Si salverà l'uccellino?

Twitter raddoppia da 140 a 280 Ma serviva davvero a qualcuno?

Twitter raddoppia da 140 a 280 Ma serviva davvero a qualcuno?
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Sono passati poco più di dieci anni da quel primo @jack «just setting up my twttr» e oggi Twitter – che resiste nonostante dalla sua nascita non abbia mai chiuso in utile – pensa a un restyling. È di pochi giorni fa l’esperimento di aumentare il limite di caratteri a 280, raddoppiando quello storico di 140. Questa esigenza di brevità nasce originariamente per consentire di pubblicare tweet mediante SMS, mezzo che disponeva di 160 caratteri, di cui 20 riservati allo username, quando ancora internet non era disponibile sui dispositivi mobili.

 

 

L’azienda spiega che la decisione di raddoppiare lo spazio di scrittura nasce dalla frustrazione patita da alcuni utenti nel dover concentrare in così poco spazio pensieri articolati, soprattutto in alcune lingue, che richiedono il dispendio di più termini per esprimere concetti completi e infatti, per il momento, gli asiatici – con i loro ideogrammi – sono stati esclusi da questo esperimento.

Gli utenti si sono divisi, alcuni paventando lo snaturarsi della piattaforma, altri rimanendo indifferenti e dichiarando che lo sbrodolamento dal centoquarantunesimo carattere in poi non è obbligatorio. Il recinto dei 140 per molti è stato, negli anni, lo sprone a esprimersi con velocità ed efficacia e infatti una grossa fetta – comunque di ampia risonanza – dei tweet riporta insulti, una dialettica che può compiutamente esprimersi in 140 caratteri, ma volendo anche 14. Nel regno degli hastag quindi, c'è la voglia di allargare i propri confini e questo tentativo, ancora in fase sperimentale, potrebbe diventare definitivo.

 

 

Nel tempo Twitter si è affermato per la propria capacità divulgativa, non nasce – ma nemmeno si propone di farlo – come un mezzo di comunicazione. Si è fatta politica, abbiamo visto evolversi e cambiare il costume, abbiamo commentato star di Hollywood e presidenti di superpotenze, a volte abbiamo esultato per un retweet illustre. Abbiamo visto Taylor Swift comparire e scomparire, ci siamo domandati cosa avrà voluto dire Trump con “COVFEFE nonostante la stampa negativa” e abbiamo un po’ partecipato a una notte degli Oscar, grazie a un selfie scattato da Bradley Cooper e pubblicato da Ellen DeGeneres che lo ritraeva gaudentissimo con star come Brad Pitt, Julia Roberts e Jennifer Lawrence. Fa riflettere comunque che i tweet più famosi e retweetati, quel limite di 140 caratteri che sta per essere abbattuto, non l’abbiamo nemmeno mai sfiorato.

 

 

La critica maggiormente mossa, però, è stata un’altra. L’utenza, più che potersi esprimere più diffusamente, vuole poter modificare il testo anche dopo averlo twittato, come è possibile fare su Facebook con post e commenti. Sui social come nella quotidianità vogliamo la possibilità di poter tornare sui nostri passi e riparare i nostri errori. E dire che in 280 caratteri possiamo scrivere la ricetta della pasta cacio e pepe, citare il primo canto dell’Inferno della Divina Commedia, e scrivere delle poesie. Vedremo se questa novità salverà l’uccellino.

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