libro che racconta la sua storia. La storia di don Egidio, le sue riflessioni e le sue attese gioiose per le novità dell’altro mondo (fosse esso il Brasile o il Paradiso) sono state di recente raccontante nel libro di Oliviero Arsuffi Alle sorgenti di una missione, edito da AEPER. Una storia che la famiglia e la piccola comunità di Ambriola hanno custodito negli archivi e soprattutto nel cuore, consapevoli di quanto fosse preziosa l’eredità di quel piccolo orfano che con la preghiera e la fede si era aperto gli orizzonti del mondo e del cielo, senza dimenticare l’umanità intensa della comunità d’origine.
Teresa Adobati in Brasile sulla tomba del fratello nel 1992.
Il libro è stato presentato sabato 9 settembre nella Sala don Sterpi del Piccolo Cottolengo Milanese di Don Orione, oggi diretto da don Pierangelo Ondei. A raccontare la storia del missionario bergamasco innanzitutto la nipote Rosaria Gherardi Renaud (figlia della sorella Teresa), giunta da Tahiti. «Mia madre e mio padre Maurizio - spiega Rosaria - si trasferirono in Francia nella zona di Pau, ai piedi dei Pirenei, non lontano da Lourdes. Il matrimonio ed il lavoro di mio marito Sylvain mi hanno poi condotto a l’Ile de la Reunion, in Nuova Caledonia ed ora a Tahiti. Gli esempi di don Egidio, di mamma Teresa (che con Rosaria nel 1992 ha visitato Tocantnopolis) e della nonna Caterina restano un legame forte con le mie origini e, soprattutto, con una fede semplice ma tanto forte e motivata». Nel corso della presentazione i coniugi Sara Manzolini e Ferruccio Graziotto del gruppo AEPER (editore del libro grazie a don Emilio Brozzoni) hanno letto brani significativi di alcune lettere scritte da don Egidio Adobati.
Da sinistra Oliviero Arzuffi, Rosaria Gherardi Renaud e don Pierangelo Ondei
Una vita esemplare. Il messaggio che traspare dalle lettere che don Egidio inviava da oltreoceano (l’ultima qualche giorno prima della morte, indirizzata al cognato Maurizio) si può riassumere nella volontà di «fare del bene agli altri cominciando dal prossimo più vicino, per corrispondere alla chiamata del Creatore che ha mostrato il suo amore per gli uomini». Ecco allora che il ritorno Alle sorgenti di una missione è sì una struggente storia locale, un affresco di quei “tempi andati” che ancora sono essenza vitale della terra bergamasca, o la riscoperta della genesi di una comunità cattolica in Brasile. È però, innanzitutto, una luminosa riflessione sulla necessità di vivere la fede nel concreto della vocazione cui tutti siamo chiamati, qui e oggi. «Don Egidio - sottolinea Oliviero Arsuffi, autore del libro - ha saputo, coerentemente e senza clamore, testimoniare fino al prezzo della propria vita la compassione di Dio per l’uomo e la tenerezza del Vangelo per i più poveri».
La Cattedrale di Tocantinopolis.
I frutti ancora oggi. Il 25 gennaio 1952, al ritorno da una visita ad una località della sua Missione, don Egidio Adobati annegò (insieme al coadiutore don Giuseppe Serra) mentre attraversava il fiume Tocantins in canoa, a causa di un’improvvisa tempesta tropicale. Aveva solo 35 anni e ancora oggi la sua tomba a pochi passi dalla Cattedrale è oggetto di culto da parte della popolazione locale. Quel tenero seme della Val Serina continua a dare frutti.