Gli studiosi: non è mica vero che il vino rosso allunga la vita
«Brindo alla tua salute!». Un detto tutto da riformulare: solo auspici di longevità e benessere, ma pochi fatti. Almeno se i calici innalzati sono colmi di vino rosso. Un recente studio ‘Invecchiare in Chianti (InCHIANTI)’, condotto dalla John Hopkins University, dall’Università di Barcellona e dall’Istituto Nazionale di Riposo e Cura per Anziani di Ancona dimostrerebbe infatti che il resveratrolo, una sostanza contenuta nel vino rosso con effetto antiossidante e protettivo contro i radicali liberi, fino ad oggi reputata elisir di salute, non è in realtà in grado di favorire la longevità né di allontanare il rischio di alcune malattie dell’età matura, tumori compresi.
Anni di studio. A queste conclusioni si è giunti dopo un attento monitoraggio, condotto tra il 1998 e il 2009, di oltre 800 bevitori residenti in due località della zona del Chianti, di età pari o superiore ai 65 anni, dei quali sono stati esaminati i livelli di resveratrolo presente nelle urine e alcuni valori ematici quali il PCR (proteina C-reattiva), IL-6 (Interluchina 6), IL1 beta, TNF (Fattore di Necrosi Tumorale), tutti parametri indicativi, nel sangue, di processi infiammatori o di degenerazione cellulare che possono condurre con il tempo alla formazione di un tumore. «Il nostro studio, dopo un raffronto di questi parametri – spiegano i ricercatori -, ha potuto dimostrare che il resveratrolo, assunto attraverso la dieta in età adulta e avanzata, non esercita nessuna azione protettiva o di riduzione nell’insorgenza di malattie cardiovascolari, di tumore o nel miglioramento degli indici di mortalità».
L’alcool può aumentare il rischio di tumore... La conferma arriva anche da organi autorevoli, quali l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) e l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), e dalla letteratura scientifica internazionale che dagli anni ’80 sono concordi nel sostenere le potenzialità cancerogene dell’alcol. «Un consumo di qualunque tipo di bevanda alcolica – commenta Emanuele Scafato, direttore dell’Osservatorio Nazionale Alcol del Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute - può diventare un potenziale fattore di rischio e aumentare significativamente le probabilità di sviluppare il tumore, in particolare a livello della cavità orale, faringe, laringe, esofago e fegato in maniera proporzionale alle quantità assunte».
...solo oltre determinate quantità-soglia. Per mettersi al riparo da rischi di malattia prevenibili è bene educarsi quindi al rispetto delle quantità-soglia: fino a 2 bicchieri al giorno di tutte le bevande alcoliche negli uomini, fino a 1 bicchiere nelle donne. «Entro questi limiti – precisa Carlo La Vecchia, professore di Epidemiologia all’Università degli Studi di Milano – l’alcool non è correlabile ad un aumento delle probabilità di sviluppo di tumore né di malattie epatiche, riduce il rischio vascolare e può avere un rapporto benefici/rischi positivo dalla mezza età in su, specie se il vino viene consumato durante i pasti di una dieta mediterranea». Più sensibilmente a rischio, con un consumo eccedente di vino, le donne: «Un solo bicchiere al giorno in più, oltre le soglie raccomandate – conclude Scafato - incrementa del 7% le probabilità di cancro al seno che può raggiungere il 27% se la donna è positiva ai recettori per gli estrogeni, cosa di cui può essere inconsapevole».