Puglia, niente resort da 70 milioni I magnati sfiancati dalla burocrazia
Alison Deighton e Ian Taylor sono due persone molto ricche. La prima è la moglie dell'attuale Segretario al Tesoro del governo Cameron, e il secondo è un magnate del petrolio. Le bianche spiagge salentine, il mare cristallino, le bellezze architettoniche del barocco leccese e il clima delizioso di quella zona, il buon cibo, il vino, le tradizioni e l’antica cultura hanno fatto sì che i due si innamorassero di questo pezzo d’Italia. L’intuito per gli affari ci ha messo lo zampino e di qui la decisione di acquistare 30 ettari di terra della Sarparea, un uliveto secolare sul territorio di Nardò, che interrompe le costruzioni lungo i 25 km di litoranea da Torre Lapillo e Sant’Isidoro. Deighton e Taylor volevano farci un resort a cinque stelle, chiamato Oasi Sarparea. La burocrazia ha mandato tutto a gambe all’aria e la signora Deighton, dopo sei anni di attesa, tra rinvii e scartoffie, ha deciso di abbandonare il progetto. Avrebbero investito 70 milioni di euro e sarebbe stata un’opportunità lavorativa per oltre un centinaio di persone. Nel Salento il tasso di disoccupazione giovanile sfiora il 50 percento.
Il progetto del resort. Tutto è cominciato nel 2009 quando, dopo l’acquisto del terreno per 5,3 milioni di ettari, i due magnati iniziano a chiedere le autorizzazioni. La completa lottizzazione dell’area era stata prevista dal Piano Urbanistico Generale di Nardò, approvato dalla Regione nel 2002. Il progetto del resort di Taylor e Deighton prevedeva che l’uliveto fosse lasciato intatto e utilizzato per la produzione dell’olio extravergine. Viene coinvolto uno studio di architettura a San Francisco che ottiene il primo premio all'American Architecture Awards, il riconoscimento più prestigioso per l'innovazione architettonica e del design, proprio per l’idea dell’Oasi Sarparea. Si pensava a un albergo immerso nell’uliveto secolare e totalmente a impatto zero. Un’idea indubbiamente ambiziosa, ma che si sposava perfettamente con la natura e con la salvaguardia dell’ambiente circostante.
La palude burocratica. Niente da fare: l’italica burocrazia, insieme ai dubbi degli ambientalisti, ha dato il via a una serie di ritardi, rinvii, decine e decine di consultazioni, richieste di documenti di vario genere, che hanno esasperato i due investitori. Una guerra burocratica che è costata ai due inglesi circa 8 milioni di euro, fino ad oggi. Taylor e Deighton, scoraggiati, si sono detti pronti a salutare per sempre il Salento e a investire altrove.
A rappresentarli è il commercialista leccese Marcello Paglialunga, che ha scritto una lettera ai deputati e ai senatori delle commissioni Agricoltura per denunciare il paradosso e la scarsa accoglienza e disponibilità nei confronti di investitori stranieri che avrebbero potuto dare una mano al turismo italiano e pugliese. Sconsolato, confida all’Huffington Post: «E dire che i miei clienti si erano convinti a investire in Salento dopo le parole di Nichi Vendola. Appena insediato, disse che la Puglia era pronta ad accogliere investimenti proprio sul turismo rispettoso e sulla valorizzazione delle nostre specialità. Diceva che il Sud era migliore di quanto si dipingesse, che non era soltanto mafia e camorra e aveva ragione. Certamente i due investitori non si aspettavano di finire nella malaburocrazia».
Il ruolo paradossale della regione Puglia. Nella vicenda gioca un ruolo paradossale la Regione Puglia. Da un lato ha dato il via libera alla Valutazione Ambientale strategica, ma al tempo stesso ha bloccato il progetto dal punto di vista paesaggistico, perché l’uliveto non può essere espiantato. In realtà l’idea dell’espianto non ha mai sfiorato il progetto. Tutt’altro: l’uliveto è il cuore del resort, e prevede una valorizzazione dell’aspetto paesaggistico e naturale tutelando anche la salute degli ulivi stessi. Da qualche anno gli alberi sono pesantemente colpiti dalla xylella fastidiosa, un batterio killer che sta infestando gli uliveti del Salento, provocandone il disseccamento rapido. Fino ad oggi, non è stato trovato un rimedio. La Sarparea non ne è immune e la desertificazione, così come la cementificazione irresponsabile, distruggerebbero l’ultimo frammento dell’antica foresta oritana, un bosco di olivastri cresciuti sulla nuda roccia, innestati e addomesticati con tanta fatica durante le generazioni. Il ricorso al Tar fatto da Deighton e Taylor ha dato loro ragione, e ora la Regione Puglia si è rivolta al Consiglio di Stato impugnando una sentenza emessa dalla stessa Regione. Intanto, il capogruppo e il membro della Commissione Agricoltura, i deputati Pd Nicodemo Oliverio e Michele Anzaldi hanno presentato un’interrogazione parlamentare per capire come sia stato possibile lasciare in stand-by un progetto da 70 milioni di euro per ben sei anni.